Lega A - Semifinali playoff, 26 volte Olimpia Milano

Fonte: uff stampa olimpia milano
Lega A - Semifinali playoff, 26 volte Olimpia Milano

L’Olimpia gioca una semifinale scudetto per la 26° volta nella sua storia, la quinta consecutiva oppure l’undicesima negli ultimi 12 anni. Nei 25 precedenti vanta 17 successi e otto sconfitte. Otto volte l’Olimpia ha poi vinto lo scudetto. L’avversaria più frequente in semifinale è stata Cantù, affrontata cinque volte con 2-3 di record; seguono Torino (3-0), Pesaro (3-0) e Virtus Bologna (1-2). Due volte ha affrontato Varese (2-0) e Sassari (1-1). Una volta vincendo ha giocato contro Roma, Treviso, Biella, Caserta e Venezia; una volta perdendo ha incontrato Siena e Trento. Brescia non è mai stata affrontata prima in semifinale ma una volta nei quarti, nel 1982 (2-1 per l’Olimpia). L’Olimpia ha un record di 52-38 nelle partite di semifinale.

L’IMPRESA Vs VARESE – Nel 1979 il Billy di Dan Peterson realizzò la prima grande impresa dle suo ciclo eliminando la grande Emerson Varese di Bob Morse e Dino Meneghin vincendo gara 1 e gara 3 a Masnago dopo aver perso a San Siro la seconda partita. L’Olimpia vinse 87-84 lo spareggio da sfavorita con 35 punti di Mike Sylvester e 26 di CJ Kupec. Ma la grandezza di quella partita è un’altra: Coach Peterson utilizzò il quintetto per 40 minuti su 40, senza effettuare neppure un cambio. Tutti e cinque finirono con quattro falli a carico ma nessuno uscì per cinque falli. I fantastici cinque erano Mike D’Antoni, Mike Sylvester, CJ Kupec, Vittorio Gallinari e Vittorio Ferracini. Gallinari aveva 21 anni.

IL GIALLO DELLA MONETINA – Nell’anno dell’ultimo scudetto dell’era D’Antoni, l’Olimpia si qualificò per la finale battendo Pesaro 2-0 pur perdendo gara 1 nell’hangar di Viale dei Partigiani 91-78. Ma l’esito venne ribaltato a tavolino dal Giudice Sportivo perché nel primo tempo, colpito da una monetina, Dino Meneghin abbandonò il campo e portato al Pronto Soccorso dove la prognosi fu di cinque giorni. L’Olimpia vinse gara 2 in casa 95-92 con 25 punti di Riccardo Pittis accedendo alla finale con Livorno vinta poi in cinque partite.

IL SACCO DI TREVISO – Nel primo anno con il marchio AJ stampato sul petto, l’Olimpia conquista una finale clamorosa espugnando 61-57 il Palaverde di Treviso. La Benetton aveva vinto la regular season ed era la squadra di Ramunas Siskauskas, Marcus Goree, Massimo Bulleri e del giovane Andrea Bargnani. Fu lui sul più due Milano a sbagliare il tiro dal pareggio. Aleksandar Djordjevic dalla lunetta firmò il più quattro portando la squadra allenata da Lino Lardo alla battaglia con la Fortitudo (che sarebbe stata persa sul tiro da tre di Ruben Douglas convalidato dall’instant-replay). Era l’Olimpia di Jerry McCullough (fece 21 quella sera), Dante Calabria, dell’asso volante James Singleton e di Joseph Blair.

LA RISPOSTA DI CASERTA – Nella semifinale del 2010 l’Olimpia di Piero Bucchi ritrovò una vecchia avversaria in un anno di grande ispirazione, con Pino Sacripanti in panchina: la Juve Caserta. Con un quintetto formidabile, con Fabio Di Bella, Ebi Ere, Tim Bowers, Jumaine Jones e Andrea Michelori o Claude Marquis (dalla panchina usciva Aaron Doornekamp che adesso gioca a Valencia in EuroLeague), Caserta arrivò seconda in regular season. Milano espugnò il Pala Maggiò in gara 1 ma la Juve si riappropriò del fattore campo vincendo gara 3 con un canestro di Jones. L’Olimpia si riprese tutto imponendo 65-59 in una battaglia difensiva in gara 5 in cui Mason Rocca ebbe 14 e 11 rimbalzi.

IL DOMINIO DI SASSARI – Nel 2013/14, l’Olimpia avrebbe vinto lo scudetto in sette gare contro Siena, ma in semifinale – anche quella al meglio delle sette – dovette debellare la resistenza di Sassari in una sfida rocambolesca. Infatti dopo la vittoria di Milano in gara 1, il fattore campo saltò per aria cinque volte su cinque. La Dinamo vinse gara 2 al Forum ma l’Olimpia trascinata da un monumentale Alessandro Gentile (40 punti in due gare, Keith Langford ne fece 33) vinse sia gara 3 al supplementare che gara 4 tenendo l’avversario a 56 punti. Ma quando la serie sembrava finita, Sassari vinse gara 5 a Milano. Sull’orlo del disastro, l’Olimpia rispose con una gara 6 strepitosa, vinta 95-76 con 24 punti di Keith Langford (la foto sopra risale proprio a gara 6).

LE SEMIFINALI AMARE – Tutte le sconfitte in semifinali sono amare ma probbailmente due superano tutte le altre. Nel 1981 l’Olimpia perse a San Siro gara 3 contro Cantù che poi avrebbe vinto lo scudetto giocando contro una Virtus Bologna senza stranieri (erano ambedue infortunati, Jim McMillian e Marquinho): il Billy aveva rimediato la sconfitta di gara 1 imponendosi al Pianella in gara 2 ma poi in una maratona durata due tempi supplementari perse, infilzata dalla prima grande notte di Antonello Riva (32 punti a 18 anni) e dagli errori dalla lunetta. Nel 2015, l’Olimpia riemerse da un 1-3 contro Sassari per presentarsi sul 3-3 al Mediolanum Forum. Fu un’altra battaglia di 45 minuti: Sassari acciuffò il supplementare con un rimbalzo d’attacco di Rakim Sanders su un tiro libero sbagliato sul meno due da Jerome Dyson che era in lunetta a causa di un fallo di Nicolò Melli che rivisto appare sostanzialmente un fallo dell’attaccante ai limiti dell’antisportivo. Ma questa è un’altra storia.