Sacripanti, Avellino e... Milano tutto a 360 gradi

Fonte: apicella - repubblica.it
Sacripanti, Avellino e... Milano tutto a 360 gradi

Vincere in trasferta ha sempre un sapore particolare. Farlo sul campo della capolista, per di più imbattuta in campionato davanti al suo pubblico da quasi tre anni, assume le sembianze dell'impresa. Quella fatta domenica da Avellino a Milano è stata una vera impresa, perché ha messo fine alla lunga striscia di successi casalighi dell'Olimpia (41 di fila in stagione regolare) e rilanciato ulteriormente le ambizioni di una Sidigas che ha allungato a cinque la serie di vittorie salendo al sesto posto in classifica.

Coach Stefano Sacripanti, complimenti per l'impresa. "Due punti d'oro, raccolti su un campo dove nessuno aveva vinto e dove credo che in pochi passeranno. E' un successo che a fine stagione può pesare tantissimo".

Adesso che c'è riuscito può dircelo. Come si batte Milano in casa sua? "Cercando di attaccare e di non farsi aggredire dalla loro furia. Abbiamo preparato la partita mettendo nella testa dei giocatori questo aspetto. Ci siamo riusciti molto bene per 30', quando Milano ha iniziato a difendere con un livello di aggressività a cui non eravamo preparati siamo andati in difficoltà. Ma mentalmente siamo rimasti sempre dentro la partita, qualche canestro da tre ci ha riportato sotto, Milano forse ha pensato di averla già vinta e noi siamo stati bravi e fortunati a portarla a casa''.

E' una vittoria che può cambiare volto alla vostra stagione? "Mi piacerebbe che fosse un punto di partenza e non di arrivo. Vorrei che la squadra riuscisse ad essere continua lungo tutti i 40' alzando anche l'intensità degli allenamenti con la consapevolezza che poi alla fine se ci dai dentro, se fai le cose per bene e giochi di squadra qualche risultato arriva. Noi siamo partiti in ritardo, la proprietà però è stata molto brava ad intervenire quando a causa degli infortuni di Taurean Green e Blums c'è stata necessità di cambiare. All'inizio abbiamo perso qualche partita di troppo più per le assenze che per altro, adesso c'è grande soddisfazione perchè si vede una buona qualità di gioco".

È opinione di molti che la vostra stagione è girata dopo una sconfitta, quella nel derby contro Caserta. "Non lo so, in realtà venivamo da due vittorie e una sconfitta a Cremona in cui avevamo comunque giocato bene. Forse quel ko (partita in cui Avellino ha sciupato un vantaggio di oltre 20 punti, ndr) ci ha messo un po' spalle al muro, è servito a farci capire che era arrivato il momento di capitalizzare il lavoro che stavamo facendo, ma il processo di crescita era già iniziato".

Tre nomi della sua squadra: Leunen, Nunnally e Cervi. "Leunen è la mia garanzia, la mia assicurazione. Anche quando non produce punti fa sempre la cosa giusta al momento giusto, è il regista occulto di questa squadra. Le fortune di Buva e Cervi passano dalle sue mani. Nunnally ha grandissimo talento, ma la cosa che mi gratifica di più è la sua crescita difensiva, da questo punto di vista sta diventando un giocatore vero. Cervi pian piano sta prendendo consapevolezza di questo suo cambiamento di ruolo. A Reggio Emilia era un comprimario, qui ha responsabilità diverse perché tocca a lui. Mi sembra che stia prendendo coscienza che questa è la sua occasione per essere un protagonista e non soltanto uno dei tanti".

E' alla sua seconda esperienza in Campania dopo Caserta. Come si trova ad Avellino? "Bene, anche se rispetto a Caserta qua piove di più e fa più freddo. E' una piazza dove si può lavorare bene, il pubblico non è numeroso ma molto caloroso. Noi vogliamo cercare di far appassionare sempre più gente e farci volere bene".

Ho letto che è diventato amico di Attilio Tesser, l'allenatore dell'Avellino calcio. "Ho conosciuto un vero signore, una persona di altri tempi, di grandi qualità morali. Mi piace seguire i suoi allenamenti, sentirlo parlare di tecnica e tattica. L'altro giorno ho visto l'allenamento della difesa a quattro, il pressing. Si possono prendere spunti importanti. E poi il calcio mi appassiona molto, andare al Partenio mi fa ricordare i tempi di Juary".

Nonostante il passo falso Milano resta di un'altra categoria per questo campionato? "Penso che solo Milano può perdere lo scudetto, credo siano di una categoria superiore. Sono rimasto impressionato da Kalnietis, forse è il giocatore che gli mancava per chiudere il cerchio. E non dimentichiamo che devono inserire Sanders e recuperare Gentile. Di quelle che stanno dietro Cremona è la più solida, ma vedo tutti due gradini sotto Milano".

Secondo Ettore Messina il protezionismo per gli italiani non funziona, secondo Datome invece le regole servono. Lei da che parte sta? "Credo che hanno ragione entrambi. È chiaro che il protezionismo rende il giocatore italiano più viziato e che alla fine si finisce per essere un po' vittime di questo mercato. Purtroppo però in Italia c'è poca cultura sportiva, i club se devono spendere 200 mila euro per un americano non battono ciglio, se invece devono investire la stessa cifra nel settore giovanile tirano fuori la storia delle difficoltà economiche. Io sono per una rivoluzione. Bisognerebbe imporre alle società di investire nei settori giovanili in modo da creare giocatori italiani, solo davanti alla produzione di un grande numero di atleti il mercato potrebbe tornare ad essere libero. Sento dire che una cosa simile non si può fare perché ne risentirebbero i risultati nelle coppe, ma non mi sembra che negli ultimi anni abbiamo fatto grandi cose sotto questo punto di vista. Quando c'è una crisi è più facile ricostruire, noi non vogliamo renderci conto che la crisi esiste, bisognerebbe approfittarne per costruire qualcosa e ripartire"