Il nuovo vate Sodini: "Abbiamo dimostrato di non essere una raccolta di figurine"

"Gerasimenko passionale come un uomo del sud, a volte meridionale di sé stesso. Avellino oggi è La bella addormentata ma vale la finale scudetto. Noi? Prima la salvezza, poi vedremo"
03.03.2018 12:29 di Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
Il nuovo vate Sodini: "Abbiamo dimostrato di non essere una raccolta di figurine"

di Massimo Roca

Marco Sodini, è uno dei personaggi del momento. La sua Cantù ha entusiasmato in Coppa Italia, eliminando Milano e sfiorando la finale nonostante un roster ridotto all’osso: un cambio di passo nella seconda parte del girone di andata contro tutti i pronostici della vigilia. La sosta ha aiutato il recupero degli acciaccati Thomas e Chappell ed ha rimesso nel gruppo anche il bomber Randy Culpepper dopo lo stop per la frattura al mignolo della mano forte che lo ha tenuto fuori nelle Final 8. Non sarà della contesa Crosariol ancora alle prese con i problemi alla schiena che potrebbero tenerlo a lungo fuori, mentre ci sarà il nuovo arrivo, l’ala americana Perry Ellis.

Sodini, la sua Cantù è cresciuta tanto. C’era solo necessità di una naturale amalgama o lei ha aggiunto un additivo segreto?

“Sono subentrato alla seconda giornata alla guida di un gruppo che non ho scelto. La situazione societaria iniziale ha stimolato la cementazione del gruppo. Ho cercato di proteggerli dai problemi esterni, tutelandoli per quanto mi era possibile. Ho trovato disponibilità e propensione alla competizione interna ed esterna che ha prodotto risultati assolutamente contro pronostico”.

Cosa proverete a trasferire in campionato della bella parentesi di Coppa?

L’atteggiamento e la capacità di competere con roster migliori dei nostri. La partita contro Avellino sarà una di queste. Abbiamo 11 partite da giocare: l’obiettivo resta la salvezza, non possiamo caricarci di altre aspettative. Se riuscissimo a conquistare quelle 2-3 vittorie in più, allora cominceremmo a parlare d’altro”.

Il tanto bistrattato Gerasimenko in tema di mercato sembra aver dato dei punti a fior fior di professionisti. Lui da appassionato di americani non ha fatto una semplice raccolta di figurine a quanto pare…

“E’ la prima stagione della sua gestione in cui il primo intervento di mercato arriva solo a fine febbraio. Da un lato sono riuscito a portare avanti un ragionamento di crescita interna, dall’altro

il mio vantaggio è forse stato quello di essere nato in un posto, Viareggio, in cui il basket non c’era. Aver allenato ragazzi lontani anni luce dai professionisti di serie A, mi porta a non lamentarmi se ho giocatori di talento da far coesistere. La chiave è stata dare delle gerarchie chiare e responsabilizzare tutti. Gerasimenko ha le sue idee che sono figlie anche di una cultura molto lontana dalla nostra. E’ un gruppo che sulla carta aveva delle lacune. Parte di queste lacune si sono trasformate in vantaggi, come quella di avere giocatori sotto taglia. Sicuramente abbiamo dimostrato di non essere una raccolta di figurine”.

Da cultore della letteratura, come definirebbe la Sidigas Avellino?

“In questo momento sembra “La bella addormentata nel bosco”. Quando si arriva a certi livelli bisogna tenere da parte le aspettative e concentrarsi sul presente. Lo staff tecnico ed il roster hanno le qualità per lottare fino in fondo anche per lo scudetto, ma bisogna lasciarli lavorare con serenità in una stagione lunga con impegni internazionali e con un roster in cui non tutti i giocatori sono dello stesso livello”.

Cosa apprezza di più dei suoi prossimi avversari?

Vado in controtendenza. D’Ercole e Zerini sono due giocatori che vorrei avere in qualsiasi mia squadra. Ottimi collanti e sempre disponibili a fare quello che l’allenatore gli chiede. Il giorno che a D’Ercole chiederanno di segnare più punti, segnerà anche più punti”.

Ad Avellino c’è un pizzico di delusione e preoccupazione nonostante il primato..

“E’ la squadra che ha prodotto la migliore pallacanestro nel girone di andata con il massimo rendimento chiudendo al primo posto solitario. L’incidente di Coppa Italia credo che abbia minato alla base un po’ di certezze e sia stato accolto non bene dall’ambiente che aveva delle aspettative, anche giuste. Arriveranno arrabbiatissimi”.

Sotto canestro avete gente di grande talento, sotto taglia, ma esplosiva ed in grado di aprire il campo. Sarà la chiave del match?

“Senza Crosariol abbiamo caratteristiche marcatamente di un certo tipo. Può esser una chiave quella di muovere Fesenko, di farlo uscire dall’area, ma credo che il match si deciderà sul perimetro pur essendo consapevoli che anche noi, nella nostra atipicità, abbiamo bisogno di equilibrio tra gioco interno ed esterno. Avremo la difficoltà di contenere Fesenko ed Avellino avrà la difficoltà di acciuffare Thomas che in posizione di 5 può metterla anche da tre punti”.

E stato assistente di diversi allenatori? Chi ha inciso maggiormente sul Sodini attuale?

“Sicuramente Marco Sodini, nel momento in cui si prende una propria strada si è in grado di gestire un gruppo in serie A. Se si è cloni di qualcun altro è tutto più difficile. Ho avuto grandissimi insegnamenti da ex giocatori quali Sandro Dell’Agnello e Lino Lardo e da Luca Banchi che reputo essere il miglior allenatore d’Europa”.

Il rapporto con Bolshakov: è stato suo assistente ora i ruoli si sono invertiti…

“E’ un ottimo rapporto. Lui è una persona amabile e rispettoso dei ruoli. La mia esperienza a Kiev anni fa come assistente mi aiutato nel rapporto. Nel momento in cui ha deciso di fare un passo indietro si è molto rasserenato. E’ un allenatore esperto, di vecchia scuola. I suoi sono occhi profondamente diversi dai miei e per questo forniscono spunti interessanti”.

Gerasimenko è davvero così male come si racconta?

“E’ una persona passionale ed appassionato di pallacanestro. Tende a prendere ad estremizzare le vittorie e le sconfitte, in questo senso è di difficile gestione. Se dipendesse da lui, giocherebbe! Lui a Cantù è come il dott. Cazzaniga di “Cosi parlò Bellavista” in casa propria con la moglie tedesca: Si è sempre meridionali di qualcuno e lui forse è qualcosa di più: è meridionale di se stesso”.