Milano-Siena: anche il basket ha il suo 4-3

Milano dopo 18 anni riconquista la gloria. Per Siena un'uscita di scena con onore da consegnare alla storia
28.06.2014 11:47 di  Matteo Marrello  Twitter:    vedi letture
A. Gentile e Tomas Ress
A. Gentile e Tomas Ress

Alla fine ha vinto la favorita della scorsa estate: l'EA7 Emporio Armani Milano.

Prima però di addentrarci in ogni discorso, lasciate che traspaia ancora adesso, mentre leggete queste righe un pizzico di emozione nell'aver visto a distanza di 10 anni una partita sui uno dei tre canali di stato. Quelli più immediati, quelli più comodi per giovani, e soprattutto meno giovani, sul telecomando. Banalità? Chissà.....sicuramente però è il modo migliore di far apparire, anche per caso, una partita di basket su un qualsiasi teleschermo italiano e testimoniare che non di solo calcio sa vivere questo nostro paese. Ok non c'era nessuna partita dei mondiali di calcio in Brasile, ma a noi baskettari questo non interessa, interessa invece che il nostro sport possa regalare emozioni ad un numero sempre maggiore di persone. Questo può avvenire solo se gli viene permesso di andare incontro ai telespettatori nella maniera più comoda possibile. Al resto ci penseranno le tante dita sul rispettivo telecomando. È giusto però non divagare troppo. Si diceva, ha vinto Milano....Si ha vinto Milano dopo 18 lunghi anni. La bella addormentata nel bosco dei canestri, si è risvegliata. Difficile stabilire di fronte a tanto talento nel roster chi sia stato il vero principe che abbia rotto l'incantesimo, perché nella decisiva gara7 in tanti si sono resi utilissimi alla causa mettendo un mattoncino utile per costruire il trionfo finale. Da Melli, ad Hackett, da Moss a Gentile. Già Gentile.....l'ultimo scudetto lo vinse proprio papà Nando da capitano, ed ora da capitano è toccato al più giovane dei due figli, che festeggia con un biglietto per l'America in tasca. Toccherà a lui decidere se utilizzarlo subito o fare di Milano la sua America per un altro anno. Milano regina, forse più per quel che ha fatto vedere durante la regular season con quella striscia di 21 vittorie consecutive che le hanno permesso senza troppi pensieri di prenotare il primo posto, accarezzando inoltre ad un certo punto il sogno di entrare tra le prime quattro d'Europa. Il risveglio è stato brusco, la truppa di Banchi nei playoff è sembrata spesse volte in crisi d'identità subendo incredibili rimonte, dopo vere e proprie partenze a razzo. La grande sorpresa Pistoia, la temibilissima Sassari ed infine la rivale di sempre.....Siena. Questi gli ostacoli per arrivare a quel tanto agognato tricolore da cucire sulla maglia. Impresa riuscita. Impresa che probabilmente ha una immagine su tutte: il tiro decisivo di Curti Jerrells che ha deciso gara6, scacciando gli spettri di un fallimento davvero impossibile da accettare per staff , giocatori e dirigenza. Quel tiro di Jerrells ha dato speranza, forza e consapevolezza a tutto l'ambiente meneghino, dimostrando a tutti gli appassionati, se mai ce ne fosse stato bisogno, che Milano se vuole sa vincere e sa come vincere. La riprova l'abbiamo avuta in gara7, quando da uno svantaggio di 6 lunghezze, l'Olimpia ha saputo ribaltare la situazione in 5 minuti arrivando al definitivo +8 che ha messo la parola fine a questo campionato. Quando si dice “volere è potere”.

 

Volere e potere vale anche per Siena. Alzi anche solo un dito mignolo chi pensava che Siena potesse arrivare sul 3-3 il 27 Giugno a giocarsi lo scudetto al Forum di Assago dopo la tempesta societaria che ha attraversato la società biancoverde. Probabilmente nemmeno i giocatori stessi ad inizio playoff. La bravura di questi ragazzi e del loro coach è stata però quella di trasformarsi in tempesta sul campo. La tempesta si sa come arriva se ne va. Ecco la forza di Siena in questi playoff, la consapevolezza di doversene andare dalla serie A, l'onorare una maglia per l'ultima volta, il giocare uno per tutti e tutti per uno fino all'ultima goccia di sudore. Cose che non si vedono tutti i giorni. Cose che magari avranno fatto avere un pizzico in più di vergogna agli “assassini” della Mens Sana ed ai loro complici. Con i soldi è vero si vince, ma è con l'orgoglio che si arriva lassù. E l'orgoglio non si compra perché non è in vendita. La Mens Sana ora andrà incontro al proprio destino che le chiuderà momentaneamente (giustamente) le porte della Serie A, anche chi però ha odiato sportivamente Siena nel suo lungo e discusso impero, crediamo sia costretto ad ammettere che in questa fase finale del torneo la squadra di Crespi aveva qualcosa di diverso da quello che eravamo abituati a vedere e si sia saputa rendere quantomeno degna di ammirazione. Quel famoso #somethingdifferent. Coach Crespi ha detto che i vincitori morali sono loro: vero e stravero.

Il basket non conosce il pareggio, ma questa serie finale ci ha fatto gustare 7 sfide veramente piene di pathos e di spunti da tenere presenti in futuro, che merita due scudetti. Ed allora a Milano quello dell'almanacco, ufficiale meritato ed intoccabile. A Siena, quello del cuore e del saper credere. Il basket non conosce il pareggio come il calcio, ma da oggi possiamo dire che anche il popolo del basket ha il suo 4-3 come quello del calcio. I protagoisti ovviamente non sono Boninsegna, Burgnich, Riva e Rivera, ma si chiamano Gentile, Melli, Hackett, Ress, janning, Carter....e tutti quelli che ognuno di noi vuole aggiungere a suo gradimento.