La pallacanestro trova le presenze per tornare sport nazionale numero 2 ma...

Fonte: Gazzetta dello Sport
La pallacanestro trova le presenze per tornare sport nazionale numero 2 ma...

Partiamo dai 6297 spettatori del Paladesio, domenica nel derby con Milano. Per Cantù si tratta del record di ogni tempo. Poi ci sono i 4840 di Varese, top stagionale. Avanti ancora: 3500 a Venezia, 3600 a Pistoia, 3200 a Cremona. Più o meno ciò che i rispettivi vetero-palasport riescono a contenere. A Bologna è meno faticoso salire a carponi sugli Asinelli che trovare un biglietto al Paladozza quando c’è la Virtus. Il PalaGeorge di Brescia è già sold-out per la sfida di domenica contro Milano. E che dire dei 7000 di Trieste che hanno animato il derby di A-2 contro Udine? Dietro al dio calcio, numeri alla mano, c’è la palla a spicchi. Gravata però dall’atavica sensazione di non riuscire a sprigionare tutto il proprio potenziale. Ci confidò sconsolato l’a.d. di Reggio Emilia Alessandro Dalla Salda, due anni fa prima della finale scudetto con Milano: «Abbiamo ricevuto 50 mila richieste, potremmo riempire uno stadio». E invece pochi eletti furono stipati nel vetusto PalaBigi. La passione ha bisogno di spazi. Il problema è che i club sono costretti a muoversi in una palude, quella della burocrazia locale, specchio deformante di interessi contrapposti, immobilismo e, a volte, inettitudine (studiatevi il caso Palalido, o quelli di Venezia e Pistoia). E anche la giravolta della Fip lascia perplessi: aveva imposto 5000 posti nei playoff, poi si è rimangiata tutto. Dimenticando che gli stimoli aiutano a crescere. E mentre ognuno galleggia dentro alle proprie verità, restiamo al punto di partenza.