Hannah abbraccia Caserta: «Il posto ideale per vincere»

Il folletto ex Warriors ha subito fatto conoscenza con la piazza bianconera
Hannah abbraccia Caserta: «Il posto ideale per vincere»

Alla gazzetta di Caserta l'intervista a Stefhon Hannah, ex Warriors, a firma Domenico Pezzella.

«Non è stata una cosa molto difficile. Da quando Caserta ha contattato il mio agente c'è stata una corte spietata alla quale davvero non ho potuto o saputo dire di no. Mi è stato fatto capire tutti i giorni attraverso il giemme Atripaldi che questo era il posto giusto per me e per la mia decisione di venire a giocare fuori dai confini degli Stati Uniti». Queste le prime parole, queste le prime considerazioni di colui che nella prossima stagione avrà il compito di essere nello stesso momento e nello stesso campo, la mente ed il braccio di coach Lele Molin. Faccia assonnata per le tante ore di viaggio, ma idee chiare per Stefhon Hannah, che nel suo primo vero giorno da italiano, al suo primo vero giorno di scuola oltre l'oceano è stato letteralmente catapultato all'interno di un altro oceano, quello di folla che ha invaso la palestrina del Palamaggiò nel tardo pomeriggio, ma non per questo infuocato dal punto di vista delle temperature, di giovedì. Uno dei protagonisti più cercati da parte dei tifosi da quando è uscito dalla porta della sala clinic per essere presentato ufficialmente ai tifosi in un raduno davvero particolare e diverso dal solito. Occhi pesanti nella conferenza stampa della società con i media, vispi e pieni di vita quando varcando la soglia della predetta porta, si è ritrovato sommerso da applausi e cori per quello che, quindi, sarà il vero antipasto di una stagione che si preannuncia molto interessante. Una stagione a cui manca ancora un protagonista il cui nome, però, è quello di Carleton Scott. L'ex Gussing è stato ufficialmente inserito all'interno del roster bianconero dalle parole del giemme Atripaldi. Parole di elogio nei confronti del ragazzo e chiarificatrice in merito alla situazione di Jonusas che definitivamente andrà via («Purtroppo Jonusas non fa più parte del nostro progetto, cosi come purtroppo al momento la situazione contrattuale non è cambiata. Nei prossimi giorni proveremo a risolvere la questione nel miglior modo possibile»). Insomma come dicevano coach Molin e lo stesso Atripaldi, il posto giusto dove le motivazioni giuste possono fare la differenza... «Senza dubbio. Qui ho l'occasione di far vedere all'Europa ed il campionato italiano che tipo di giocatore sono e quali sono le mie qualità. Con questo non voglio assolutamente dire che sono un giocatore egoista, anzi sono un giocatore che si è sempre messo a diposizione della squadra per dare una mano. I conti personali, infatti, si faranno alla fine della stagione. Da questo pomeriggio, dunque, conta solo ed esclusivamente la maglia che indosso ed i colori della Juvecaserta. La società ha dimostrato di voler fare sul serio e noi che abbiamo accettato questa sfida, vogliamo fare altrettanto». Nel tuo curriculum ovviamente spicca il passato ai Golden State Warriors e quindi di conseguenza la tua reputazione da giocatore Nba. Trasportando questa cosa al di qua dell'oceano, pensa possa essere per te un motivo di piccola pressione in più in questa nuova avventura? «Assolutamente no. Il campionato che si gioca non fa differenza, quando si decide e si ha la possibilità di stare a certi livelli, la pressione non fa differenza. Non c'è un metro di paragone o una sorta di calcolo di maggiore o minore pressione. Sei un giocatore e sai che quando scendi in campo hai sulle spalle quella pressione costante di fare bene per te stesso, per il coach e lo staff che ti hanno dato fiducia, ma soprattutto per tutte le persone che di volta in volta sono sugli spalti ad applaudirti. Insomma America o Italia non fa differenza, la pressione è universale». Dulcis in fundo, sei arrivato nel giorno stesso del raduno. Praticamente sei stato catapultato dall'aeroporto fin dentro al Palamaggiò dove hai trovato il primo vero bagno di folla della stagione. Che impressione ti ha fatto? «Incredibile. Mi avevano accennato che ci sarebbe stata tanta gente, ma non cosi tanta. Vederli tutti li sotto quando ci hanno chiamato uno per uno è stato davvero impressionante. Si nota immediatamente che si tratta di una città con una forte passione ed un forte amore per questa squadra e questo sport». E come nel giorno della presentazione, quale il primo obiettivo di questa avventura? «Fare bene per Caserta, per la città, per tutti coloro che mi hanno voluto ed ovviamente vincere il maggior numero di partite possibili».