Muggia, la parola a Elena Capolicchio

Fonte: Ufficio Stampa Pallacanestro Interclub Muggia
Muggia, la parola a Elena Capolicchio
© foto di Foto Sergio Verzier

Di primo acchito, parlare con lei ti dà la sensazione di interloquire con una persona timida e introversa. Dopo 15 secondi circa e un paio di battute spese, ti accorgi che quella stessa sensazione è decisamente sbagliata, perché davanti ti ritrovi un tipino che non fa assoluta fatica nello svelare la propria vera natura, anche davanti agli “sconosciuti”.

Elena Capolicchio, classe 1992, è uno dei volti nuovi della Querciambiente Muggia 2013/14, ma ha saputo già conquistare il cuore di tutto lo spogliatoio rivierasco, a tal punto da meritarsi addirittura un canto a tema in proprio onore (per ulteriori informazioni, citofonare alla premiata ditta Borroni-Cumbat…).

Una new-entry rivierasca in uno spot importante, quello della cabina di regia, che la nativa di Gorizia ha già fatto capire di saper ricoprire con fosforo e capacità, sin dalle prime amichevoli pre-stagionali: a lei sono state consegnate le chiavi dell’automobile targata Interclub, nonché il compito di far sì che l’ “utilitaria” muggesana diventi un “bolide”, in grado di correre lungo i tortuosi campi della serie A2.

Elena, vestendo la maglia rivierasca torni di conseguenza a giocare vicino a casa: un qualcosa che ti mancava da tempo…

“Sì, ho cominciato a muovere i miei primi passi col basket a Ronchi, rimanendovi sino alla categoria Esordienti, in seguito mi sono trasferita cestisticamente a Monfalcone: subito dopo ho iniziato l’avventura lontano dalla regione, passando tre anni a Reggio Emilia, due a Orvieto e l’ultima stagione a Brindisi in A3. Sono sicuramente contenta di essere essermi riavvicinata alla mia famiglia”.

Nella tua carriera sei passata dalle parti di Aquilinia praticamente sempre come avversaria: che effetto ti fa tornare a Muggia, ma stavolta non più come “nemica”?

“Sicuramente è un qualcosa di diametralmente opposto rispetto a quanto già provato in passato: ricordo benissimo la sensazione di scendere su questo parquet, in particolare quando vestivo la casacca monfalconese. Aldilà che fossero sfide tra squadre giovanili, in campo andavano in scena vere e proprie battaglie: da queste parti son passata come avversaria anche nel mio periodo con Reggio Emilia, l’intensità emotiva era decisamente diversa ma al tempo stesso era bello duellare contro avversarie che, ragionando col senno di poi, sarebbero diventate le mie compagne di squadra”.

Com’è Elena Capolicchio, dentro e fuori dal campo?

“Sono molto timida, non lo nascondo: mi ci vuole un po’ per diventare “chiacchierona”, mettiamola così. Anche in partita, durante le passate stagioni, il mio essere introversa quasi rischiava di trattenere la mia grinta: nel corso degli anni sono cresciuta caratterialmente e in tal senso penso di aver fatto un bel balzo in avanti. Quello che è certo, anche per quanto riguarda la vita lontano dal parquet, essere arrivata qui è un qualcosa che mi aiuterà molto: c’è un gruppo fantastico e disponibile che mi ha accolto sin dal principio, non potevo sperare di meglio”.

 

A proposito di gruppo: anche tu avrai notato che, in fatto a “folklore”, lo spogliatoio muggesano è pirotecnico al punto giusto…

“Decisamente: queste sono matte nel vero senso della parola, non mi ci è voluto molto per capirlo! Di nome le conoscevo già tutte, con Giulia Fragiacomo avevamo invece condiviso l’esperienza con la rappresentativa Under dell’Azzurrina, quindi posso dire di sapere benissimo chi mi ritrovo davanti. A livello di gruppo, a forza di stare assieme a loro, rischio di diventare matta pure io, naturalmente in senso buono…”.

 

Una tua previsione per il campionato che sta per iniziare: Cosa ti aspetti, a livello di squadra e dal punto di vista del tuo rendimento da singola?

“Sarà una stagione dura: con questa nuova divisione in 4 distinte conferences, devi per forza di cose partire bene per non ritrovarti a lottare nelle retrovie di classifica. Siamo una buona squadra, come avversarie del nostro girone conosco bene il valore di Udine mentre le altre rappresentano per me una piccola incognita. Personalmente mi pongo l’obiettivo di migliorare molto durante questo campionato: crescere a livello personale vuol dire crescere assieme a tutto il team, una cosa fondamentale per l’A2 che andremo ad affrontare”.