Mamba a colazione di Oscar Eleni

Mamba a colazione di Oscar Eleni

Oscar Eleni fermato da un pescatore sul meraviglioso molo Castellani a Varigotti, mare ligure e costa benedetta, forse perché discendente del longobardo Rotari che la distrusse qualche secolo fa, sicuramente per  averci intercettato mentre gridavamo al cielo: ma perché? Perché cosa, belin, ha detto il pescatore. Caro amico lei sa che in una bar di Varigotti ho dovuto litigare di brutto lunedì sera perché la maggioranza, diciamo venti a uno, voleva vedere Napoli-Inter di calcio, mentre il vostro oscardabagno insisteva per la sintonizzazione su Pesaro-Cremona e, subito dopo, mentre Mancini ululava, sui notiziari che annunciavano nell’ordine tre cose importanti: le dimissioni doverose della Cremascoli dal consiglio federale, la presa di posizione del Petrucci dominus del basket, ma , in questo caso, sindaco al Circeo, contro il collega canturino che tradiva la massima di Wilde sul suo tavolo (“ a volte meglio tacere può far passare da stupidi che parlare a sproposito per dimostrare di esserlo davvero”), la meravigliosa letttera di congedo dal basket attivo dal 13 aprile 2016 del Kobe Bryant che spesso era il nostro mamba a colazione perché incantava, ma faceva pure crescere la generazione dell’io sono io e voi non siete nulla, perché faceva cose straordinarie, ma con la testa del campione di grandi sport individuali che ora dominano tutto visto che negli sport di squadra, come ha denunciato finalmente una campionessa come la pallavolista Piccinini, i giocatori parlano soltanto con se stessi, l’agente, il clan, mai con i compagni. A stento si accorgono se uno sta preparando le valige e viene sostituito da un altro mercenario. 

Anche i migranti del canestro contribuiscono, seppure in minima parte, a far salire oltre i 200 miliardi l’anno la spesa  destinata alle truppe mercenarie. Quello che la Picci dice da qualche anno non lo abbiamo mai sentito dire da questi fenomeni del basket di oggi, dagli stessi azzurri “ più forti di sempre” come cantava il Petrucci di Berlino e Lilla, un inno alla gloria effimera che poi ha portato al divorzio con il Pianigiani che sembra, anche adesso, come il notaio che doveva sposare la Cortellesi nel  bellissimo  film di Verdone, quel “ Sotto una buona stella” che assomiglia alla storia di tanti, cominciando dal pluriscudettato lupacchiotto senese  di cui ora abbiamo perso le tracce. Starà meditando sulle buone uscite, sul futuro che diventa difficile da interpretare dopo la reazione di Repesa e dell’Emporio senza Gentile, dopo la vittoria di Pesic col Bayern che sembra sopportarlo più meno come fa Rummenigge con Guardiola nel calcio.

Al pescatore di Varigotti neppure accenniamo questa battaglia fra Federaione-Lega e Cantù con il colbacco e le torte in faccia. Tanta ipocrisia. Dovrebbero essere tutti processati pubblicamente. E poi congedati. Comunque il Gerasimenko che è venuto a cambiare il destino della  Cantuki accartocciata dopo essere rimasta senza la grande famiglia Allievi, quindi molto  tempo fa, dovrebbe aver spiegato bene cosa sono questi super dirigenti che si vantano del primo biscotto dopo aver sprecato chili di farina e bruciato tanti fornai appassionati che erano anima, memoria per società, giocatori: insomma se hai gli euro, i dollari, l’acciaio, arrivi a cambiare dove hanno fatto una squadra per la salvezza e con due, tre ritocchi, ringraziando il leguleio che ha scoperto una falla nel regolamento che aveva arricchito i costruttori di passaporti fasulli. La riporti in alto e sembra anche facile. Siamo sicuri che Cantù entrerà ai play off, ammesso che non imploda perché va bene la ricchezza, la passione, la competenza di uno che ha pure giocato, no non facciamo riferimento alla presenza farsa nella sua squadra in eurolega, ma se l’allenatore  deve ballare in mezzo a lui e alla squadra, con giocatori che capiscono subito dove sta “ u padrone”, allora si rischia tanto e non è detto che tutti gli arbitri facciano attenzione all’invasore che poi chiede umilmente e platealmente scusa, salvo poi ricominciare la sua danza di guerra.

