Livio Proli e l'aria rancida di ritorno, un passato di cui non abbiamo bisogno

04.10.2015 01:39 di Umberto De Santis Twitter:    vedi letture
Livio Proli e l'aria rancida di ritorno, un passato di cui non abbiamo bisogno

Contando probabilmente sul fatto che la gente ha la memoria corta, Livio Proli torna al comando delle operazioni che aveva abbandonato un anno fa e ci riprova subito con il clima dell’aria rancida. Invece di dare le necessarie spiegazioni per aver esposto al pubblico ludibrio la Legabasket candidando alla sua presidenza Ferdinando Minucci, proprio il presidente di quella Siena che a suo dire nell’intervista newyorchese “barava” e che da lì a poco avrebbe concluso in manette quindici anni di dominio, a tratti quasi assoluto, sul basket tricolore, Proli rilancia la vulgata tanto cara al suo amato allenatore Scariolo. Proprio il vincitore dell’Eurobasket, che ha fatto ridere tutti stigmatizzando il povero Vincent Collet che ha avuto l’ardire di lamentarsi degli arbitri dopo una semifinale persa …

Caro dottor Proli, ci faccia vedere i bilanci della sua Olimpia Milano. Se dimostreranno di avere ricavi superiori a quelli della Mens Sana Basket, li avrà spesi male. Se avrà ricavi inferiori, sappia che la magistratura contesterebbe al lìder maximo senese aver distratto i soldi puliti che gli dava la banca MPS per ingegnarsi a creare fondi neri da mettersi in tasca, con la scusa di permettersi solo così giocatori troppo costosi per le finanze biancoverdi. Perché rivangare il passato? Per dare ragione ai suoi contestatori milanesi?

Dell’aria rancida che temeva esserci nella pallacanestro italiana appena tre anni fa è rimasto solo lei, perché senza soldi non si balla: il Monte dei Paschi ha chiuso definitivamente con una catena di aumenti di capitale e processi una stagione di successo che in altre sedi sarà approfondita, Varese e Cantù galleggiano, Roma si è autoretrocessa. E anche con i soldi bisogna saper fare una squadra e creare una chimica di gruppo vincente e il campo ha dimostrato tante volte quanto sia difficile. E’ evidente che Sassari e Reggio Emilia ci sono riuscite quest’anno, con Venezia appena un gradino sotto. C’era riuscita la Varese di Dunston e Polonara, e solo le loro precarie condizioni fisiche in gara 7 avevano permesso che la serie volgesse verso Banchi e la Mens Sana …

Lezione di stile. Troppo semplice accusare il morto di aver barato, tanto non si può difendere … E’ vero che, come ormai ci capita troppe volte di sentir dire, conta solo il risultato. E che per raggiungere il risultato vale la pena di prendersi dall’avversario, per indebolirlo, l’allenatore, il preparatore atletico, i giocatori: anche Minucci si era preso Aradori da Cantù. Che non ha fatto più grande la Mens Sana, ma certo non è stata più grande Cantù: non ci meravigliamo. Però non facciamo i santi bacchettoni contando sulla memoria corta del popolino, del codazzo di giornalisti riverenti, dei procuratori affamati di commissioni.

La Volkswagen, per l’ansia di centrare l’obiettivo di diventare primo produttore di auto al mondo, ha fatto harakiri imbrogliando nel modo più subdolo. La FIP sta cercando con fatica di rinnovare, in parte, il mondo baskettaro che amiamo sinceramente anche quando, come è capitato al sottoscritto, ci tocca vederlo dal "basso" della serie B. Venda il prodotto, che lo sa fare bene, non venda la vendetta postuma. Non interessa a nessuno, solo ci mette in guardia: di solito chi grida al lupo è il lupo.