Olimpia Milano: dopo le voci che davvero sia l'ora del repulisti?

11.06.2015 02:10 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Olimpia Milano: dopo le voci che davvero sia l'ora del repulisti?

Nelle intenzioni del gruppo Armani questo doveva essere l'anno del definitivo salto di qualità dell'Olimpia Milano e invece non sono bastati nemmeno 14 tiri liberi a 0 nei primi 29' di gara 7 per dare alla truppa di Banchi quel vantaggio consistente che portasse a raggiungere il traguardo delle Finals. Eppure mai come in questi due anni la storia dello scudetto tricolore è dipesa da piccoli dettagli di millimetri: un canestro risputato dal ferro a Siena sulla tripla di Matt Janning concede il contropiede vincente a Jerrells, e invece il trepunti fallito da Gentile sull'81-84 impedisce di conquistare un supplementare per sperare ancora nella vittoria. Eppure mai come quest'anno le differenze di budget erano così clamorosamente a favore dell'EA7 rispetto a qualsiasi avversaria, superiori (forse, perchè sui budget in Italia vige il segreto meglio custodito) a quelle che si sono manifestate tra Siena e le avversarie di turno (Roma, Cantù, Milano) negli anni passati.

Adesso potranno materializzarsi tutti i fantasmi che stavano già aleggiando intorno la società. La curiosa storia del coach più vincente nella storia dell'Olimpia, Luca Banchi, è quasi ufficialmente al capolinea. Tutti i traguardi sono stati falliti, dalla Supercoppa alla Coppa Italia, dalle Final Four di Euroleague - o almeno riconfermarsi tra le prime otto d'Europa - allo scudetto. I cosiddetti esperti che avevano visto questo campionato bell'e risolto ancor prima della palla a due in ottobre sono serviti. In quanto a noi, ci accontentiamo di aver scritto che Linas Kleiza era venuto a monetizzare gli ultimi spiccioli di una carriera grande, altrove. Non c'è bisogno di replicare, basta leggersi le statistiche.

Alla prova dei fatti l'ambiente Olimpia è risultato destabilizzante quasi quanto il gel che i curatori d'immagine del gruppo Armani hanno sistemato tra i capelli dei giocatori: si che quello di Scariolo avrebbe dovuto insegnare loro che l'apparenza inganna... La città tentacolare ha avuto la meglio. Il rendimento di Moss è stato talmente scadente per tutto l'anno come se il fisico sia precocemente appannato: saranno stati troppi articoli di giornale o una botta di vita poco regolata? Daniel Hackett, che a Siena sembrava essere diventato quasi un filosofo fuori dal campo, è stato protagonista di un calvario incredibile fin dalla fuga dalla Nazionale: dov'era la società nel frangente?

Non ci illudiamo delle belle triple di stasera per affermare che Joe Ragland è stato insufficiente e non pronto specialmente per una competizione del livello dell'Euroleague, ma bisogna anche dire che il problema delle rotazioni, da Meacham a Tabu, nel ruolo di playmaker è stata una spina nel fianco irrisolta che l'ex canturino non poteva sistemare a colpi di bacchetta magica. Ci si è fatti schiacciare dalla squalifica di Hackett e solo l'orgoglio (o gli arbitri, come ha detto qualcuno) hanno ricondotto l'EA7 al Forum mercoledì sera.

Così Samardo Samuels, senza un lungo di backup di consistenza affidabile, è rimasto solo e ogni volta che si è seduto a  rifiatare in panchina gli avversari si sono rifatti sotto, come è succeso anche in gara 7. James è stato ingiudicabile (e senza visita medica preventiva), Elegar altrettanto. E con Samuels e Gentile trovi gli exploit per vincere le partite se non la regular season. Ma nei playoff, dove si va a misurare quale è stato il processo di crescita di un gruppo nell'arco di una stagione, tutti i vantaggi iniziali si sono assottigliati fino a zero e adesso Milano va fuori sconfitta da una formazione giudicata fino ad oggi tanto imprevedibile quanto inaffidabile! L'anno scorso c'era quasi riuscita Pistoia (bastava avessero avuto un italiano di consistenza in squadra) ma evidentemente la lezione non è stata appresa a dovere dallo staff milanese.

Quanto a MarShon Brooks, faccia caso come quest'anno in NBA sono arrivati in finale le squadre del difensivista e plurischemizzato David Blatt, cresciuto tecnicamente in Europa, e di Steve Kerr a cui il complimento più grande fatto è quello di aver insegnato ai Warriors a difendere. Altrimenti rimane la Cina e le Filippine per una carriera anarchica. Parole dure, queste, come dura è la realtà che voleva un divario inestinguibile tra l'Olimpia e il resto d'Italia. L'Armata Brancaleone è stata scelta dalla dirigenza e il tecnico non l'ha amalgamata, tutto il resto non conta. Processo di crescita chiuso e rifondazione in arrivo. Sai che novità: per vendere interesse era già da tempo che ce lo raccontavano.