Potrebbe chiudere anche Sibasket su Sportitalia? La crisi del basket continua...

Dopo gli auguri di Natale di Carlo Fabbricatore il duro ritorno alla realtà...
25.12.2015 11:48 di Umberto De Santis Twitter:    vedi letture
Potrebbe chiudere anche Sibasket su Sportitalia? La crisi del basket continua...

La chiusura di gazzetta.tv non abbiamo ancora finito di metabolizzarla, che arriva una notizia sorprendente: anche la rubrica Sibasket su Sportitalia potrebbe avviarsi verso una chiusura precoce e antipatica, riducendo ancora di più gli spazi concessi faticosamente alla pallacanestro italiana dalla televisione, e non solo. L'attività istituzionale della FIP sembra avere come punto di arrivo la costruzione di una corsia esclusiva con la tv satellitare, e gli spazi in chiaro destinati a fine ingloriosa. Una strada già seguita in passato dal motociclismo (solo per fare un esempio), e poi oggetto di revisione profonda perchè non porta a risultati importanti. L'entusiasmo di Andrea Trinchieri verso lo streaming della BBL con la possibilità di vedere le gare in diretta sui tablet di qualche articolo fa su pianetabasket.com è passato inosservato.

Sportitalia ci ha messo del suo visto che andare in onda alle 15 significa rinunciare ai telespettatori che lavorano, agli studenti che fanno il tempo pieno, al grande pubblico. Il maledetto share comanda sui sentimenti, il calcio onnivoro ha la capacità economica di prendersi gli orari migliori, Sportitalia è un'azienda che non fa beneficenza come è ovvio che sia e ha bisogno di tenere i conti in ordine. Livio Proli, qualche giorno fa, diceva che è il momento di cambiare, cominciando con Legabasket. Di un manager autentico senza conflitti di interesse, focalizzato sulla mission. Un Bertomeu o un Silver tanto per intendersi chi sono i modelli di riferimento.

E' chiaro che il successo della serie A trascinerebbe al rialzo tutte le altre componenti e categorie del basket tricolore. Non può essere solo l'estate della Nazionale che è stata brillante come poche volte negli ultimi dieci anni a trainare il movimento. Occorre un lavoro in profondità che il pur apprezzabile correre trafelato di Fernando Marino non può essere sufficiente. Condivisione e massima trasmissione dei contenuti in chiaro, non solo sul digitale terrestre ma anche su internet in tempo reale per coinvolgere quante più persone possibile, queste sono le cose che servono per attirare partners pubblicitari, che sono il motore principale della crescita. Una crescita che ha bisogno di palazzi dello sport nuovi e aggiornati, ma anche nell'attesa che quelli esistenti abbiano un'esposizione di luce per le riprese televisive idonea: nelle condizioni attuali nemmeno un Fellini potrebbe fare miracoli. Lo share della Spagna cestofila è lì a indicarci che oltre il calcio uno spazio c'è, basta avere gente affamata che abbia voglia di conquistarlo e non figli di papà a tutti i livelli da sistemare (lasciando il dubbio che da soli non andrebbero da nessuna parte).