Severini, lo specialista in difesa che ama Tolkien

"Studio Lettere ed ogni giorno imparo da Green, Acker e Veikalas. Il segreto di questa Sidigas è la chimica"
24.03.2016 00:55 di  Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
Severini, lo specialista in difesa che ama Tolkien

E’ stata la sorpresa dell’ultimo turno di una Sidigas che dimostra di saper allargare ogni domenica il cast dei propri protagonisti. Giovanni Severini da Macerata, detto così potrebbe apparire il nome di un pittore rinascimentale. E forse di rinascimento si può parlare dopo una stagione, la scorsa, vissuta ai margini. Solo tre minuti giocati in 28 gare: “Non vedere il campo è dura. E’ stata però un’esperienza formativa” commenta il quasi 23-enne scuola Mens Sana Siena con cui ha esordito in A nel 2009-10. “Mi sono reso conto del livello necessario per giocare in questo campionato. Ho avuto dei modelli di lavoro e di persona importanti come Cavaliero e Lechthaler”. I segreti della svolta personale e di squadra: “La chiave è come sempre nella chimica. Lo scorso anno eravamo un gruppo ricco di talento. Adesso c’è qualcosa di più. Ci sono elementi più esperti che sanno essere d’aiuto alla squadra nei momenti difficili. C’è più complementarietà e soprattutto c’è gente che conosce la pallacanestro. Le vittorie aiutano, ma questo è un gruppo che sa creare un clima diverso anche fuori dal campo. Ho trovato quello spazio di cui avevo bisogno. L’allenamento è importante, ma serve a poco se non hai possibilità di metterlo in pratica”. Specialista difensivo, contro Bologna, partito in quintetto, ha saputo pungere anche in attacco: “Le doti difensive mi hanno permesso di guadagnarmi qualche minuto e su quelle che faccio affidamento. E’ ovvio che i minuti portano in dote un pizzico di sicurezza e qualche iniziativa in più anche in attacco”. I veterani non lesinano consigli: “In allenamento quelli più preziosi arrivano da Marques Green. Tutti sono abbastanza rispettosi del mio spazio e delle mie iniziative. Ovviamente sta alla mia intelligenza riuscire a carpire qualche segreto guardando gente come Acker, Veikalas e Green”. La consapevolezza di essere un giocatore di serie A: “Non è una questione di status, è una lotta continua per dimostrare che a questa categoria appartengo. Ne ho sempre avuto la convinzione. Dimostrarla sul campo la può solo rafforzare”. Il gruppo degli italiani è solido: “Con loro trascorro del tempo anche fuori dal campo. La novità di quest’anno è la presenza di Norcino e Parlato, due ragazzi di Avellino che mi hanno un po’ introdotto nel tessuto della città. L’ho conosciuta e vissuta di più grazie a loro”. In realtà di tempo libero Severini non ne ha molto. Studente di lettere moderne presso l’Università della propria città, vede nei suoi studi il futuro oltre il basket: “La fortuna della pallacanestro è che ti concede del tempo. Ho sempre amato queste materie fin della scuola. Ho studiato al Liceo scientifico ma avendo due genitori insegnanti di italiano ho coltivato sempre questa passione”. Tolkien l’autore preferito di Severini che prova a trarre giovamento dalla sinergia basket-studio: “C’è un’influenza reciproca. Lo stress per una partita ti allena a situazioni particolari come quello di un esame dove forse puoi avere un vantaggio rispetto ad un classico studente. La dedizione, la concentrazione, l’attitudine dello studente fa poi gioco anche nel lavoro in palestra”.