Juvecaserta, l'addio al campo di Vincenzo Esposito: «Basta smetto davvero»

El Diablo si confessa alla Gazzetta dello Sport
28.09.2014 11:37 di Matteo Marrello Twitter:    vedi letture
Fonte: La Gazzetta dello Sport ed. Campania
Juvecaserta, l'addio al campo di Vincenzo Esposito: «Basta smetto davvero»

El Diablo questa volta lascia davvero. Il PalaMaggiò, dove ha mosso i primi passi, sarà anche teatro dove calerà il sipario di una carriera fatta di grinta e talento. Vincenzo Esposito, dopo il fugace ritorno sui paquuet con la maglia dell'Andrea Costa Imola  durato 6 partite ed interrotto da un infortunio  lascia definitivamente il basket giocato e si dedicherà alla crescita del settore giovanile della Juvecaserta, oltre ad essere uno degli assistenti di coach Molin per la prima squadra.

Esposito non ha ripensamenti ed intervistato dalla Gazzetta dello Sport appare quello di sempre: coraggioso e diretto, così come è sempre stato anche in campo.

Questi i passaggi principali delle sue parole

Enzino «È dal 2009 che ho deciso di fare l'allenatore: nell'ultima stagione sono sceso di nuovo in campo con Imola, pur essendone il tecnico, a causa di un momento di difficoltà di un club a cui sono legatissimo, ma ho smesso da tempo. A 45 anni me la sono cavata benone. Enzino è sempre Enzino, nella mia carriera ho fatto cose che gli altri per metterle insieme non ci riusci- rebbero neppure in due vite» 

In Italia poca riconoscenza «In Italia c'è sempre poca riconoscenza verso chi ha fatto qualcosa di importante, conta più chi conosci che chi sei stato. Comunque, pensiamo al presente e all'occasione che mi hanno dato gli attuali patron della Juve».

Mancano progetti e coraggio  «I giocatori sono migliorati tanto dal punto di vista fisico, ma tecnicamente sono peggiorati. Di talenti come me se ne vedono ancora pochi. E quei pochi non vengono aiutati nella crescita. Mi spiego: c'è bisogno di tempo per formare un ragazzo, si deve avere il coraggio di metterlo in campo senza avere ripercussioni. Invece, ormai in Italia i progetti, salvo rarissime eccezioni, non esistono più. 

Nessuno vuole cambiare «(...)la sensazione è che nessuno voglia davvero cambiare: c'è sempre un motivo per cui si pensa a salvare i propri interessi invece di ragionare per il bene comune, ecco il motivo di tante regole 'strane'».

Il primo italiano in NBA «In tutto eravamo venti europei... Era un sogno giocare nella Nba, l'ho realizzato. Non fu facile, ma col tempo mi hanno apprezzato fino ad avere un minutaggio importante contro i Knicks dove feci 18 punti, record poi battuto da Bargnani. Resta un mondo a parte, dove la fortuna è fondamentale. Bisogna sperare negli incastri giusti. Prendete Belinelli, che ha cambiato un bel po' di squadre prima di trovare quella giusta, oppure Datome che a Detroit non ha trovato quello che si aspettava» .

Perchè sedersi in panchina «Perché vorrei insegnare basket come hanno fatto con me prima Tanjevic e poi Marcelletti. Ginocchia per terra, e tanti fondamentali. Hai voglia di passare ore davanti al video: se non hai la gente che ti fa canestro e che si inventa la giocata di classe, è tutto inutile. Io ho vinto le classifiche dei marcatori dalla A alla vecchia B-l : un motivo ci sarà, no? Ecco, quello di anomalo che c'è oggi è che c'è tanta quantità in palestra e tanta qualità al video: dovrebbe essere il contrario... ».