Parrillo, da Moiano alla serie A: "Non mi pongo limiti"

"Ci sono diversi giocatori che potrebbero arrivare dalle serie minori. Forse non amano soffrire in panchina. Frosini e Menetti hanno creduto in me. Contro Avellino sarà dura ma vogliamo fermarla".
04.03.2018 09:44 di  Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
Parrillo, terzo in piedi da dx
Parrillo, terzo in piedi da dx

Guarda la fotografia sembra neanche un ragazzino. Jannacci forse l’avrebbe visto così: Salvatore Parrillo, 25 anni di Moiano, paesino del beneventano incastonato tra il Taburno ed il Partenio. Lui da quel ventre è partito dieci anni fa con la determinazione della gente di quella terra. La Coppa Italia di Firenze lo ha restituito come una delle sorprese nella sorpresa della sua Cantù. La fotografia è quella che ci ha girato il collega Rosario Pascarella e lo ritrae, neanche quattordicenne, alle finali Bam (l’attuale under 14) a Bormio con la canotta dell’Artus Maddaloni guidata da Nando Gentile, con assistente Gennaro Di Carlo (attuale coach di Capo d’Orlando) ed accanto ad un paffutello Alessandro Gentile come compagno di squadra.

Parrillo, quanti anni sono passati, oggi è lontana la sua Moiano…

Solo fisicamente. Tuttora mi sento di Moiano. Mio padre Adolfo è stato il mio primo maestro ad Airola. Poi il passaggio alla Artus Maddaloni e quella finale a Bormio. Il passaggio alla Juve Caserta è stata una fase di cambiamento. Vivevo nella foresteria. Ho tanti ricordi. Sono stati delle annate che non si possono dimenticare. Gli anni più importanti per la mia crescita”.

Il passaggio chiave della sua carriera è stato quello da Napoli a Reggio Emilia all’inizio del 2016. Ci racconta come si è concretizzato…

“Sono andato via molto giovane da Caserta. Ho scelto subito la strada delle serie minori. Volevo fare esperienza. Sono stati anni importanti, ricchi di soddisfazione, come quelli trascorsi a Ferentino. Nell’inverno del 2016 ero in serie B all’Azzurro Napoli. Reggio Emilia cercava un esterno per completare le rotazioni. Fortuna ha voluto che il direttore sportivo fosse Alessandro Frosini. Si ricordava di me e della nostra esperienza comune a Caserta. Ha suggerito il mio nome. Devo tanto a lui e a coach Menetti che ha deciso di rendermi subito partecipe. Passare dalla B alla A con un doppio salto e non essere un semplice numero ma entrare nelle rotazioni: è stata questa la svolta”.

Quanti Parrillo ci sono tra A2 e serie B che sono imbavagliati dalle norme sugli stranieri e/o dal poco coraggio delle società?

“Giocatori italiani bravi ce ne sono diversi. Molti preferiscono la platea dell’A2 o della B dove hanno tanto spazio. Non a tutti piace giocare poco o sacrificarsi senza giocare. Le difficoltà regolamentari per emergere in massima serie ci sono, è un dato di fatto, ma credo che i bravi cestisti alla fine riescano sempre ad emergere indipendentemente da tutto”.

In Coppa Italia avete entusiasmato. Che gruppo si sta formando a Cantù?

“Siamo uniti, compatti e focalizzati al nostro impegno settimanale. Fin qui è stata la chiave della nostra stagione”.

Le turbolenze economiche hanno destabilizzato l’avvio. Si è parlato spesso di italiani non trattati allo stesso modo degli americani. Ora com’è la situazione?

“Siamo partiti nel modo che conoscete tutti. Adesso si respira un’altra aria. Non possiamo lamentarci”.

Domenica troverà di fronte Filloy e Rich e molto probabilmente si troverà a confrontarsi direttamente con entrambi. Che gara e quali difficoltà si aspetta?

“Sarà una gara durissima soprattutto per noi esterni. Rich è il migliore realizzatore del campionato. Filloy è un punto di forza della Nazionale. Sappiamo di dover affrontare una squadra costruita per vincere. Avremo bisogno di 40 minuti di concentrazione, costanza ed aggressività in difesa. Se li lasciamo giocare possono farci molto male”.

Avellino prima in classifica, ma scontenta ed amareggiata dopo le eliminazioni premature in Champions e Coppa Italia. All’andata siete stati in corsa fino alle battute conclusive. Domenica sarà la volta buona per sgambettarla?

“In campionato siamo reduci da tre sconfitte consecutive. Un dato che è stato parzialmente cancellato dalla grandissima Coppa Italia. I numeri però sono lì e c’impongono di riprendere la marcia in casa”.

A 25 anni ha davanti a lei una carriera ancora da disegnare come se la immagina?

“Per raggiungere grandi risultati c’è bisogno di un grandissimo lavoro. Non mi pongo limiti, voglio provarci ogni giorno”.