«Non è stata una cosa molto difficile. Da quando Caserta ha contattato il mio agente c'è stata una corte spietata alla quale davvero non ho potuto o saputo dire di no. Mi è stato fatto capire tutti i giorni attraverso il giemme Atripaldi che questo era il posto giusto per me e per la mia decisione di venire a giocare fuori dai confini degli Stati Uniti». Queste le prime parole, queste le prime considerazioni di colui che nella prossima stagione avrà il compito di essere nello stesso momento e nello stesso campo, la mente ed il braccio di coach Lele Molin. Faccia assonnata per le tante ore di viaggio, ma idee chiare per Stefhon Hannah, che nel suo primo vero giorno da italiano, al suo primo vero giorno di scuola oltre l'oceano è stato letteralmente catapultato all'interno di un altro oceano, quello di folla che ha invaso la palestrina del Palamaggiò nel tardo pomeriggio, ma non per questo infuocato dal punto di vista delle temperature, di giovedì. Uno dei protagonisti più cercati da parte dei tifosi da quando è uscito dalla porta della sala clinic per essere presentato ufficialmente ai tifosi in un raduno davvero particolare e diverso dal solito. Occhi pesanti nella conferenza stampa della società con i media, vispi e pieni di vita quando varcando la soglia della predetta porta, si è ritrovato sommerso da applausi e cori per quello che, quindi, sarà il vero antipasto di una stagione che si preannuncia molto interessante. Una stagione a cui manca ancora un protagonista il cui nome, però, è quello di Carleton Scott. L'ex Gussing è stato ufficialmente inserito all'interno del roster bianconero dalle parole del giemme Atripaldi. Parole di elogio nei confronti del ragazzo e chiarificatrice in merito alla situazione di Jonusas che definitivamente andrà via («Purtroppo Jonusas non fa più parte del nostro progetto, cosi come purtroppo al momento la situazione contrattuale non è cambiata. Nei prossimi giorni proveremo a risolvere la questione nel miglior modo possibile»). Insomma come dicevano coach Molin e lo stesso Atripaldi, il posto giusto dove le motivazioni giuste possono fare la differenza... «Senza dubbio. Qui ho l'occasione di far vedere all'Europa ed il campionato italiano che tipo di giocatore sono e quali sono le mie qualità. Con questo non voglio assolutamente dire che sono un giocatore egoista, anzi sono un giocatore che si è sempre messo a diposizione della squadra per dare una mano. I conti personali, infatti, si faranno alla fine della stagione. Da questo pomeriggio, dunque, conta solo ed esclusivamente la maglia che indosso ed i colori della Juvecaserta. La società ha dimostrato di voler fare sul serio e noi che abbiamo accettato questa sfida, vogliamo fare altrettanto». Nel tuo curriculum ovviamente spicca il passato ai Golden State Warriors e quindi di conseguenza la tua reputazione da giocatore Nba. Trasportando questa cosa al di qua dell'oceano, pensa possa essere per te un motivo di piccola pressione in più in questa nuova avventura? «Assolutamente no. Il campionato che si gioca non fa differenza, quando si decide e si ha la possibilità di stare a certi livelli, la pressione non fa differenza. Non c'è un metro di paragone o una sorta di calcolo di maggiore o minore pressione. Sei un giocatore e sai che quando scendi in campo hai sulle spalle quella pressione costante di fare bene per te stesso, per il coach e lo staff che ti hanno dato fiducia, ma soprattutto per tutte le persone che di volta in volta sono sugli spalti ad applaudirti. Insomma America o Italia non fa differenza, la pressione è universale». Dulcis in fundo, sei arrivato nel giorno stesso del raduno. Praticamente sei stato catapultato dall'aeroporto fin dentro al Palamaggiò dove hai trovato il primo vero bagno di folla della stagione. Che impressione ti ha fatto? «Incredibile. Mi avevano accennato che ci sarebbe stata tanta gente, ma non cosi tanta. Vederli tutti li sotto quando ci hanno chiamato uno per uno è stato davvero impressionante. Si nota immediatamente che si tratta di una città con una forte passione ed un forte amore per questa squadra e questo sport». E come nel giorno della presentazione, quale il primo obiettivo di questa avventura? «Fare bene per Caserta, per la città, per tutti coloro che mi hanno voluto ed ovviamente vincere il maggior numero di partite possibili».