Tim Duncan, diecimila canestri e non sentirli!

Commentare le vicende di questo monumento del basket moderno diventa sempre più difficile, quasi sicuramente questa sarà la sua ultima stagione e non possiamo farci niente, possiamo solamente goderci questi ultimi momenti di estasi e catarsi cestis
20.03.2015 20:46 di  Daniele Petrongolo   vedi letture
Fonte: Flavio Tranquillo, Altro Tiro Altro Giro Altro Regalo, Baldini&Castoldi
Tim Duncan, diecimila canestri e non sentirli!

Per descrivere Tim Duncan con un aneddoto (come se ce ne fosse bisogno) si potrebbe attingere dall'esperienza del nostro Ettore Messina. Arrivato a San Antonio lo scorso 15 agosto, l'ex Coach della Kinder Bologna entra in palestra aspettandosi di trovarla vuota, e invece indovinate chi trova? Sì, proprio lui, il buon Timmy, da solo sul parquet a provare e riprovare movimenti e tiri, i suoi compagni lo avrebbero raggiunto un mese e mezzo dopo. Sarebbe facile dire che ciò che fa grande Duncan sono i 5 titoli NBA vinti, i 2 MVP, I 3 MVP delle Finals, le numerose apparizioni nell'NBA all Team e nel Defensive Team, ma la questione non è così semplice,riduttivo limitarsi ad elencare i suoi trionfi, Tim Duncan è un mondo, un iperuranio, e non a tutti è permesso di entrarvi, anzi è un privilegio per pochi eletti che custodiscono gelosamente i suoi segreti, Tim Duncan è una filosofia di vita, l'aggettivo che viene sempre più naturale accostargli è uno e uno solo: Leggenda.

 

 

"Sarò pazzo ma per me Tim Duncan non è il fenomeno di cui tutti parlano. Sicuramente è un ottimo giocatore, ma molto più vicino a Brad Daugherty che a Pat Ewing." Così scriveva Guido Bagatta nel 1997, e al di là della facile ironia avrebbe anche potuto aver ragione, non sarebbe stato il primo caso di flop per una prima scelta assoluta al draft e non sarebbe stato l'ultimo, esempio banale quello di Anthony Bennet, ma il nostro Guido forse non conosceva il personaggio già ai tempi della chiamata tutto meno che comune e la sua storia che sembrava scritta da un visionario sceneggiatore.

I Celtics cercarono in tutti i modi di convincere Gregg Popovich a desistere dall'idea di portare il nativo di Saint Croix, Isole Vergini, sotto l'Alamo per farlo approdare al TD Garden, ma non ci fu niente da fare. Pop si recò personalmente proprio a Saint Croix per incontrare questo ragazzone di 2 metri e 11 con la passione per il nuoto oltre a quella per la pala a spicchi, e fu proprio con una nuotata che cominciò una delle storie d'amore sportivo più durature e vincenti di tutti i tempi.

 

 

 

Tim è un isolano, e come tutti gli isolani vive in un mondo tutto suo per abitudine e per forza di cose, se vogliamo fare un paragone calcistico, guardate un po'! Anche Cristiano Ronaldo è un isolano!E Da buon isolano il suo rapporto con l'oceano è viscerale, nuota molto e anche molto bene tant'è che al basket si avvicina per caso, se non fosse stato per l'uragano Hugo che distrugge la piscina nella quale si allenava l'anno dopo con ogni probabilità l'avremmo visto in vasca alle olimpiadi.Il suo amore per il nuoto è secondo solo a quello per la madre, costantemente presente nella sua infanzia, non manca mai ad una gara del figlio, gli ha insegnato qualcosa che gli tornerà molto utile in futuro: Vuoi ottenere qualcosa? Impegnati al massimo e vedrai che tutto è possibile, impegnati per essere sempre il migliore in quello che fai, che sia sport, studio o qualsiasi altra cosa. Per un ragazzino di 14 anni perdere un punto di riferimento del genere deve essere qualcosa di catastrofico, Timmy, che già prima un ragazzino un po' atipico, parlava poco e non mostrava alcun segno di irrequietezza, accentuò questi aspetti del suo carattere, agli amici che lo invitavano ad uscire fuori per andare a fare un giro in bici rispondeva scuotendo il capo per poi tornare al suo amatissimo Nintendo 64 messo in pausa.

 

Ad un certo punto però qualcosa lo tira fuori a forza fuori di casa, Il Gioco bussa alla sua porta.

