Vi racconto il mio Allen Iverson

13.09.2016 13:14 di Alessandro Palermo   vedi letture
Vi racconto il mio Allen Iverson

Finalmente. Finalmente trovo il coraggio, le forze, le parole giuste per raccontare Allen Iverson. Il mio Allen Iverson, come lo vedo io e come - probabilmente - lo vedono migliaia di fans. In tutti questi anni, non so neanche per quale motivo in verità, non mi sono mai sognato - neanche lontanamente - di pubblicare un articolo celebrativo su il mio giocatore preferito di sempre. Quando ho notato questa mia "mancanza" sono rimasto sorpreso ma allo stesso tempo mi sono posto molte domande: "Ne sarei capace? Sarei in grado di descrivere colui che mi ha fatto avvicinare alla NBA?", queste sono state le più assordanti, le più frequenti nei miei pensieri. Finalmente però lo faccio, per voi e per il sottoscritto. Forse lo sto facendo soltanto per me stesso e scusate il mio egoismo. Ho bisogno di farlo per capire se sono realmente in grado di mettere per iscritto una delle mie passioni più grandi, ovvero adulare Allen Iverson. Ogni giorno, tutti i giorni. Non ce giorno che io non pensi a lui. Potrei sembrare esagerato (o forse folle) ma il motivo è facile da comprendere: 24 ore su 24 penso alla pallacanestro - si, se ve lo state chiedendo ci penso anche quando dormo - e dunque, di conseguenza, penso al giocatore che più di tutti ha saputo emozionarmi. Logico, no? A livello sportivo pochissimi come "The Answer" mi hanno saputo emozionare tanto. Per questo ho bisogno di scrivere di Iverson per sentirmi a posto con me stesso, a posto con la mia coscenza. Ho bisogno di farlo per sentirmi meglio, è come se fossi in debito con lui. Anche se non verrà mai a conoscenza di questo articolo, Allen Iverson merita un mio sforzo. Merita le mie parole al miele, da diabete. Il mio giocatore preferito merita un articolo e la chiudo qua. Criticabile o no, che posa piacere oppure fare schifo, ma lo merita. Punto.

Per me Iverson è Dio, partiamo da questo presupposto. E se la pensate diversamente potete anche cambiare canale. Scherzo, ognuno ha i suoi gusti. Il fatto però è che sono nato troppo tardi per vivere, nel pieno, l'era Jordan. Nel '98, quando MJ vinse il suo leggendario sesto ed ultimo anello in carriera, io ero in prima elementare. Giusto per rendere l'idea. Dunque, probabilmente, se fossi nato un decennio prima avrei incoronato MJ come mio Dio - un po' come fece Larry Bird, più o meno - ma essendo cresciuto con la venuta di Iverson non posso pensarla diversamente. Il Messia.

Finalmente Iverson è diventato una divinità, entrando nella Hall of Fame pochi giorni fa, l'olimpo del basket. Entrandoci Iverson azzittisce tutti quelli che, negli anni, hanno complottato alle sue spalle. Iverson ha azzittito tutti quelli che: "Non ce la farai mai" e tutti quelli che: "Iverson? Sta meglio in una prigione piuttosto che in un campo da basket". L'ex numero 3 dei Sixers azzittisce tutti, una volta per tutte. Per anni i media americani gli hanno remato contro, gli hanno gettato fango addosso, con l'unico scopo di distruggere la sua immagine. "The Answer", una figura immensa quanto fastidiosa e pericolosa per tutta la National Basketball Association. Ora, però, queste persone hanno perso. Tutte. Ha vinto Iverson.

Q"uando ero piccolo, tutti ridevano di me se dicevo di voler diventare un giocatore di pallacanestro professionista...adesso tocca a me ridere" - Allen Iverson

IVERSON E' PER ME...
Dio, e questo l'ho già detto. Per me Iverson è l'emblema del "niente è impossibile". Sui parquet americani è stato per oltre un decennio il simbolo, l'icona, il leader di una generazione. Iverson, a quelli nati e cresciuti come Iverson, ha insegnato che volere è potere. Allen ha insegnato alla sua gente, al suo popolo, alle persone emarginate che non bisogna mai gettare la spugna. In fondo, se lui tutte le sere poteva battere degli "omoni" alti trenta centimetri di più, gli altri - la sua gente - poteva anche andare a conquistarsi il rispetto ed un futuro migliore per se stessi e per le proprie famiglie. Iverson alla sua gente ha insegnato ad arrendersi mai ed a crederci sempre... ma soprattutto ai suoi seguaci ha insegnato di non avere mai paura. E' stato, e per molti tuttora oggi, il punto di riferimento di intere comunità. Ecco perchè, ma non solo per questo, era diventato fastidioso per una lega di potenti come la NBA.