Dicono che questa mela cotogna sparata da Cantù in faccia ai poveri del sistema abbia messo in discussione tubo catodico Marino, il presidente legaiolo che ha imbarcato il basket sulla nave del televisto, anche se molti hanno ancora la faccia del povero Teo Teocoli nella sua cassa  caricata sul mostro da crociera. Può essere. Lo dicevano anche l’anno scorso, prima che il presidente di Brindisi trovasse le finestre in accadi, sembravano tutto inferociti per aver dato l’incarico ad uno di loro, cioè in pieno conflitto d’interessi, ma poi si sono visti il faccione in televisione  e allora avanti con questo uomo che ha un motore per ogni situazione, anche se proprio i suoi amici della grande televisione, diciamo quelli di SKY più della RAI,  invitando, nel salotto “ di quelli che ne sanno una più del diavolo tecnico conosciuto”, gli hanno preparato lo sgambetto, il Toto Bulgheroni che potrebbe davvero essere uno splendido presidente di Lega.

 Soprattutto  adesso che il maturo Antonio sa che al cioccolato di famiglia ci pensa uno dei figli, ora che nell’amatisssimo golf  forse non trova più la stessa luce dei giorni in cui sperava di poterne diventare presidente se Malagò fosse stato sconfitto da chi dirige ancora oggi i fanatici del birdie. Il suo intervento nel salotto di Mamoli e Tranquillo ha riscosso tantissimi consensi. Ha detto parole sante, questo il commento più diffuso nel sistema, persino a Varigotti, ha spiegato come stanno davvero le cose nel basket dalla bocca larga e dai bilanci  che consentono di ingaggiare  qualche bel talento e molti brocconi.

Lasciamo perdere le amarezze segnalando ai naviganti, siamo sul mare, che il brigantino di Pancotto, armato a Cremona, pilotato dal Vitali  finalmente giocatore maturo, è già davanti alle mura delle squadre stato che pensavano di dominare la stagione, vassalle di Milano, ma comunque a corte. Attente al lupo che ora non ha soltanto torrone, tettazze e  torrazzo da pubblicizzare.

Mucchio selvaggio dietro all’Emporio che potrebbe fare un altro salto di qualità se il suo principe Alessandro Gentile avrà capito che il Repesa non aveva proprio sbagliato tutte le scelte. Stiamo parlando di uomini non di valore tecnico che resta medio alto, anche se lo stesso Gelsomino sarà sbalordito davanti a certe reazioni umane di ragazzi portati a star bene in una società che al momento è sempre in stato di crisi. Da ricca, anche se in bilico in Europa, perchè è pur sempre contesa dall’ULEB, che non ci sembra davvero  meno etica della Champions proposta in casa FIBA come dice Petrucci che non perde occasione per far sapere a Baumann e alla federazione mondiale che lui sarà alleato fedele, perché lo vuole davvero il preolimpico a Torino, perché è sicuro che su quel trampolino di luglio Messina sarà più bravo della Cagnotto, più solido della Carolina Kostner che il presidente federale prese a torte in facce molto prima delle volpine di Gerasimenko a Cantù.

Sarà mucchio selvaggio anche per la salvezza, perché in questo monopoli chi non avrà  i dollari per trovare il giocatore coast to coast sarà condannato. Fottetevi voi e il bel gioco, voi e gli italiani, anche se l’Antonello Riva che propone due azzurrabili obbligatori sul campo ha letto male i risultati di chi ha ha imposto queste regole. Vietare, obbligare, questo è il vero problema, perché chi dirige dovrebbe lasciare spazio alla creatività, senza vincoli, come si dovrebbe fare con tutti i ragazzi  nati in questo Paese da genitori scappati da guerre, povertà e terrore. Non ci stava male Damiao con l’Italia di Tanjevic, ci stava benissimo Gregorio Fucka, l’ultima grande medaglia italiana del basket è della giovanile di Sacripanti dove c’era Abass che è nato a Como da genitori africani, ma dove avrebbero potuto essercene tanti altri. Insomma fate lavorare chi è capace, siamo nel paese dei balocchi dove un Consolini straordinario creatore di vivai viene retrocesso dalla Virtus ai quindicenni, anche se lui è felice, sereno e non cerca polemiche con chi  lo ha messo da parte, ma allo stesso tempo viene scelto da Messina come assistente per la nazionale maggiore.

