Sassari volta pagina. Sardara: 'Ricominciamo quasi da zero, ma con lo scudetto sul petto'

Fonte: nicola apicella - repubblica.it
Sassari volta pagina. Sardara: 'Ricominciamo quasi da zero, ma con lo scudetto sul petto'

Stefano Sardara, assicuratore nella vita ma ormai presidente a tempo pieno ("metto ciò che ho imparato nel mio lavoro al servizio del mondo sportivo") sta lavorando alla costruzione della nuova Dinamo. Offerte ne piovono a bizzeffe (intanto il primo colpo è il ritorno dell'ex Milano e Siena MarQuez Haynes) Sassari - che con lo scudetto si è assicurata il pass per la sua seconda Eurolega consecutiva - è diventata una piazza ambita. "E pensare che fino a qualche anno fa facevamo fatica a convincere i giocatori a venire da noi". Oggi invece succede l'esatto contrario, a Sassari si viene con entusiasmo, merito di una passione diventata mania (abbonamenti per la prossima stagione già esauriti) e di un sistema di gioco riconosciuto come vincente. Campioni d'Italia da poco più di una settimana ma già proiettati al futuro. Presidente Sardara, ha già realizzato cosa siete riusciti a fare oppure non le sembra ancora vero aver vinto lo scudetto? "Viviamo ancora in un frullatore di emozioni. Abbiamo voltato pagina, perché nello sport è necessario fare così, quando le cose vanno male ma ancor di più quando vanno bene. Certo si fa fatica a rendersi conto di aver vinto lo scudetto e di averlo fatto nell'anno in cui avevi già vinto Supercoppa e coppa Italia. Abbiamo fatto qualcosa di straordinario". Che resterà nella storia di Sassari e di tutta la Sardegna. "La Dinamo è diventato un fenomeno regionale, che ha fatto sistema da Sassari a Cagliari. Ormai è la passione di tutti. Due cose non dimenticherò mai dei festeggiamenti per lo scudetto: i tifosi che per ben quattro volte invadono la careggiata della superstrada Olbia-Sassari per bloccare il pullman e le diecimila persone in piazza a Sassari a festeggiarci". Cosa significa questo scudetto per la pallacanestro italiana? "Secondo me quest'anno è successo quello che il movimento del basket italiano deve augurarsi accada ogni tanto. Le metropoli, Milano in testa, saranno sempre le candidate alla vittoria, ma noi dobbiamo essere sempre qua a rompergli le scatole. La finale con Reggio è stato il miglior spot possibile per il basket. C'era tutto, una squadra con tanti italiani e tanti giovani, una squadra con tanto talento non italiano, il rispetto delle due tifoserie, delle due società, un pubblico magnifico. Poi ci sono quelle immagini meravigliose dei vincenti che vanno ad abbracciare e a consolare gli sconfitti, e la cosa che va sottolineata è che questo gesto lo fa Logan con Della Valle, il campione navigato che va dal ragazzo alla sua prima finale per dirgli che è solo l'inizio, una cosa meravigliosa". La stagione della Dinamo racchiusa in tre fotogrammi. "Il primo è l'ultima partita di Eurolega, giocata lo scorso dicembre in Russia contro lo Zalgiris e persa di uno. Quel giorno, complice anche alcune scelte forti del nostro coach, abbiamo dimostrato che stavamo diventando un gruppo. Il secondo fotogramma è la settimana prima della Final Eight di coppa Italia quando con l'arrivo di Kadji abbiamo completato la creazione del gruppo, il terzo è il tecnico dato a Sosa in gara 7 a Reggio Emilia (quando il giocatore della Dinamo ha reagito alla provocazione di un tifoso che gli aveva preso la testa tra le mani, ndr). Una decisione che è vero ci è costata sei punti ma soprattutto ha risvegliato l'orgoglio del gruppo. È lì che la finale è cambiata e abbiamo svoltato". In cinque anni dalla promozione in serie A allo scudetto. Cos'è oggi la Dinamo? "Fino a sei anni fa Sassari era una antica e nobile signora del basket, una semplice società sportiva. La Sassari di oggi è una vera e propria azienda che fa della parte sportiva il suo principale fulcro". Meo Sacchetti è il vostro allenatore da sei stagioni. È stato questo l'anno in cui le strade sono state vicinissime a dividersi? "Io e Meo abbiamo sempre avuto un rapporto tanto onesto quanto schietto. L'ultima è stata una stagione molto impegnativa e forse abbiamo avuto meno possibilità di mandarci a quel paese come abbiamo sempre fatto. Le classiche mezze parole, le cose non dette, hanno creato qualche mal di pancia che abbiamo risolto una settimana fa durante un trasferimento da Milano a Torino". Il vostro debutto in Eurolega non ha lasciato traccia (una vittoria e nove sconfitte). Qual è l'obiettivo per la vostra seconda volta nell'Europa dei grandi? "Vogliamo fare meglio e tecnicamente non credo sarà molto difficile visto lo tsunami sportivo dello scorso anno. I risultati non sono stati positivi, da un punto di vista societario però abbiamo imparato tanto e anche l'Eurolega ha valutato positivamente il nostro lavoro". La Sassari del futuro da cosa riparte? "Sappiamo di dover ricostruire, che la vittoria dello scudetto porterà via da Sassari giocatori attirati da offerte che non possiamo permetterci di pareggiare. Logan? Stiamo parlando, è uno dei giocatori che ci piacerebbe tenere ma anche lui ha vinto uno scudetto...". Non sembra però preoccupato più di tanto dal dover ripartire da zero. "Tutto quello che è stato fatto quest'anno lo abbiamo fatto con una squadra ricostruita per intero. Doveva essere l'anno zero, la stagione post Diener, invece abbiamo vinto tutto quello che c'era da vincere. È per questo che sono sereno, non vuol dire che rivinceremo tutto, magari non vinceremo nulla, ma sappiamo come si fa". Situazione palasport? "E' una priorità, ora andremo a modificare il progetto che era nato come 'Dinamo 2018' e che puntava alla costruzione di una società aziendale per il raggiungimento di qualche obiettivo sportivo. Li abbiamo raggiunti in anticipo, adesso ci dedichiamo anima e cuore alla nostra nuova casa".