"Sono sempre stato me stesso, in campo e fuori. Tutti mi guardavano con sospetto per come mi vestivo, per i miei tatuaggi e per le treccine. Ora i poliziotti, gli stessi che mi hanno picchiato quando ero giovane, portano le traccine, i giovani giocatori dell'Nba sono pieni di tatuaggi. Non posso che essere orgoglioso di aver cambiato il gioco e la sua cultura". -Allen Iverson

Altro che la faccia pulita di Michael Jordan...
Iverson è cresciuto nel ghetto, tra playground e sparatorie. I suoi amici, la maggior parte, sono morti giovanissimi, gli altri sono in carcere. L'Aids e le pallottole delle gang hanno fatto più morti di quanto non si pensi, non risparmiando di certo i ghetti del Virginia dove Allen è cresciuto. Da quelle parti lo chiamavano “Bubbachuck“, ossia l’unione dei nomi dei due zii. Nei ghetti americani diventi molto noto alla comunità per due motivi: se sei un tizio pericoloso, dal quale è meglio stare alla larga, oppure se sei un fenomeno con il pallone in mano. Non importa, poi, che sia quello da basket o quello da football americano (sport per altro dove Allen era veramente una forza della natura). Lo sport divenne per Iverson la via di fuga dalla strada, un qualcosa in cui credere, che avrebbe potuto dargli un futuro. A lui, come a sua mamma Ann che lo aveva partorito a soli 15anni, senza l'aiuto di nessuno.

Iverson, personalmente, credo sia la massima espressione del "non ho paura di niente e nessuno". Non ho mai visto altri giocare a pallacanestro o comunque cimentarsi in uno sport con la sua stessa grinta. Giocava con il fuoco negli occhi, per questo ha fatto innamorare la generazione nata negli anni '90 e non solo. Ha conquistato il cuore di tutti (o quasi) perchè ha portato la pallacanestro su un altro pianeta. Con mille difetti, certo. La pallacanestro di Iverson chiaramente non è quella dalla quale i ragazzini devono prendere spunto. Sbeffeggiare gli avversari, azzardare crossover improbabili, fare tutto di testa propria. Insomma, queste non sono cose che insegni ad un bambino al minibasket. Ma a quest'ultimo gli puoi insegnare che deve giocare, sempre, con il cuore. E che con questo, grazie a questo, può andare ovunque e non temere nessuno. Questo ci ha insegnato Iverson e gliene siamo grati, infinitamente.

"Puoi avere tutto il talento del mondo, ma se non hai cuore, non ho bisogno che tu scenda in campo al mio fianco". -Allen Iverson.
Questa è una delle frasi pronunciate da Iverson, nel corso della sua carriera, che più amo in assoluto. Penso sia quella che lo descriva meglio.

ISTANBUL, CAPITOLO FINALE
Il 29 ottobre 2010 il Beşiktaş annuncia la firma di "The Answer". L'accordo ha validità sino al giugno del 2012. Tuttavia, intorno al mese di gennaio, dopo numerosi esami gli viene diagnosticata una calcificazione alla gamba che lo mette fuori servizio per tutto il resto della stagione. Ad Istanbul, Iverson, giocherà soltanto 7 partite per poi dire addio al basket giocato. Arrivato in Turchia da eroe, acclamato da 7.000 tifosi all'aeroporto di Istanbul, non ha saputo - o forse meglio dire potuto, vista la sua condizione fisica - dare ciò che da lui ci si aspettava. In quei momenti, ho sofferto insieme a lui. Allen non la sa, non lo può sapere ma io ero con lui sul paruqet quando le sue gambe fecero capire al mondo che non erano più le stesse. La parola fine stava per incombere. Le sue ginocchia, la sua non rapidità, i suoi cambi di direzioni che lo avevano sempre contraddistinto dagli altri, non erano più li stessi. La sua carriera era arrivata al termine. Sarò sincero, pensavo che venisse in Europa per dominare, per vincere un'Eurolega. Pensavo potesse vincere il premio di MVP del campionato turco per poi senitire il coro "MVP! MVP! MVP!" anche nei palazzetti europei e non soltanto in quelli americani. Sognavo di andare a vederlo con i mieri occhi, dal vivo, vicino a casa. Magari al Forum a Milano. Sognavo di vederlo dominante anche in Europa. Ed, invece, no. Non ho visto nulla di tutto questo ma mi è bastato tutto ciò che ho visto prima. Mi basta e avanza. Grazie Allen Ezail Iverson, grazie di CUORE.