Siamo schiavi della nostalgia e ci va benissimo così

Il paragone tra questi Golden State Warriors e i Bulls del '95/'96, la cotta è ancora troppo forte. Siamo innamorati, nostalgici e passionali
01.02.2016 16:43 di  Alessandro Palermo   vedi letture
Siamo schiavi della nostalgia e ci va benissimo così

Non è la prima e non sarà di certo l'ultima volta che sui social campeggiano paragoni altisonanti tra Michael Jordan e LeBron James, oppure tra Kobe Bryant e lo stesso MJ. Ma il paragone più dibattuto è quello tra i leggendari Chicago Bulls della stagione 1995/1996 e i Golden State Warriors di questa stagione, confronto che si appresta col passare dei mesi ad accendersi sempre di più, soprattutto se le vittorie di Steph Curry e compagni dovessero continuare ad aumentare con una certa rapidità e costanza. Al momento, dopo la vittoria contro New York al Madison Square Garden, i gialloblù sono a quota 44-4, ritmo assolutamente da Bulls dei vari Jordan, Pippen e Rodman. Questi Warriors possono davvero battere quella squadra meravigliosa? Quei Bulls restano i migliori di sempre fino ad ora, ma esiste realmente il rischio che essi vengano scavalcati dalla banda di Steve Kerr? Si, potrebbe accadere. Ah, già. Dimenticavamo. Abbiamo citato Steve Kerr, l'allenatore di Golden State, che in tutta questa storia c'entra parecchio. Motivo? Nel '95-'96, in quella squadra quasi perfetta da 72 vittorie e appena 10 sconfitte, c'era anche lui. Non in panchina, ovviamente. Kerr era lì con Jordan e compagnia bella a trionfare sul parquet, incredibile. Gran bello scherzo del destino! Chiamatela cabala ma questo è anche un elemento importante della storia da non sottovalutare, un punto d'incontro tra il passato e il futuro (presente, oggi). Una cosa bisogna dirla però, questi Warriors non saranno mai paragonabili a quei Chicago Bulls. A noi romantici piace pensare che sia così. E forse è davvero così. Certamente paragonare ora queste due squadre, anche in caso di obiettivo raggiunto da parte di Golden State, sarebbe ingiusto e forse inopportuno. "Erano altri tempi, era un altro basket, era un'altra NBA...", lasciamo pure queste frasi fatte al caso che, ormai diciamolo, ci siamo anche un po' stufati di ascoltare. Si, in parte, è vero. Era un mondo diverso, sono due mondi diversi. Ma perché il basket è cambiato, così come a cambiare è stato anche l'uomo e il mondo. Filosofia a parte, quei Bulls resteranno per sempre i migliori. Tra 50 anni forse potremo paragonare, ma dovremo ancora aspettare qualche anno per dirlo, questi Warriors a Jordan & Co. Ora, è troppo presto perché siamo ancora innamorati del passato, dell'arcano, del profano. La cotta per quei Chicago Bulls è ancora troppo forte, sono come quell'ex fidanzata che non ti scordi nemmeno se dovessi andare a letto con altre dieci donne diverse. Quella squadra ci rubò il cuore e ce lo rinchiuse in uno scrigno segreto, la chiave non sappiamo nemmeno dove sia ma non l'abbiamo neanche mai cercata e forse non lo faremo mai. E come disse Dennis Rodman: "Non mi interessa se Golden State dovesse batterci. Potranno chiudere anche 81-1. Siamo noi ad averlo fatto per primi però, e tali resteremo."