Ettore Messina "sempre tante aspettative sulla Nazionale Azzurra"

Ettore Messina "sempre tante aspettative sulla Nazionale Azzurra"

Ettore Messina ha rilasciato una bella intervista alla Gazzetta del Sud per la firma di Paolo Cuomo. Ovviamente i temi caldi sono tanti, nel mondo del basket di Messina: Nazionale Azzurra, Italia, NBA, il confronto tra le due sponde dell'Atlantico...

L’Italia potrà arrivare alla finale di Lille, centrando così la qualificazione a Rio? «Le aspettative sono tante e il gruppo ha molte potenzialità. Bisogna però avere rispetto delle avversarie: Francia, Spagna e Serbia sono forti e competitive e per gli azzurri, se facciamo una valutazione realistica, la finale è un traguardo difficile da raggiungere. I nostri migliori giocatori si ritrovano tutti insieme per la prima volta e ci vuole un po’ di tempo per raggiungere gli automatismi. Quindi un grande risultato sarebbe di sicuro la qualificazione al torneo preolimpico, cioé un piazzamento tra le prime sei».

Il quartetto NBA per fare la differenza deve... «Spesso ci vuole poco per ottenere il massimo, come un passaggio in più o un movimento difensivo ben fatto. È un gioco a incastri. Tanti azzurri danno il meglio con il pallone in mano, ma il pallone è uno solo. E sarà pure importante l’adattamento alla situazione di altri elementi cardine come Gentile e Hackett».

L’atipicità, l’atletismo e le tante soluzioni tattiche saranno il nostro apriscatole o agli azzurri servirà altro? «La versatilità è senz’altro la forza della Nazionale. Piccoli che sanno giocare vicino a canestro, lunghi che tirano da tre punti e sono difficili da marcare. L’assenza di un centro di peso? È un ritornello che sento spesso, ma la coppia Cervi-Cusin offrirà il necessario contributo di intensità e il settore dei “mezzi lunghi” è una garanzia».

Com’è il bilancio dopo la prima stagione, impreziosita dall’emozione delle due vittorie da capo allenatore contro Indiana e Memphis? «Estremamente positivo per l’ottimo inserimento, le responsabilità che mi sono state date, l’orgoglio di far parte di questo club così prestigioso. Tanti infortuni non ci hanno permesso di arrivare in alto, ma per il futuro sono rimasti atleti importanti e la ricostruzione che è stata avviata ha basi parecchio solide».

Ecco, il futuro. Come si sussurra da tempo, la sostituzione della leggenda Popovich è il dolce finale che la attende, oppure per lei potrebbe anche esserci la panchina di un’altra franchigia (e già nello scorso aprile è stato tra gli autorevoli candidati per i Thunder di Durant). «È una previsione benevola che, un giorno, possa prendere il posto di Popovich: non è infatti automatico che sia io il candidato alla sua sostituzione. “Pop” ha un contratto pluriennale e ci sono giocatori che hanno deciso di venire agli Spurs proprio perché ci sarà lui. Quindi l’argomento non si pone e, soprattutto, è fuori dal mio controllo. Se, invece, un altro club dovesse interessarsi a me, sarei pronto a discuterne con lo stesso coach e il gm Buford per individuare la soluzione migliore per tutti».

Sassari scudetto è la splendida realtà, Milano l’eterna incompiuta, Reggio Emilia “made in Italy” la rivelazione: ma Ettore Messina nel futuro del basket tricolore cosa vede? «Un confortante ribollire. Provando a non parlare solo di budget. Una società che in passato ha vinto tanto come la Virtus Bologna si sta consolidando, una piazza storica come Torino è appena tornata in A e proverà a compensare la perdita di Roma. E in A2 riecco Treviso, Siena, Fortitudo e Rieti in un bel tentativo di rinverdire i fasti del passato. Il basket rispecchia il Paese in cui viviamo, dove per il cambio di passo sono determinanti l’energia, il coraggio e la coesione. E se anche a livello politico si riuscisse a seguire la strada della solidarietà e del rispetto delle regole, ne beneficerebbero anche altri settori, a cominciare dallo sport».

In Europa il livello tecnico ed economico è in una fase di crescita inarrestabile e lo dimostra il flusso continuo di atleti che varcano l’oceano e riescono anche a dominare. Ma due team che lei conosce bene, il Real Madrid campione di Eurolega e il Cska Mosca, quante partite potrebbero vincere nella Nba? «Bella domanda. Dopo aver visto da vicino come si lavora nella Nba e confrontando l’aspetto tecnico, atletico e fisico, mi vien da dire che sarebbero in grado di giocarsela con gran parte delle 30 squadre. Però lo sforzo e l’intensità che richiedono 82 partite di regular season, alla lunga potrebbe farle apparire diverse da quelle che in realtà sono. Quindi, è soprattutto in alcune fasi della stagione, come all’inizio quando sono in calendario le amichevoli contro i club europei, che il divario diminuisce».