Certo che c’è materiale su cui lavorare, certo che se uno gioca impara, cresce. Altrettanto certo è che i biglietti li vendi se hai squadre competitive e chi si abbona lo fa quasi a prescindere, non più della metà aspetta di vedere il cammello. Ora è già tanto che la gente resista al carosello del calendario per cui compri una tessera annuale e, se lavori, se hai una vita normale, una famiglia, non sei certo agevolato se la squadra per cui tifi e che vorresti vedere gioca pochissime volte nel tuo giorno di festa.

Bella domanda caro pescatore: ma che lavoro fanno gli spettatori che sono andati a seguire Inter e Fiorentina a Reggio Emilia (Sassuolo) e Napoli ? Boh. Ma qui bisognerebbe anche esplorare la crisi seguendo le orme di chi fa una vita  da spettatore professonista, viaggiando come se davvero fosse ricco e senza problemi a casa. Certo non c’è tanta gente in tribuna nel calcio, nel basket i pochi che ci stanno, ma sono pur sempre connazionali che dovrebbero condividere la stessa zuppa di ceci.

Avanti con le pagelle sorridendo al nostro Mamba  che viene a trovarci per la colazione. Kobe Bryant per spacccare il mondo, come sempre, le famiglie, il più grande, il più egoista, insomma tutti hanno una loro idea e poi c’è chi vuole sapere se è fra i 10 di sempre, Peterson e Tranquillo, quelli che ne sanno di più sulla storia NBA, dicono di sì. Ci fidiamo. Jordan, velenoso sull’ erede, disse che era di sicuro fra i dieci, ma come guardia….

 Insomma il Mamba ci tiene  compagnia e magari farà anche di più se ascolterà la pregiere del Curierun, firma il capo dello sport il nostro caro giganton Dellera,  chiudendo a Milano dove potrebbe comunque farsi perdonare per la toccata e fuga familiare quando all’orizzonte c’era soltanto un Naviglio senza acqua e Armani non aveva ancora pensato a tormentare le sue giornate con questa vecchia società messa sul nastro della modernità dai suoi visir.

Caro pescatore è il momento delle pagelle:

10 e lode a Kobe BRYANT perché, nel bene e nel male, è stato il grande basket e mancherà a tutti a meno che non decida di sdebitarsi con Milano a nome del padre Joe venendo a svernare in casa Armani. Gli dobbiamo anche la stima per la scuola di basket europea e questo ha sixuramente spiazzato tanti stegati dalle lune nel pozzo NBA.

10 A ZERINI e COURNOOH perché rappresentano qualcosa di speciale in un basket inginocchiato soltanto davanti al finto talento. Questi due ci danno dentro. Bucchi è stato davvero bravo a proteggerne almeno l’anima, oltre che a migliorarne la tecnica. Speriamo vadano avanti e  facciano come altri che ci sembravano avviati verso porti sicuri e poi hanno deviato verso Formentera.

9  Ad Ario COSTA se prima di subentrare alla Cremascoli in consiglio federale penserà a sistemare questa Pesaro che è davvero con un piede fra le meduse, quasi peggio di Torino, anche se davanti qualcuno già barcolla e se Frates ha rinunciato alla B perché aspetta chiamate dall’alto. Allora vuol dire che c’è fermento.

8  A  Luca VITALI che ha deciso davvero di farci rimangiare tutte le cose sbagliate scritte e dette su di lui. Eravamo scettici anche quando Pianigiani lo considerava un  giocatore per il sano equilibrio di Azzurra, ora va bene cospargersi il capo di cenere, ma accidenti ammetterà pure lui che il tempo, i  dolori, le delusioni, lo hanno cambiato. In meglio , per fortuna sua e di Cremona.

7  A Stefano CURRY per non essersela presa visto che nessuno ancora lo inserisce fra i 10 di sempre dove invece meriterebbe già di stare perché se in America, come dice Bryant, allevano solo vacche per fare dollari e non insegnano i  fondamentali, se la gente ulula per il basket circense, c’è chi è tornato a guardare la NBA per questa sua dolcezza, a parte il 19 a 0 di Golden State.

