Livio Proli: "Macché Messina, Banchi rimane con noi"

Livio Proli: "Macché Messina, Banchi rimane con noi"

Intervista di Roberto De Ponti del Corriere della Sera al presidente dell'Olimpia Milano Livio Proli che finalmente ha conquistato, dopo sei anni alal guida della società, l'ambito scudetto: «Finalmente sì, ce l'abbiamo fatta».

Che immagini si porta con sé della serata dello scudetto numero 26 dell'Olimpia? «Prima di tutto l'ultima. Il Forum deserto dopo l'impresa. Passata l'euforia, usciti tutti i tifosi, i giocatori, i protagonisti di una serata fantastica, mi sono seduto su una poltroncina del palazzo ormai vuoto e sono rimasto lì, un quarto d'ora, ad assaporare l'elettricità e il profumo che ancora si avvertivano nell'aria. Volevo stamparmi ben fissa nella mente ogni sensazione, ogni emozione. Momenti unici».

Poi? «Poi l'espressione del signor Armani, un uomo che ha vinto in tutto il mondo, ma che sembrava un bambino felice. Lui ha meritato più di tutti questo scudetto. E il grande abbraccio dei giocatori nello spogliatoio».

Non potevate non vincere, si diceva a inizio stagione. «Vincere non è mai facile, ne so qualcosa per esperienza  personale... E quando sei obbligato a farlo è ancora più difficile. Noi l'abbiamo fatto».

C'è stato un momento in cui ha pensato: oddio, qui finisce ancora come gli altri anni? «Sì, la sconfitta di Cantù prima di
Natale: sembravamo aver perso il bandolo della matassa».

Così vi siete regalati Hackett. «Una correzione che mi è costata un paio di viaggi notturni sull'Appennino. Siamo andati a prendere l'Mvp della scorsa stagione non per avere un Mvp in più, ma per ricreare i giusti equilibri nella squadra. E così è stato».

E quando invece ha pensato: questo scudetto lo vinciamo noi? «A posteriori sembrerà presuntuoso dirlo, ma l'ho pensato la notte dopo gara 5 persa con Siena. Ho visto come hanno reagito i giocatori, i messaggi che si sono scambiati. Ho capito che avremmo potuto anche perdere, ma che avremmo venduto cara la pelle».

Avete vinto una finale epica. «Onestamente? Non pensavo di soffrire tanto in finale, da tifoso avrei voluto restituire a Siena uno dei loro 4-0. Ne ero convinto, dopo gara 6 con Sassari. Con Siena invece mi si è resettata ogni sensazione. Però è vero, vincere così, allo spareggio, davanti a 12 mila tifosi impazziti, sì, è stata una sensazione inebriante...».

Il merito? «A tutti».

Troppo comodo. Faccia qualche nome. «Se devo scegliere, ne scelgo quattro. Il primo: Giorgio Armani. Il solo fatto di aver acquistato la squadra alla cieca, sei anni fa, quando avrebbe potuto farla fallire e rilevarla spendendo molto meno dice già tutto. Il secondo: Flavio Portaluppi, l'unico ad aver già vinto un campionato a Milano. Ha lavorato in silenzio e l'aver recuperato un pubblico tanto caldo vale quanto uno scudetto. Il terzo: Luca Banchi. L'abbiamo preso sulla base degli errori
precedenti, non bada all'estetica ma alla sostanza, in perfetto stile Armani e pure stile Olimpia. E il quarto naturalmente
è Alessandro».

Gentile, il capitano. «Il capitano e il trascinatore, nei momenti critici, della squadra».

È stato scelto nella Nba. Ha detto che per ora non pensa all'America. Però anche il Panathinaikos lo vuole. «Siamo una società solida, possiamo permetterci di dire che se vogliamo che un giocatore rimanga, rimarrà».

E voi volete che Gentile rimanga. «È evidente».

Sarà felice il suo procuratore. Mercato: come avete intenzione di muovervi, la prossima stagione? «Senza fretta, perché la struttura ora c'è. Credo che bastino due-tré innesti».

Pare che Joe Ragland, play di Cantù, sia pronto a spostarsi di qualche chilometro a sud. «Diciamo che Ragland ha un profilo che potrebbe fare al caso nostro».

Ha citato Luca Banchi. Sarà ancora lui l'allenatore dell'Olimpia? «E perché mai non dovrebbe esserlo? Ha un contratto biennale blindato, ha appena vinto lo scudetto. E lo sarebbe comunque anche se non lo avesse vinto».

Sono girate voci, durante i playoff... «...che ci hanno infastidito molto. Ettore Messina? Avevamo parlato con lui prima che ci mollasse per andare ai Lakers, due anni fa. Posso dire che all'epoca non fui contento. Invece sono entusiasta di Banchi. Un uomo vero».

Come si sente dopo aver battuto Siena? «Sollevato. L'abbiamo sconfitta prima che la battessero i tribunali. Se Siena
avesse vinto sarebbe diventata leggenda. Non potevamo permetterlo».

Le mancherà Siena? «La risposta è sì, mi mancherà. Come mancherà al basket italiano».

Mai pensato di provare a salvarla? «Il principio è giusto, perché giochiamo in un sistema. Ma i regolamenti non lo permettono».

Visto com'è andata, a Siena, si sente defraudato di qualcosa? «Forse un po', ma credo che più defraudate di tutti siano la città e la tifoseria senesi».