Lega A - Dentro la crisi di Avellino: il secondo tempo, i lunghi e le difficoltà dei veterani

La Sidigas ha cambiato volto nel girone di ritorno: da squadra cinica a formazione che si sfalda nella ripresa.
07.03.2017 18:00 di Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
Lega A - Dentro la crisi di Avellino: il secondo tempo, i lunghi e le difficoltà dei veterani

Quattro sconfitte consecutive tra campionato e coppe (Sassari, Brescia, Venezia e Varese) a cui si aggiungono le due sconfitte esterne di Torino e Pistoia in avvio di girone di ritorno. Sembra lontanissimo quel lunedì 30 gennaio. La squadra che superò quella sera i campioni d’Italia sembra evaporata. Crisi tecnica o fisica? Forse entrambe. Il calo di rendimento dei nonnetti terribili, Green e Leunen, ha creato i primi scompensi. Da un lato la gestione dei finali punto a punto, dall’altra le difficoltà sotto canestro sia offensive che difensive contro l’atletismo dei lunghi avversari acuite sia dall’assenza di Cusin che dalle difficoltà difensive di Fesenko. L’ucraino peraltro non sta brillando per concretezza in attacco facendo aleggiare sul Del Mauro lo spettro di un Ivan Buva forse accantonato fin troppo frettolosamente da coach e diesse nel mercato estivo e magari più consono alle caratteristiche tecniche del resto del gruppo. A ciò si aggiungono talune scelte di Sacripanti, l’ambientamento di Logan e le prestazioni ondivaghe e non sufficientemente determinanti di Randolph e Thomas. Nelle prime sei giornate del girone di ritorno Venezia ed Avellino, seconde in classifica, sono quelle che vantano il record peggiore: due vittorie e quattro sconfitte. La Scandone non vince in trasferta dal derby di capodanno a Caserta. Contro Varese si è materializzato, ancora una volta, un calo nella ripresa. Dopo il terzo quarto di Pistoia e l’ultima frazione record di Venezia in Champions (solo quattro punti) si è registrato un secondo tempo da dimenticare. E’ la terza volta che accade in campionato, la seconda consecutiva: la Sidigas perde la bussola dopo aver chiuso avanti all’intervallo lungo. E’ successo nel punto a punto casalingo contro Venezia nel girone di andata e nella trasferta di Brescia, senza considerare l’andata di Champions ancora contro Venezia. Considerando i finali dei singoli quarti, Avellino ha spesso indirizzato il match nella seconda frazione (29 “punti” guadagnati considerando solo i finali del secondo periodo) dopo partenze a rilento (appena 16 punti nel primo quarto, chiuso in vantaggio solo cinque volte nel girone di andata). Nel secondo tempo è spesso venuto fuori il killer instinct di Avellino. Nel girone di andata solo in due circostanze si è registrato un parziale contemporaneamente negativo sia nel terzo che nel quarto periodo. E’ accaduto contro Torino e Brindisi, ma in entrambe le situazioni i biancoverdi hanno saputo portare a casa il risultato gestendo il +10 all’intervallo lungo. Discorso completamente diverso nelle quattro sconfitte del girone di ritorno: i parziali di terzo e quarto periodo sono stati tutti a svantaggio della Scandone. Nell’ultimo quarto sta venendo meno l’apporto di Marques Green. Se il calo di condizione di Leunen è quello più impietoso, forse è la gestione nel punto a punto finale del play di Philadelphia ciò che sta mancando. A Brescia solo quattro minuti sul parquet nell’ultimo quarto. Domenica scorsa Sacripanti lo ha tenuto addirittura in panchina per tutti i dieci minuti: non era mai successo in questa stagione. Green e Logan in panca contemporaneamente. Scelte dettate dalle condizioni del play, dal minutaggio del nuovo arrivato concentrato nei primi tre quarti (26 dei 29 minuti giocati) e dagli accoppiamenti difensivi sulle ali avversarie. Le cifre però sono impietose: nelle 13 volte che in campionato Green ha giocato almeno sei minuti nell’ultimo quarto, undici volte la Scandone ha portato a casa la vittoria.