Dinamo, la lezione di Zola ai ragazzi: 'Datevi un obiettivo e lavorate duro per raggiungerlo'

Fonte: uff stampa dinamo
Dinamo, la lezione di Zola ai ragazzi: 'Datevi un obiettivo e lavorate duro per raggiungerlo'

"L'importanza di avere un sogno, la determinazione nel realizzarlo e la volontà di conservare i propri valori": questo il tema dell'incontro inquadrato nel progetto “One1Team...for my life!” promosso da Eurolega e sposato da Dinamo e Fondazione Dinamo. Il giocatore e allenatore, classe 1966 originario di Oliena, simbolo della Sardegna a livello internazionale ha regalato spunti di riflessione ai quasi 3000 presenti: in un clima festoso e carico di energia Zola si è raccontato con la semplicità e quella umiltà che ne ha fatto un grande campione. A fare gli onori di casa il presidente della Dinamo Stefano Sardara e il presidente della Fondazione Dinamo Carlo Sardara, orgogliosi dell'incontro, progettato lo scorso autunno, e reso possibile grazie al grande lavoro dello staff biancoblu e alla disponibilità di Gianfranco Zola.

Un video con le sue prodezze sportive è stato il biglietto da visita di “Magic Box”, presentato al PalaSerradimigni dal giornalista Giampiero Marras: “Un grande esempio di sportivo e campione dentro e fuori dal campo, noto per la sua determinazione e testardaggine tutta isolana, unita a una grande umiltà, nell'inseguire il proprio sogno e coronarlo. E' stato 'Pallone argento' nel 2004/05, è stato nominato Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Ufficiale dell'Ordine dell'Impero britannico. Uomo per la pace nel 2010, è stato a lungo testimonial di campagne sociali e di sensibilizzazione in Inghilterra”. Prima di iniziare il dibattito sono state proiettate le immagini del video riassuntivo del progetto “One1Team...for my life!”: un appassionato e coinvolgente percorso che ha condotto i 23 ragazzi delle terze medie dell'Istituto Comprensivo di San Donato alla scoperta di sogni e ambizioni partendo dai primi incontri con i diversi esperti fino alle interviste fatte qualche giorno fa nelle quali i ragazzi hanno dichiarato obiettivi e ambizioni.

A raccontare per primo l'esperienza “One Team” è stato il tecnico della Dinamo Meo Sacchetti, che ha seguito i ragazzi fin dal primo incontro: “La prima volta che ci siamo incontrati, a scuola, ci siamo trovati di fronte ad un gruppo che sembrava imperscrutabile e silenzioso: quando abbiamo chiesto loro quali fossero i sogni nel cassetto quasi nessuno ci ha risposto. Io ho detto loro che a 60 anni ho ancora sogni da realizzare: ci sono stati tanti incontri e vedo che adesso qualcuno di loro ha finalmente tirato fuori le proprie ambizioni. Io come giocatore ho realizzato i miei sogni e ora porto avanti quelli da allenatore”. E' il numero uno biancoblu Stefano Sardara a prendere la parola: “Noi ogni giorno portiamo avanti il nostro sogno biancoblu, diciamo che abbiamo semplicemente dato il la ma la cosa più importante è non smettere di sognare. Voi siete il nostro futuro, tirando le somme del progetto ci portiamo a casa il risultato più importante cioè che i ragazzi hanno tirato fuori i loro sogni, piccoli e grandi, prova che quindi si può e si deve sognare. Noi viviamo in una regione economicamente in difficoltà e abbiamo ancora più bisogno di sognare, Gianfranco Zola è l' esempio di chi non si è mai arreso e non ha mai smesso di inseguire il suo sogno”.

