Sutor, Recalcati si reiventa tuttofare per la salvezza
In una intervista alla Gazzetta dello Sport a firma di Luca Chiabotti, il coach della Sutor Carlo Recalcati descrive la sempre più critica siuazione del club marchigiano che ora dovrà fare i conti con la partenza di Josh Mayo alla volta di Roma.
Queste le parole del coach gialloblu:
"La situazione non è semplice, professionalmente non è il massimo quando ti trovi ad essere contento se i giocatori vengono ai-allenamento. E che la tua comprensione dei problemi della squadra e dello staff arriva al punto che quando avresti bisogno di spingere, di intervenire anche pesantemente sai che rischi di far saltare tutto. Io non voglio far saltare niente soprattutto per il pubblico che qui ha messo anche dei soldi per aiutare il club"
La cessione di Mayo "Scelta non tecnica, ma se deve servire perché vengano rispettati gli accordi presi verso gli altri giocatori non dico che va bene ma ne capisco la logica"
Mr.responsabilità "Qui devo fare cose che per me non farei mai, come bacchettare chi dovrebbe, al limite, bacchettare me, dire cose sgradevoli in pubblico che poi mi dispiace di aver detto. Ma ci sono professionisti venuti a Montegranaro perché c'ero io e ai quali, dopo i colloqui estivi col club, ho garantito per la società. Sento questa responsabilità"
Pochi controlli tante illusioni "I controlli, se ci sono, non funzionano. E' impossibile che situazioni come la nostra o quello che leggo, e mi fa molta tristezza, di Siena siano uscite all'improvviso. Noi professionisti del basket siamo sempre sotto un ricatto latente, non mi piace sentire che ci sono società che chiudono per ritorsione contro i giocatori che hanno lamentato il fatto di non essere stati pagati quello che era pattuito. Quando dicevo che il nostro movimento avrebbe dovuto ridurre il numero delle squadre professionistiche, di status e di fatto, è perché questa situazione crea dei disadattati. Meglio tagliare posti di lavoro prima piuttosto che creare illusioni e persone che credono di poter vivere di pallacanestro e poi non ci riescono".
Professionista "Mi girano un po' ma mi piace il mio lavoro: mi reputo un professionista a 360°. Ogni tanto mi scoraggio come tutti qui ma mi ricarico velocemente. Alla mia età ormai la cosa che conta di più è la salute e finché tiene nonostante i problemi, resisto. Ma sono contento di essere a fine carriera, sarebbe peggio fossi un giovane allenatore in questa pallacanestro"