Il peperoncino nero di Oscar Eleni

Il peperoncino nero di Oscar Eleni

Oscar Eleni davanti ad una fotografia di sir Richard Attenbrough, il caro Ics della Grande Fuga, il genio che ci ha dato Gandhi e tante belle storie sulla scena prima di andare ad abbracciare altri uomini senza tempo, artisti per sempre.
Visitazione obbligata lasciando da parte i merluzzi innamorati di Azzurra Tenera che a Cagliari ci hanno dato la risposta temuta: sono bravi ragazzi, sono pochi, sono stati trattati sempre bene dalla critica, hanno accettato tutto pur di apparire diversi dai “ cattivi” nell’ombra.

Momento di riflessione scoprendo che esiste anche il peperoncino nero dell’Ararat così come deve stare in prima pagina la faccia di chi, come il piccolo principe dei lupi Simone Pianigiani, sembra fare davvero miracoli con quattro fagioli. All’Europeo la sua squadra fece il massimo. Non si qualificò al mondiale, ma fece una gran bella figura. Adesso ha cavalcato questo pinguino del girone a tre delle qualificazioni europee, nascondendo la burrasca Hackett dietro una preparazione lussuosa, 11 vittorie su 12 partite. Ehi, hanno battuto anche il Belgio, a Trento se ne rideva, che da ieri è già qualificato per il prossimo campionato continentale insieme ad Israele, dove Erez Edelshtein, a quanto ci dicono i viandanti che studiano, sembra davvero il nuovo Pini Gershon degli allenatori anche se era partito male perdendo col Montenegro, vittima di Azzurra nel dolce avvicinamento, in compagnia della Bosnia, abbiamo “bastonato” anche loro, trovando la peggiore Russia, ma ancora senza il visto per Europa 2015 che tanto piace ai francesi dopo la rinuncia dolorosa dell’Ucraina.

Tutto bene quello che dovrà finire bene a Bellinzona, ma lasciateci dire che questa stagione di Azzurra Tenera sembra una bella incompiuta e ce ne siamo accorti quando dalle tribune qualcuno pensava di poter consigliare i giocatori meglio del loro allenatore. Viziaccio brutto come direbbero a Milano, Bologna, un tempo nella stessa Cantù o anche a Varese, a Roma, accidenti, nella Pesaro anche nell’età aurea di Scavolini. Clan che diventano sempre più potenti come direbbe il Raiola mentre conta le sterline per il passaggio in farmacia dove ha fatto passare il mal di pancia a Balotelli portandoli nel cuore della vera Liverpool. Il basket non ha gente come l’uomo capace di sussurrare persino ad Ibrahimovic. Non ancora. Ma ci stanno provando. Guardatevi in giro adesso che tutte le nostre squadre hanno ingaggiato omtti che “ promettono energia” come le pile del supermercato.

Siamo perplessi sull’oggi, preoccupati per il domani. La bella famiglia che piace al Petrucci sotto ghiaccio dopo essere stato nominato per la doccia benefica da Vescovi, uhm, Gentile, ah, Hackett, beh no, sembra stare bene perché le gerarchie hanno messo da parte i neocatucumeni della scuola rigorosa voluta da Pianigiani e Cuzzolin. Ora abbiamo visto che anche contro la peggior Russia di sempre, trafitti dal Mozgov che piaceva a D’Antoni, ma non al padrone di New York che lo spedì al freddo del Colorado insieme a Gallinari per mettersi al piede la palla Carmelo Anthony, dal Ponkrashov un tempo incubo di grandi allenatori, ci siamo trovati scarichi, privi di munizioni nel momento chiave di una partita tenuta in piedi coi tiri liberi mentre i nostri toreri facevano splash al tiro: 10 su 35 per il trio dove Alessandro Gentile, più lucido del furbacchione che lo chiama Stefano per fargli raccontare false verità esistenziali, si è salvato con tante preghiere dalla linea, dove Gigi Datome è andato verso strane parabole interpretative iniziate a Trieste, dove l’Aradori ingabbiato dalle chele degli uomini di Pashutin voleva far sapere a tutti, ma proprio a tutti se ce lo hanno detto in TV, che vagava disperato chiedendo agli allenatori di urlare agli arbitri per la tutela della sua mano morbida. Vedremo cosa farà sul Bosforo dove non sanno certe lingue.

Come dicevamo dopo la partita con il resto della Svizzera a Cagliari, quando ci sembrava che l’operazione “ ve ne diamo tante” avesse inciso male sull’autostima della panchina poco utilizzata, eccoci davanti al fine benzina nella volata coi russi disperati senza poter chiedere niente a chi era in tuta a macerarsi. Sì, Cervi ha fatto il suo per un Cusin super spremuto, ma gli altri? Certo che Luca Vitali ha fatto il massimo, ma siamo convinti che Pascolo sarebbe andato molto meglio, perché capisce il gioco come l’artista atteso da Pancotto, e in più ha quella purezza interiore che manca a tanti suoi compagni. Non vi diciamo che nel giorno peggiore di Cinciarini ci saremmo attaccati a Della Valle, dopo aver visto che Stefano Gentile viaggiava coperto come le sue ginocchia da quei gambali che sembrano protezioni Linus come certe gomitiere, ma di sicuro una rotazione degli esterni migliore ci avrebbe dato un finale diverso e Polonara, purtroppo, è sempre all’ABC, molto più indietro di Pascolo, tanto per ribadire.