E' Carlo Sardara, presidente della Fondazione Dinamo, ad intervenire per raccontare il grande lavoro svolto dalla Fondazione: “La Dinamo non è solo sport ma devolve tante energie verso la comunità, nella quale è attenta e vigile. La Fondazione nasce con l'obiettivo di aiutare i giovani nella loro crescita personale e collettiva. Il progetto “One1Team...for my life!” ha centrato questo obiettivo, dando ai 23 ragazzi coinvolti gli strumenti di lettura delle problematiche che si possono incontrare nella vita. Grazie al lavoro in sinergia con gli esperti che hanno partecipato attivamente agli incontri abbiamo dato abilità per la vita ai ragazzi. E' un progetto che ha dato grandi risultati e pensiamo di riproporlo su ampia scala”. Durante l'incontro è arrivato anche il saluto del Magnifico Rettore dell'Università di Sassari Massimo Carpinelli, che non ha potuto presenziare per impegni istituzionali. La parola è quindi passata a Gianfranco Zola: “Il primo insegnamento che ho ricevuto da piccolo è che col talento si nasce, era qualcosa che veniva fuori con i cromosomi per poter fare già il calciatore o il giocatore di basket. Io sono cresciuto con questa idea finché non sono diventato allenatore e ho dovuto documentarmi per capire meglio le dinamiche della creazione di un vero talento. Ho cambiato il mio punto di vista capendo che il talento è in realtà semplicemente il duro lavoro quotidiano. Ho imparato che i grandi giocatori non erano i più talentuosi da bambini ma quelli che lavoravano il doppio rispetto agli altri, dedicando più tempo e più energie non solo fisiche ma anche mentali nel proiettare le proprie ambizioni. Ieri parlavo proprio di questo: nel mio lavoro di adesso provo a realizzare quella visione che ho della squadra e del gioco nella mia mente. C'è un percorso che ti porta a raggiungere quell'obiettivo ma parte tutto dal progetto che elabora la tua mente, il sogno e il desiderio di realizzarlo: senza questo vagherei senza una direzione, sarei una macchina senza una strada da percorrere. Il segreto per ottenere un successo secondo me è visualizzare l'obiettivo e lavorare duro per realizzarlo”. Zola ha parlato anche della sua esperienza da allenatore: “Al Cagliari sto portando avanti la mia idea: sono arrivato con l'idea di creare una squadra che ho in mente. Quando ero un giocatore il mio modello era Maradona, sono cresciuto molto come giocatore puntando a lui; oggi da allenatore io vorrei vedere la mia squadra giocare in una determinata maniera. La chiave per me è la comunicazione, ad esempio ho cinque persone nel mio staff con le quali parlo e comunico ogni giorno su come arrivare a quella visione. Lo faccio a tu per tu, confrontandoci e scambiando le nostre idee. Non passo attraverso la tecnologia, creo un collegamento personale e attraverso questo approfondiamo la nostra conoscenza, elaborando allenamenti e un piano di lavoro. Dovete imparare a comunicare tra di voi e farlo in maniera diretta. Così facendo si cresce ogni giorno; di più, imparate ad esprimere i vostri desideri e a farvi capire se volete comprendere gli altri”. Con pazienza ed ironia “Sir” Gianfranco Zola ha risposto alle diverse domande dei ragazzi, con un ampio ventaglio di tematiche a partire dagli obiettivi stagionali come allenatore, alla migliore esperienza come giocatore passando per le differenze culturali nell'approcciare allo sport tra Italia e Gran Bretagna. “Il mio mito e quello a cui mi sono sempre ispirato è Diego Armando Maradona ed ho avuto la grande fortuna ed il privilegio di giocare con lui; se non ci fosse stato questo incontro forse non sarei diventato il giocatore che volevo essere. Voi non immaginate di cosa fosse capace in allenamento, ho visto cose che non pensavo potessero esistere. Il talento se l'è costruito lui. Nella mia carriera ci sono stati molti momenti bui, penso ai Mondiali del 1994, nel quale sono stato espulso dopo dieci minuti, al rigore sbagliato degli Europei del '96 o come allenatore quando due anni fa con la mia squadra abbiamo perso lo spareggio per salire in Premier League. So che ho fatto degli errori come persona ma il mio atteggiamento verso l'errore è sempre stato di gratitudine. E' grazie all'errore che si diventa più bravi: i media vi mandano un'immagine di uomo perfetto, esente da errori, io credo che non esista modello più sbagliato. I bambini imparano a camminare cadendo e rialzandosi. La determinazione di imparare dai propri errori crea un carattere caparbio e ti educa alla crescita, in un processo di miglioramento perpetuo. Sbagliate, non abbiate timore di cadere in errore e quando vi capita riprovate finché non riuscite”. In chiusura di incontro, dopo le foto di rito e la consegna da parte del presidente Stefano Sardara della maglia biancoblu col numero 10, Gianfranco Zola è stato assediato dai ragazzi presenti che lo hanno tempestato di richieste con foto e autografi. Con un sorriso per tutti e tanta pazienza Zola ha accontentato tutti, regalando sorrisi.