Armani Junior Milano, parla Giosuè Hamadi : "Siamo un gruppo con molti classe '96, ma questo per noi non è un anno di passaggio. Vogliamo essere ancora protagonisti"

Fonte: Ufficio Stampa FIP
Giosuè Hamadi
Giosuè Hamadi

Due scudetti giovanili in bacheca, quello Under 15 nel 2011 e quello Under 17 nel 2013, e un miglioramento esponenziale che l'ha portato lo scorso novembre alla prima presenza in Serie A. “Essere nello spogliatoio, riscaldarsi, scendere in campo, giocare con la prima squadra, è un riconoscimento per i sacrifici svolti”, dice Giosuè Hamadi, la guardia classe '96 che dai primi canestri a Siracusa, dove è nato, poi a Vittuone e infine a Milano, ha stagione dopo stagione aumentato la sua passione per la pallacanestro, fino a farne al tempo stesso sogno di ragazzo e obiettivo professionale.

Venite da una vittoria agevole sul College Borgomanero. Un turno “tranquillo”, in un Girone che mette in palio 3 qualificate dirette alla Finale Nazionale. Ma insieme all'Armani Junior Milano, per questi posti ci sono anche Cantù, Loano e Biella. Chi rischia di rimanere fuori?
È, e sarà fino all'ultima giornata, una bella lotta. Noi abbiamo fatto dei passi falsi, abbiamo commesso errori in gare che dovevamo vincere. Così come Biella. Ora dobbiamo rimanere concentrati e sperare che anche le altre inciampino.

Siete una squadra giovane, composta quasi esclusivamente da classe '96. Quest'anno però non avete nel roster un playmaker di alto livello come Navarini, passato in DNB con Legnano. Cosa vi aspettate da questa stagione?
Pur essendo, insieme a Cantù, fra le squadre più “piccole” della DNG, non consideriamo questo come un anno di passaggio. Stiamo crescendo tanto come singoli e come squadra, e il campionato di DNC ci sta dando esperienza, come è normale che sia quando affronti cestisti senior. All'inizio dell'anno non avevamo chissà quali aspettative sul campionato Under 19, ma stiamo avendo dei risultati importanti, e vogliamo continuare a migliorare.

Qual è la forza dell'Armani Junior Milano, e dove invece dovete ancora migliorare?
Storicamente il nostro gruppo basa la sua forza sulla difesa, che credo anche quest'anno sia fra le migliori del campionato. Ci aiutiamo tutti, e dal rimbalzo difensivo o dalla palla rubata, sappiamo partire in contropiede e correre bene. Ci stiamo rendendo conto che quando non ci passiamo molto la palla, perdiamo di concretezza e diventiamo contratti in attacco; forse questo è l'aspetto su cui dobbiamo ancora lavorare.

Torniamo allo scudetto Under 17 di Porto S.Elpidio. Sei stato un grande protagonista di quella settimana, che ricordo hai?
É stata una settimana pesante, ma l'abbiamo affrontata alla grande. Conoscevamo tutte le squadre ma ogni partita è una sorpresa. A parte il passo falso con Loano, ad ogni match trovavamo più confidenza. Sapevamo che ogni partita poteva essere l'ultima, o rappresentare un altro passo verso il nostro obiettivo: lo scudetto. Da parte mia, sono orgoglioso di quell'esperienza, e molta di quella fiducia mi è arrivata dai compagni, che mi hanno caricato e responsabilizzato, ogni giorno.

Sei nato a Siracusa, poi trasferito a Vittuone ed ora a Milano. Cosa vuol dire per te la parola “casa”?
È da 14 anni che gioco a basket. Prima, ovviamente, era un passatempo. Poi con il campionato Under 14 mi sono rapportato con squadre vere. E ho deciso che volevo essere parte di questo mondo. Arrivare a Milano ha rappresentato un punto di svolta nella mia vita, sono cresciuto e continuo a crescere tanto. Se penso alla casa, penso al PalaLido, ai miei allenatori, ai miei compagni.

Da dove viene quell'”H” del tuo cognome?
I miei genitori sono argentini, di Buenos Aires. Non ho ancora visitato l'Argentina, spero di andarci presto.

Cosa c'è nel tuo futuro?
Il sogno è diventare un professionista. Il lavoro, i sacrifici, la passione, sono tutti convogliati nella pallacanestro. Ma non voglio lasciare gli studi. Ho deciso la facoltà che voglio fare: architettura, indirizzo interior design. Spero di poter portare avanti entrambe le cose.