Pietro Aradori "Nazionale gruppo unito e competitivo, altro che pippe intorno ai tre NBA"

Pietro Aradori "Nazionale gruppo unito e competitivo, altro che pippe intorno ai tre NBA"

"Fino a qualche anno fa sembrava che la Nazionale dipendesse dai tre giocatori NBA e gli altri 12 fossero solo "pippe". Oggi c'è un gruppo unito e competitivo: se qualcuno non vuole venire non è obbligato, basta che lo dica". Cominciamo al contrario, dalla chiosa finale dell'intervista che Pietro Aradori, un presente all'Estudiantes Madrid dopo aver cominciato la stagione al Galatasaray problematico di Ataman dopo un passato in cui ha giocato nelle migliori squadre italiane, accumulando anche un ricco palmarès, ha conceso a Luca Chiabotti della Gazzetta dello Sport. Perchè l'affermazione fatta da un giocatore maturo ed esperto come Aradori è un segnale a tutto il movimento: non si scherza più e basta personalismi in Nazionale. 

Soddisfatto della scelta di andare a giocare all'estero? "Si, volevo aprire la mia carriera a questa esperienza. non cercavo cose particolari, ma ho visto tanti stranieri venire a giocare in Italia e volevo provare."

Spagna e Turchia sono i due campionati più competitivi. "In Turchia ci sono stranieri fortissimi per le grandi disponibilità economiche dei clubs, in Spagna il livello è superiore. Il Barcellona ha già perso 6 partite, ma la differenza la fa l'organizzazione: impianti, pubblico, popolarità sono di altissimo livello, in Turchia giochi anche in palazzi con 1000 spettatori. Più 5 vs 5 però, mentre in Spagna il gioco è molto più veloce".

Differenze con l'Italia. "Devi essere pronto a tutto anche a quello che non ti aspetti. Se non lo sei all'estero ti mangiano: è un'esperienza che devi fare da giocatore già maturo".

Disponibile per fare i playoff in Italia? "Spero di farli in Spagna con l'Estudiantes, difficile ma non impossibile. Se finirò la stagione presto, vedremo".