L'autocritica di Lakovic: "Più cuore e carattere"

Il play sloveno: con Vitucci la Sidigas ha nuove regole. La società pronta sul mercato
06.11.2013 16:44 di  Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
L'autocritica di Lakovic: "Più cuore e carattere"

“Aspettando Godot” era la citazione da Samuel Beckett con cui l’avvocato Agnelli era solito pungolare Alex Del Piero. Non sappiamo se Sampietro o De Cesare ne abbiano adattata una anche per Jaka Lakovic. Certo è che il play sloveno è l’uomo più atteso di questo inizio di stagione. Il suo rendimento, come quello della Sidigas, non è ancora decollato. Il campione di Lubiana è il primo ad analizzare il momento difficile e fare autocritica: “In ogni partita ci sono stati dei cali di concentrazione. Abbiamo concesso parziali importanti contro i quali è poi difficile giocare. Non sono soddisfatto delle mie prestazioni, ma sto lavorando duro per arrivare al massimo della forma”. Con l’avvento di Vitucci ed i sette confermati della passata stagione ci si aspettava un avvio differente: “Coach Vitucci ha portato più ordine e regole. Penso che la squadra si stia ancora adattando al suo sistema. Ora lavoriamo come un team di prima fascia. Si suppone che avere sette cestisti della stagione precedente possa essere un vantaggio, ma se nella preseason la squadra non lavora insieme, questo vantaggio si perde. Inoltre, abbiamo un nuovo coach ed un nuovo sistema di gioco. Tutti devono adeguarsi. Non cerchiamo scuse: dobbiamo giocare con più carattere e cuore per tutto il match”. Il rendimento difensivo resta ondivago: “Penso che i motivi non siano solo tecnici. E’ necessaria maggiore energia. E' questa la chiave. Mi aspetto di migliorare in questo fondamentale. Complessivamente abbiamo un'ottima squadra dove tutti possono avere un buon impatto sulla gara, ma dobbiamo essere pronti mentalmente”. Al di là dei buoni propositi di Lakovic, la società è intenzionata quanto meno a chiudere un’operazione di mercato. Nelle scorse settimane si è monitorato il settore lunghi. Le prestazioni convincenti di Thomas hanno ristretto il cerchio delle possibili scelte: “E’ indubbio che c’è un problema strutturale” conferma il dg Nevola. “Manca un cestista che possa darci solidità in uscita dalla panchina. E’ una considerazione oggettiva che purtroppo va oltre il valore dei singoli. Ci siamo resi conto che l’assortimento in quel settore non è ottimale. Il campionato è lungo e crediamo sia giusto porre rimedio”. In bilico la posizione di Dragovic, sebbene il d.g. compia un’analisi più ampia della situazione: “Il discorso lunghi è solo un aspetto del problema, forse anche il più facile da risolvere. E’ evidente che pesa il momento di forma non eccellente del nostro play. La sua crescita su standard normali potrebbe darci maggiore continuità ed equilibrio. E’ un fattore che potrebbe generare un effetto domino su tutta la squadra, in particolare sui compagni di reparto”. La Sidigas sta dimostrando di essere una collezione di singoli. Si cerca ancora la chiave di volta per far girare il collettivo. Resta difficile la coesistenza nello starting five di cestisti votati all’attacco, come Lakovic, Richardson e Will Thomas. Manca l’elemento in grado di garantire l’equilibrio: il mastice, il “colante” diceva in un italiano incerto coach Markovski quando portava ad Avellino un giocatore come Nate Green. Un esito differente dell’inseguimento estivo ad Omar Thomas avrebbe potuto cambiare le carte in tavola: in un contesto con qualità balistiche eccellenti poteva essere l’uomo in grado di chiudere il cerchio. Allo stesso modo nelle rotazioni il ruolo ibrido di Hayes finisce per non far pesare le potenzialità dell’ex Washington. “E’ questione di equilibri, di rendimenti individuali che devono crescere e di gerarchie che devono funzionare” chiosa il dg. “Credo che sia finito anche il tempo degli esperimenti. Non nego che ci sia qualcosa da rivedere nella rotazione degli esterni che estesa a sei cestisti può creare qualche inconsapevole riduzione nell’assunzione di responsabilità”. Nevola non fa nomi, ma il fuciliere Richardson potrebbe essere l’agnello sacrificale sull’altare della chimica di squadra.