Nella NBA i contratti televisivi locali fanno la differenza tra le franchigie
(Il Sole 24 Ore). Con le finali di Conference in fase svolgimento per conoscere le partecipanti all'edizione 2018 delle Finals Nba - Boston contro Cleveland e Golden State contro Houston - la pallacanestro americana guarda con attenzione le due facce della medaglia legata agli introiti televisivi. In una lega dove pure nei cosiddetti «small market» si possono costruire squadre competitive, i contratti «locali» (firmati individualmente) sono la cartina tornasole di come in Nba il divario tra le grandi franchigie e quelle appartenenti a realtà con una minore presenza mediatica sia sempre più ampio.
Tutto questo in uno scenario che vede la stessa Nba titolare del secondo contratto televisivo collettivo più ricco tra gli sport professionistici. Tre delle prime cinque squadre per introiti da accordi regionali sono fuori dai playoff; i campioni in carica sono fuori dalla top 10 e l'effetto Lebron James tiene Cleveland in linea con le «big» del principale torneo di pallacanestro al mondo. L'escalation inizia nel 2011, con una sorta di vitalizio presentato da Time Warner Cable ai Los Angeles Lakers: 4 miliardi di dollari in vent'anni, una media di 200 milioni a stagione con un'opzione per ulteriori cinque anni alla stessa cifra. Una media, appunto, perché di fatto le cifre variano di anno in anno. Il primo assegno recapitato alla franchigia è stato di 122 milioni di dollari, quindi è prevedibile un balzo oltre i 200 milioni negli anni a seguire. E parliamo sì di un team e di un brand che in quanto ad appeal mediatico hanno poco da invidiare al resto del mondo, ma un anno prima della firma del contratto i Lakers erano i detentori del titolo Nba. Oggi non marcano presenza in post-season dal 2012. Sono pur sempre i Lakers, però, così come New York è sempre New York.
Basta il nome per trovare l'altro contratto a nove cifre, firmato dai Knicks con MSG Network (pari a 100 milioni di dollari), ma è evidente che il trasferimento a Brooklyn sia servito anche ai Nets, che di milioni ne portano a casa oltre 40 da Yes Network. Circa dieci milioni in più di Golden State e circa due milioni in più di Cleveland, rispettivamente finalista vincente e perdente delle ultime Finals. Due top team con un appeal non paragonabile alle grandi storiche di questo sport. Il contratto da 30 milioni annui firmato nel 2010 dai Warriors con Nbc, cifra che tiene i campioni Nba fuori dalle prime dieci franchigie per ricavi tv locali, va chiaramente in controtendenza con la cassa di risonanza che Stephen Curry e compagni sono riusciti a creare nel corso degli ultimi anni. Se da un lato Golden State è prima per merchandising venduto in tutta la lega, dall'altro lato il contratto con Nbc è ancora quello siglato otto anni fa, quando l'exploit delle ultime stagioni era ancora in cantiere. Peccato per la franchigia californiana che, da quanto filtra, i termini dell'accordo non potranno essere ridiscussi prima del 2020. Quindi andranno avanti con queste cifre, che restano comunque superiori a quelle di gran parte della lega.
Le ultime sei non riescono a ottenere complessivamente quanto i Knicks e tra queste troviamo Milwaukee, qualificatasi ai playoff quest'anno, e Memphis, fanalino di coda dell'intera Nba con 9,4 milioni ricavati dalle tv locali nell'ultimo anno. Ma l'Nba, dalla stagione 2016/17, può contare anche sul secondo contratto televisivo più remunerativo nel mondo degli sport, a livello collettivo. Fino alla stagione 2024/25 riceverà infatti 2,6 miliardi di dollari annui (1,4 da Espn e 1,2 da Tnt) per un totale di 24 miliardi nei nove anni previsti dall'accordo. Eppure non bastano per permettere a tutte e trenta le franchigie di chiudere i conti in parità: nel 2017 in nove hanno chiuso i bilanci in rosso, chiaramente tutte provenienti da «small market» e con ricavi da tv locali al di sotto della media di lega. Almeno il contratto collettivo, per l'Nba, è tra i più ricchi della storia.
L'unica lega a guardare la Nba dall'alto in basso rimane la Nfl, che fino al 2022 prenderà 4,5 miliardi di dollari a stagione Cbs, Fox, Nbc e Espn. Questione di audience. Basti pensare a quanti spettatori porti in dote il solo atto finale dei due tornei: il Super Bowl ha avuto una media di 103,4 milioni di spettatori lo scorso 4 febbraio (rating in calo rispetto alle ultime otto stagioni), le Finals della Nba invece hanno raggiunto una media di 20 milioni per la prima volta solo nel 2016 e, dopo il record della scorsa edizione, il commissioner della National Basketball Association Adam Silver si augura un nuovo balzo in avanti. In attesa di conoscere i nomi delle prossime sfidanti, con un possibile re-match tra Golden State e Cleveland ancora all'orizzonte.