Comunque sia quel posto in Europa lo avremo. Ci manca una formalità e in Svizzera, lo sapete, molti italiani vanno spesso per nascondere il loro patrimonio, non soltanto per cercare buona cioccolata che, se state bravi, vi fornisce direttamente il Toto Bulgheroni a cui chiediamo, ancora una volta, di non fare il golfista incazzato, ma di essere in trincea con la nuova Varese del Poz, come certo faaranno i suoi figli.

Superato lo scoglio che sembra una medusa cacciatrice pensiamo al domani. Come possiamo sistemare una famiglia dove, lo si è già visto, chi comanda oggi ha vagato insofferente in attimi d’ingordigia convinto che spettasse al compagno di quadriglia il toro migliore. Attimi, ma decisivi per capire che nel nome di Azzurra, più o meno tenera, ci saranno l’anno prossimo, delle situazioni difficili da chiarire. Tipo? Beh chi lascerà spazio a Belinelli?.Poi dobbiamo ammettere che con Melli questa nazionale sarebbe stata già più forte quest’anno. Quindi recupero da fare quasi subito, evitando di tenersi dentro il magone per lo scherzo del biondo che si è accorto di dover essere operato dopo le vacanze. Quindi ci sarebbe da sistemare Hackett. Diciamo che la qualificazione, come minimo, dovrebbe dimezzare la pena dell’ammutinato di Trieste, Petrucci lo deve ad Armani e lo sanno tutti. Una situazione delicata, non ricucibile se si mettono in mezzo i clan, le famiglie allargate.

Ora viene il bello. Danilo Gallinari ha sempre detto che ci terrebbe alla Nazionale anche perché qui la popolarità produce bene, anche perché lui lavora al meglio nella famiglia Azzurra. Come trovare uno spazio senza avvilire i tenori di oggi? Non facile, ma, come dicevano i giocatori del Napoli, se hai Maradona è meglio fargli spazio.
Chiude la vetrina il meno disponibile alle sofferenze con la nazionale, il Bargnani che sta bene quando lavora con Cuzzolin, ma che si fa venire l’orticaria ricordando i tormenti della coesistenza quando la nazionale si arenò sulla sabbia nell’anno in cui il mago sembrava poter risolvere i problemi della patria cestistica infelice come diceva da tempo il micione Charlie dopo il capolavoro olimpico.

Perché fasciarsi la testa oggi? Perché questi sorrisi da alito fresco sembrano davvero una recita dove, prima o poi, avremo la dittatura delle spiegazioni logiche, delle scelte mai rischiose. Vi sarete accorti voi sostenitori delle leggi per far giocare di più gli italiani che la Nazionale in raduno da oltre un mese, appena si è trovata davanti all’ostacolo difficile, la partita da vincere, in pratica ha sfruttato sette uomini fino allo stremo, chiedendo poco e niente agli altri. Caro re della zizzania magari in oltre un mese di lavoro si sono accorti che Pascolo, Della Valle, Polonara, Moraschini, Cervi, Vitali junior, Stefano Gentile non sono pronti per la grande ribalta. Sono stati ammessi alle elementari azzurre, ma devono fare ancora molta strada. Può essere, ma ci resta il dubbio perché abbiamo in mente le squadre campioni del Pianiagiani senese.

Chiudiamo applaudendo Sasha Djordjevic che ha mandato a quel paese il Vlado Micov a poche ore dall’inizio del mondiale per una Serbia tutta da ricostruire con gente che abbia ancora fame e che non vada in nazionale soltanto per fare scena. Lui lo sapeva montando sul cavallo spesso bizzarro. Tiferemo per lui, per Repesa e la sua Croazia, convinti che gli Stati Uniti faranno bene a temere la Spagna.

Chiusura per Sport Italia che ci farà vedere il mondiale avendo ingaggiato come commentatori tecnici Caja, ancora senza lavoro vero dove allenano tanti mezzi sangue?, Pancotto, Sacripanti, Frates, altra disoccupazione che ci lascia perplessi. Stanno lavorando benissimo, ogni tanto appaiono interviste scritte con campioni nostri. C’è terreno fertile. Forse il basket potrebbe pensare che una televisione tutta sua potrebbe costare troppo, vero che ci piazzeranno tutto il reclutabile per accontentare chi sanno loro, e mettersi al tavolo e discutere con questo gruppo per trovare uno spazio che potrebbe diventare interessante. Fatti loro? Certo. Ma anche nostri se SKY resterà sempre al largo con la NBA.