Stefano Sardara "abbiamo difficoltà a ricostruire la nostra identità"

Fonte: gazzetta dello sport
Stefano Sardara "abbiamo difficoltà a ricostruire la nostra identità"

Stefano Sardara spiega alla Gazzetta dello Sport le difficoltà a ricostruire un'identità di squadra dopo l'abbandono di Travis Diener - che ha assicurato non sarà dopo 10 mesi dietro una scrivania il play aggiunto per i prossimi playoff - e l'arrivo di tanti nuovi giocatori. Lo fa comunque con due trofei in bacheca, in quella che rimarrà fin d'ora la stagione più vincente nella storia del club... questione di punti di vista, forse in Italia ci piace più scrivere e parlare di storie brutte che raccontare storie di successo.

"Il denominatore comune dei nostri problemi è la fatica di ricostruire la mentalità del gruppo" afferma Sardara alla vigilia del delicato match contro la Reyer Venezia. "Non parlo di relazioni tra i giocatori o col coach, l'atmosfera è ottima, c'è stata la scaramuccia con Sosa ma parliamo di sciocchezze. Il vero problema è che per noi è stato l'annus horribilis per quanto riguarda la ricostruzione della squadra che ha cambiato tutti gli stranieri e non abbiamo ancora una identità.

Se la domanda è se io e Sacchetti abbiamo discusso la risposta è sì. Ma lo abbiamo sempre fatto, con lui, Pasquini e tutti quelli che lavorano nel club che hanno idee diverse. Fino a oggi, la sintesi è stata la scelta vincente. Se la domanda è se Sacchetti resterà il nostro allenatore, la risposta è assolutamente sì.

Non abbiamo critiche tecniche da fargli: la nostra identità societaria si basa sul fatto che la gente venga al palazzo e si diverta e lo dobbiamo a Meo, punto. La sconfitta di Milano è stato un colpo dal quale stiamo ancora facendo fatica a riprenderci. Eravamo al top, convinti di aver raggiunto un livello per giocarcela alla pari, il k.o. ha fatto perdere molte certezze, anche eccessivamente.

La vittoria? E' certo una delle componenti del nostro progetto, non l'unica. La Dinamo a Sassari è in campo tutti i giorni in ogni direzione per creare un legame sociale con la gente che va oltre la partita. Il problema è che facciamo fatica a far capire a certi giocatori che qui si ride e si sta bene fino a un'ora prima della partita, poi bisogna indossare la maschera giusta, come ai tempi dei Diener. A uno con l'esperienza e la personalità di Logan non c'è bisogno di spiegarlo, ma non possiamo permetterci cinque Logan".