Vitale e Timò: quando il basket è anche sentimento, storia e cultura

La tredicesima edizione della Retina d'Oro ha riproposto all'attenzione due vecchi signori del basket italiano
Fonte: www.marioarceri.it
Aldo Vitale
Aldo Vitale
© foto di Foto FIP

S'è dovuto aspettare il quarto cambio, e quindi il quattordicesimo uomo diverso in campo, per veder entrare il primo italiano, D'Ercole. La partita è Roma-Bologna. E il bello è che alla fine è stata decisa da due italiani: Imbrò e Fontecchio. Ora che finalmente anche i grandi quotidiani sportivi prendono atto e denunciano quello che qui si è documentato, attraverso i numeri, fin dalla prima giornata, come del resto denuncia pure la Giba, e cioè l'impiego minimo dei nostri giocatori, due ragazzini - e in particolare il playmaker, peraltro campione d'Europa Under 20 - dimostrano di essere abbastanza cresciuti e di meritare fiducia, al punto di rivoltare una partita che Roma stava dominando (+12 dopo 30') portando la V nera di Renato Villalta (graditissimo ritorno il suo) ad un tranquillo successo spegnendo le fonti del gioco romano.

Vanno così sveltamente in archivio gli otto assist a testa di Goss e Taylor, così come la prova super di Trevor Mbakwe che ha chiuso con 37 di valutazione, 23 punti (11 su 16 dalla lunetta) e 11 rimbalzi reclamando l'eredità di Lawal nel cuore dei tifosi, mentre si ricordano le tre triple che i due monelli di Bologna piazzano al momento giusto per mandare al tappeto l'Acea. Particolarmente apprezzabile il contributo di Imbrò...

che non solo ha spento il Taylor irriconoscibile di quest'anno, ma ha anche innescato con i suoi assist Jerome Jordan, inguardabile fino a quel momento, regalandogli un sorprendente ruolo di match-winner nel finale della gara del Palazzetto.

Bologna resta quindi al comando insieme alla solita Montepaschi e al Brindisi rivelazione di Piero Bucchi che impartisce a Varese una lezione davvero severa, mentre cede il comando Cantù che riceve a Cremona una clamorosa lezione ed è raggiunta al quarto posto da Sassari che, a Pesaro, trova con Sacchetti, Vanuzzo e Devecchi la solidità necessaria per reggere l'urto disperato e sfortunato di Pesaro, lasciando poi a Drake Diener il compito di finalizzare il successo.

Nel posticipo di ieri sera, un nuovo passo falso dell'Armani al terzo ko in trasferta. Markovski, subentrato ad Andrea Mazzon, regala a Venezia una vittoria di prestigio dissolvendo l'aria di crisi che già stava soffocando la Laguna e lo fa dando largo spazio ai suoi italiani: 92 minuti (forse un record quest'anno…) per Giachetti, Rosselli, Magro e Vitali, quest'ultimo protagonista con quattro assist e 12/12 dalla lunetta. Anche qui una vittoria "italiana", contro un'Armani che assiste alle qualità balistiche di Langford legate una volta di più al ko della squadra.

E' curioso rileggere le dichiarazioni della vigilia. Gigio Gresta dice: "Con Cantù ripartiamo dalla difesa", ed infatti vince con una prova mostruosa in attacco: 64 punti nella prima metà, 98 alla fine. Dalmonte chiede "una faccia diversa" alla sua Acea, ma mostra la stessa esibita con Cantù e poi con Bonn: buona partenza, crollo finale, affanno nel ragionare sotto pressione, difficoltà contro la zona, la faccia di sempre insomma. Banchi va a Venezia "per dare continuità di rendimento" alla stagione di Milano e resta vittima invece dell'altalena di prestazioni che anche quest'anno accusa l'Armani e che l'oneroso inserimento di Lawal non evita.

La classifica comincia a sfilarsi: brilla, s'è detto, Brindisi e non è più una sorpresa, rallentano Cantù, Varese, Milano e Roma, riprendono il cammino Avellino, Reggio Emilia e Venezia, si fa notare Cremona. Sono passate appena sei giornate, ma più d'uno comincia a innervosirsi per risultati al di sotto del previsto.

Pochi giorni facevo qualche riflessione sui "premi" che di questi tempi vengono assegnati a personaggi che in qualche modo si sono distinti nel nostro mondo. Ieri la tredicesima edizione della Retina d'Oro ha riproposto all'attenzione due vecchi signori del basket italiano: Aldo Vitale ed Eliseo Timò. 

Vitale è il dirigente italiano che ha raggiunto i traguardi più alti nel basket mondiale e che, superati gli ottanta, è ancora Vital…issimo nella sua attività in Fiba World. 

Timò è il presidente del Banco di Roma dello scudetto, un'impresa che è stata ricordata alla presenza di Gilardi, Polesello, Sbarra, Prosperi, Sacripanti, Di Fonzo, Cilli, Massaro e Bocconcelli. 

C'erano anche il presidente della Lega Nazionale, Graziella Bragaglio e il suo direttore generale, Claudio Coldebella. Mi piace ricordare le parole di questa signora che ha accettato di affrontare con coraggio il suo nuovo impegno, portando un'aria insolita di gentilezza e di grazia nel nostro basket: "E' una serata emozionante per me: essere qui e vedere una sala gremita per questa cerimonia. Noi viviamo lo sport con emozione e constatiamo quanto questo mondo sia animato dall'amore e dalla passione". 

Parole importanti, che confermano, insieme alla sua presenza, che il basket, lo sport, non sono solo numeri e partite, ma anche sentimenti, storia, cultura.

Prima di chiudere queste righe, e mentre Roma questa notte è sotto un violentissimo diluvio, non posso non ricordare quanto sta avvenendo in Sardegna, le morti e le devastazioni che il nubifragio sta provocando. Forse non ai livelli del tifone che ha messo in ginocchio le Filippine o dei tornado che in queste stesse ore stanno imperversando negli Stati Uniti, ma il tributo che sta pagando un'isola così bella ed amata è davvero pesantissimo. Il mio cordoglio e, sono convinto, di chiunque leggerà questo testo è grande e profondo, così come la solidarietà e l'affetto per i miei tanti amici che stanno lottando contro la furia degli elementi.

Mario Arceri