 

Il suo primo playground è "la giungla", un campo disastrato a pochi passi dalla sua scuola, per raggiungerlo però bisognava attraversare una collina ricca di vegetazione tropicale, non c'era nessuno a vederlo, solo lui e i suoi compagni che sorridevano guardando quel ragazzo alto che non schiacciava mai anche se il canestro era vistosamente più basso rispetto alle misure regolamentari. Con il papà e il futuro cognato passa le giornate a provare quei movimenti che poi gli varranno il soprannome di "The Big foundamental", comincia a girare per i playground più importanti delle Isole Vergini, in poco tempo quel ragazzino diventa la più bella cosa vista nei campi cruciani e dei dintorni, non passa molto e il segreto meglio tenuto di Saint Croix viene svelato, si comincia a parlare di lui sempre di più e arriva infine la chiamata di Wake Forest. Al secondo anno le franchige già se lo litigano ma lui sciocca tutti, prima che lo lasciasse aveva promesso alla mamma che avrebbe finito l'università, e ha intenzione di mantenere la promessa, nel 97 si laurea in psicologia, altro elemento, la laurea, che ci da qualche chiave di lettura per capire la sua personalità, oltre che il suo vissuto. Dopo mezz'ora di allenamento David Robinson prende subito il rookie in simpatia, Popovich rimane esterrefatto, tra i due si instaura subito un rapporto fraterno, che in campo si converte in una chimica eccezionale nel campo, in poche partite diventa subito chiaro che si è ad una delle coppie ala grande-centro più forte di tutti i tempi, il record della squadra che l'anno prima era stato di 20 vittorie e 62 sconfitte viene rovesciato, 56-26, l'ammiraglio ha la netta sensazione che quel novizio ha qualcosa di speciale, ed ha pienamente ragione: 21 punti e 11.9 rimbalzi di media nella prima stagione, il Rookie Of The Year è una formalità.

 

Da qui inizia la leggenda sportiva di Tim Duncan che in pochi anni diventa il leader silenzioso della franchigia, se un nuovo arrivato entra nelle sue grazie, si merita i suoi high five, i suoi abbracci, le sue pacche sulla spalla, è a cavallo, se questo non avviene, beh, il nuovo arrivato può cominciare a fare le valigie, senza il suo cenno d'approvazione non si entra nel gruppo. A Duncan non serve proferire verbo, per farsi capire dai suoi compagni e il suo coach si esprime con gli sguardi, e i suoi valgono più di mille parole. Nulla di quello che avviene in campo lo tocca minimamente, la sua espressione è sempre la stessa, certo non è che sia un automa eh! La sua faccia a Miami in gara 6 delle finals 2013 sicuramente non è la stessa di quella di gara 5 di quelle dello scorso anno, l'unico netto cambio di espressione che si concede lo riserva agli arbitri quando non condivide alcune delle loro scelte, strabuzzando gli occhi come solo lui sa fare e lì c'è da morir dal ridere, ve lo assicuro! Non fa una piega nemmeno quando Kevin Garnett nel giorno della festa della mamma gli passa davanti e gli urla in faccia "Happy mother's day motherfucker!", Timmy rimane impassibile, infila entrambi i liberi e va a vincere la partita, intervistato a fine gara dirà "Il trash talking fa parte del gioco di Garnett, cerca di entrarti dentro per farti sbagliare, non pensa realmente le cose che dice in campo." Nel nuovo millennio arriveranno Parker e Ginobili con i quali formerà uno dei trii sportivi più vincenti di tutti i tempi, col tempo arrivano i titoli, individuali e di squadra, gli anni passano e tutti lo aspettano al varco, aspettano di vedere segni di declino, ogni stagione c'è chi dice "E' troppo vecchio, non ce la può più fare." ma ogni anno Tim puntualmente smentisce tutti, come un buon vino migliora con l'età. Fisicamente le primavere si sentono e come, Duncan gioca praticamente senza una gamba, ma la sua sapienza cestistica è così elevata che si fa fatica ad accorgersene, dopotutto 10000 canestri non si fanno per caso!

 

Prima o poi però dovrà ritirarsi anche lui, in molti, me compreso, si aspettavano che ciò sarebbe successo dopo le scorse finals, l'idillio era perfetto, le lacrime con i suoi bimbi in braccio, i sorrisi con il vecchio amico Robinson, gli sguardi d'intesa con il Pop... e invece no, Timmy ha deciso di tornare in campo per la diciottesima stagione della sua carriera, e non gliene facciamo sicuramente una colpa! Per concludere vorrei condividere con voi un estratto dal libro "Altro Tiro, Altro Giro, Altro Regalo" del nostro Flavio Tranquillo che ci racconta un aneddoto su Timmy subito dopo la viottoria del titolo. "Due giorni dopo la vittoria delle NBA Finals 2014 gli Spurs si sono ritrovati presso la propria training facility per gli ultimi saluti e i cosiddetti exit meeting, i colloqui in cui l'allenatore dà le pagelle al giocatore e gli assegna i compiti per le vacanze. A un certo punto Gregg Popovich e Tim Duncan si sono appartati al buio nell'angolo più lontano dell'impianto sito in Spurs Lane1. Mentre parlavano nella loro intimità, RC Buford ha chiesto a chi gli stava intorno di scattare una foto per immortalare il momento. "E' Tim che sta facendo l'exit meeting a Pop" ha detto scherzando come Pulcinella. Una battuta che per gli spursologi sanciva la certezza che TD avrebbe proseguito l'attività nel 2014-2015."

Sarà molto difficile rivedere una scena del genere alla fine di questa stagione, ma in fondo ci speriamo tutti, che questa storia meravigliosa possa continuare ancora per un altro anno...