Basketball Jones, Bobby parla di Virtus Roma e di una vita nel basket

Basketball Jones, Bobby parla di Virtus Roma e di una vita nel basket

Bobby Jones, protagonista nella Virtus Roma in poco più di due stagioni, tra il 2012 e il 2015, si è lanciato anima e corpo nella carriera di regista con un documentario - Basketball Jones: The Overseas Journey, disponibile sulla piattaforma Vimeo on demand - che racconta proprio le avventure europee di un manipolo di «esiliati», comprese le vecchie conoscenze di Roma Mbawke, Goss, Baron e Hosley. Intervistato da Davide Di Santo de Il Tempo, parla di sè, del film, della Virtus Roma, delle probabilità di un ritorno sul parquet.

La Virtus per motivi di bilancio e di costi ha scelto di iscriversi al campionato di A2. Cosa ne pensa?

«Penso che è davvero una brutta notizia ma che, allo stesso tempo, la direzione della società non dipende dalle mie decisioni. Mi piacerebbe che la situazione fosse diversa, ma non è questo il caso. Auguro il meglio per i tifosi e per chi giocherà nella prossima stagione».
Cosa vuole dire ai tifosi della Virtus?

«Di continuare a combattere e supportare la squadra, non importa in quale divisione giochi. Restate fedeli ai vostri colori, le cose andranno meglio».

Sul suo blog campeggia una frase di George Clooney: «Fare i registi è grandioso. Meglio essere il pittore che il quadro». Così Bobby Jones ha lasciato - temporaneamente - il campo di gioco per la sedia da regista. Un passaggio non scontato per uno sportivo.
Com’è nata questa passione?

«Da bambino, ho sempre amato il cinema e la televisione. Andavo sempre a vedere i film, anche nei drive in che adesso non esistono più. I miei registi preferiti sono Spike Lee, Steven Spielberg, Martin Scorsese e Quentin Tarantino».
Lei è nato a Crompton, California, come le sorelle Williams.

«Venus and Serena vivevano vicino casa mia e i nostri quartieri sono molto simili. Crompton è un posto pericoloso, è vero, ma al suo interno ci sono anche zone sicure».
Talvolta i media e i tifosi europei etichettano i giocatori stranieri come mercenari. Cosa c’è di vero?

«Ognuno ha la sua opinione su chi viene da fuori ma io spero che il mio documentario aiuti la gente ad andare oltre le apparenze e a non giudicare i fatti senza conoscerli».
In generale, è meglio essere «uno dei tanti» negli Stati Uniti o una stella in un campionato periferico?

«Questo ai giocatori non importa. Quando sei giovane fai di tutto per restare in America. Ma quando diventi più vecchio vuoi soltanto giocare. Ed essere pagato».
Cosa le è mancato per sfondare nell’Nba? Ha qualche rimpianto?

«La vita è tutta una questione di tempismo. Sono contento di aver avuto la possibilità di giocare in Nba e in Europa. Ma nella vita le cose non vanno sempre come vuoi tu. Non rimpiango niente ma quando sei giovane hai un atteggiamento mentale diverso rispetto a quando sei più maturo e fai scelte che con più esperienza non avresti fatto».
Lei ha intervistato moltissimi giocatori e giocatrici professionisti di basket. Cosa le è rimasto?

«Ho capito il perché alcuni americani ce la fanno ed altri no. Non basta essere un buon giocatore, un professionista fa molti sacrifici pur di sostenere la propria famiglia spesso rimasta negli Usa. Ma se si è fortunati, il viaggio in Europa rappresenta il riconoscimento di un’intera carriera».
In Italia lei ha giocato in diverse piazze. Cosa ha imparato «Basketball Jones» da queste esperienze?

«A Teramo ho imparato molto dell’Italia, della sua gente. A Montegranaro, nelle Marche, ho capito che puoi essere puniti per cose che non hai commesso. A Forlì ho imparato che non bisogna mollare mai, perché se non ti arrendi quando le cose vanno male sicuramente farai un grande finale di stagione. Poi c’è Pistoia. Lì ho imparato ad amare i tifosi per la loro grande energia. E ad amare Firenze, bellissima. E poi Roma, che ha una storia incredibile. E una bellezza che toglie il fiato».
L’ex gm della Virtus Nicola Alberani, suo punto di riferimento in Italia, è passato ad Avellino. Anche Caserta la vuole. C’è la possibilità di vederla ancora giocare in Italia?

«Tutto è possibile ma ho bisogno di tempo per decidere quale sarà il mio futuro nel basket. Devo considerare diversi elementi ma tornerò a giocare».