6 Al triplo Jei JOHNSON , che certo non ha colpa se il suo ingaggio ha scatenato la rivoluzione degli stessi che hanno coperto anche di peggio, perché il suo girovagare dopo Pistoia ci ha presentato un giocatore diverso, più completo. Se tornano quelli capaci di migliorare allora c’è ancora speranza.

5 A PETERSON e a quelli come lui che nella classifica di ogni tempo hanno messo BRYANT davanti a Larry BIRD. Ne siamo comunque felici perché vuol dire che esiste ancora una differenza  fra chi amava e ama il basket come sport di squadra e chi è conquistato soltanto dal potere, dal successo, dalla luce impropria. Non esistono i Rivera senza i Lodetti. Le grandi squadre senza mediani come Oriali. Storie di basket senza i Boston di Bird. Parere. Se non condividete fatevi le  vostre di pagelle. Caro Dan vero che spesso dicevi senza Meneghin sul pullman non si parte, ma è anche vero che il  Gallo contava come Dino.

4 A Vincenzo ESPOSITO che certo avrà visto un calo nella sua  Pistoia e ora se la prende con gli arbitri. Certo che dipende spesso dalle loro interpretazioni, difficile non capire che se hai la terna vista a Cantù e qeulla vista a Brindisi  non sei proprio dalla stessa parte del castello, ma in questa finta bufera per un tesseramento sarà meglio fare attenzione: se cominciamo con la dietrologia si torna alla palude  e questa Lega è più slegata che mai.

3 A Gianni PETRUCCI che considera poco etica l’eurolega proposta dall’Uleb di Bertomeu perché non tiene conto dei risultati sportivi. Sì, capiamo, lui avrebbe messo al rogo Lotito che non voleva Frosinone e Carpi in serie A, ma certo dovrà anche trovare una soluzione per fare in modo che ci sia vera eguaglianza competiviva:  avere più denaro non la garantisce e allora siamo davanti al cane che si morde la coda. Bulgheroni al rientro nel basket parlato lo ha detto a SKY: non potete pretendere che i prprietari ci debbano sempre mettere tutti i soldi, lasciate aperta almeno una fonte.

2  Ad Amedeo DELLA VALLE che abbiamo sempre difeso, anche quando Pianigiani gli avrebbe preferito altri salvo poi tenerselo per necessità, perché fra i giovani talenti sembra aver perso la stella  cometa da seguire per arrivare ad essere un giocatore completo. Sembra contagiato da chi tiene troppo la palla, da quelli che ti fanno diventare idolo, mai uomo. Ha il tempo per ravvedersi e tornare. Menetti deve pensarci , magari facendolo soffrire.

1 Alla VARESE che a Brindisi ha perso 23 palloni, che ha subito l’umore spesso variabile dei suoi  giocatori, quasi più della deludente Pesaro asfaltata da Cremona, che ha subito la trasferta senza reagire come dovrebbe fare una squadra. Siamo addolorati per Moretti perché non merita di soffrire per giocatori che dovrebbero soltanto guardare in alto a Masnago per capire dove sono arrivati e invece fissano il legno del campo e cercano scuse. Italiani e stranieri, sia chiaro anche  a Varese.

0 A  GERASIMENKO il nuovo proprietario di Cantù perché se ci ha elettrizzato con  i suoi progetti, almeno lui ci ha messo faccia e quattrini mentre il sindaco  se la cava con qualche battuta lasciando , come i predecessori, un regno del basket senza un palazzo decente,  se ha  colorato lo spettacolo al Pianella affittando le Fox Girl dall’Ucraina, se ha cercato rinforzi per una squadra costruita davvero con poco e solo per salvarsi, poi ci ha spevantato. Già l’anno scorso eravamo sbalorditi dal Brugnaro che parlava ai giocatori Reyer a metà partita, davanti a tutti, costringendo Recalcati al salto delle tre scimmie. Qui siamo all’invasione nel minuto di sospensione, al consiglio tecnico  davanti a tutti. Bello avere un competente che dirige una società, ma soltanto se rispetta i ruoli.  Per il giocatore avere troppa gente da ascoltare è un veleno. Certo meglio Gerasimenko dei padroncini che vogliono apparire quando entrano al bar, mai quando devono pagare davvero il caffè.