Pallacanestro Biella, 'La Stampa' svela i retroscena dell'addio di Forni

27.05.2012 15:16 di  Luca Rosia   vedi letture
Fonte: Daniele Pasquarelli (La Stampa - Biella)
Antonio Forni, ex presidente di Pallacanestro Biella
Antonio Forni, ex presidente di Pallacanestro Biella

“Non si fanno le rivoluzioni con i guanti di seta”. Pallacanestro Biella non sarà la Russia del Novecento segnata dal terrore stalinista e dai suoi slogan, ma il burrascoso addio dell'ex presidente Antonio Forni ha lasciato il segno. E rischia di lasciarlo anche in futuro se la questione dovesse uscire dai consueti canoni di un club sportivo d'eccellenza. Al di là delle dichiarazioni ufficiali improntate su un sereno distacco, la tensione all'interno della società c'è e c'era da tempo. E le modalità di uscita dell'ex patron, da amante ferito che sbatte la porta, hanno aggravato la situazione.

La storia del notaio di Caluso appassionato di basket comincia quattro anni fa. Sono gli allora procuratore della Repubblica e presidente del Tribunale a presentarlo. Complice anche una situazione economica del club alla ricerca di forze nuove, è un colpo di fulmine: in un lampo il notaio acquisisce il 25% delle quote e annuncia un programma ambizioso fatto di consolidamento del club e allargamento della base sociale. I suoi sforzi economici sono importanti, la collaborazione ottima. Una bella ventata di aria fresca insomma, che apre sul futuro un roseo orizzonte. Ma qualcosa, nel delicato meccanismo di una spa “a perdere” com'è Pallacanestro Biella, comincia ad incepparsi due anni più tardi, più o meno con la sua elezione a presidente. Dalla ricostituzione del capitale sociale, Forni ne esce con le quote ridotte al 14% rinunciando all'opzione sul restante 11, che viene in buona parte acquisito dai soci storici. In questo modo si riequilibra lo sforzo economico che un presidente al 25% avrebbe dovuto sopportare in futuro, ma nel contempo anche il “peso” delle sue decisioni all'interno del Cda. A questo si aggiunge il caso Komarek, l'azienda sponsor presentata dallo stesso Forni che esce di scena senza onorare il contratto, causando a Pallacanestro Biella un “buco” superiore ai 300 mila euro. Un “inciampo” che in qualche modo viene taciuto e superato, ma che forse imponeva un minimo di riflessione. Invece dal suo ufficio di Caluso il notaio non solo continua a marciare spedito verso il rinnovamento, ma non esita ad assumere posizioni di forte contrasto, anche a costo di litigare con lo staff (crisi profonde, tanto che in sette erano già pronti a lasciare quest'anno).

A questo punto la “cabina di regia” diventa meno compatta. Da un lato ci sono un presidente che non investe più come un tempo (l'ultimo esborso di 268 mila euro è inferiore a quello della famiglia Angelico e di poco superiore alla quota di Alberto Savio) e i nuovi soci da lui sollecitati a completare la sottoscrizione del capitale. Dall'altro il gruppo storico, che fatica a riconoscersi nell'operato del “capo” e che ad un tratto si vede anche minacciato di querela per contratti contestati perché firmati con delega dal vice presidente Massimo Angelico. Frizioni sempre più pesanti insomma, che diventano frattura insanabile quando il notaio presenta come candidato al Cda una persona con un passato giudiziario burrascoso: due processi per reati gravi conclusi con assoluzione, che non segnano la fedina penale ma non aiutano nella ricerca di sponsor e più in generale nel mondo finanziario di alto livello. La manovra è stoppata, ma la “ventata di freschezza” si trasforma in pericoloso tornado. Così il viaggio di Forni giunge al capolinea ancora prima delle sue dimissioni. Subito dopo l'ultima cena sociale con tanto di spettacolo e ballerine brasiliane, alcuni soci di riferimento hanno già pronta la richiesta di sfiducia al presidente da presentare al Cda di giovedì scorso: “Al limite resti come vice”. Ma il notaio, con la sua uscita clamorosa, anticipa i tempi. Risultato: con il capitale sociale interamente sottoscritto (e quindi garantito dal codice civile, a meno di un nuovo azzeramento o di scadimento della società, nel caso di Pallacanestro Biella il 2050), l'addio di Forni e del suo gruppo di soci penalizzerà il club solo in termini di ripianamento perdite (un patto tra galantuomini e quindi non blindato dalla legge): 45 mila euro nel bilancio attuale, 170 mila euro per il prossimo. Somme certo non decisive, per un club che vale poco meno di 4 milioni. E nemmeno determinanti per un gruppo di persone che adesso sono furibonde causa le modalità della vicenda, attentissime ad ogni risvolto giudiziario cui la stessa potrebbe portare e pronte, a difesa del loro impegno ultradecennale, a dare battaglia. Sfilandosi nel caso anche i guanti di seta.

Daniele Pasquarelli (La Stampa - Biella)