La nostra pallacanestro svenduta alla fiera dell'est

Quanto vale oggi il nostro movimento?
Fonte: Carlo Fabbricatore
Alessandro Gentile in azione
Alessandro Gentile in azione
© foto di Foto Euroleague

Il vento dell’Est spazza il Forum di Assago: Milano perde malamente la prima partita delle Top 16. la valutazione di squadra è impietosa: 109 a 48 per i Russi. In verità dopo un avvio disastroso 0/8 l’EA7 chiudeva il primo quarto in vantaggio e sembrava che la partita fosse girata. Nel secondo quarto l’Armani raggiungeva il massimo vantaggio 31-24 a 2'36" dalla sirena dell’intervallo lungo. Da lì in poi si spegneva la luce, il Novgorod prendeva in mano la partita cambiando completamente l’atteggiamento tattico: transizione, transizione e ancora transizione! La squadra russa ha giocato una difesa dura che ha riempito l’area con i suoi giocatori e questa situazione tattica ha negato le penetrazioni agli uomini di Banchi. Milano ha tirato molto male da fuori, non solo da tre; i tiri erano aperti ma sempre contrastati da uomini in recupero. Grande fisicità sotto canestro e transizione sono stati gli ingredienti di una ricetta russa perfetta. Rochestie e in generale tutte le guardie hanno fatto correre la squadra non facendola quasi mai giocare a difesa schierata; questa situazione tattica ha generato facili linee di passaggio con conseguenti tiri con alta percentuale. Thompkins ha dominato l’area con 15 rimbalzi difensivi e assieme a Paparakhouski  (18p+5rimb) è stato una costante spina nel fianco sotto canestro. Rochestie in 23 minuti ci ha deliziato con 19 punti e specialmente con una regia illuminata condita da 8 assist. Kinsey ha giocato benissimo su entrambi i lati del campo: buona difesa e scelte corrette in attacco. Squadra ben allenata, concreta,  gioca un basket europeo fisico, usa la transizione ad oltranza e ha la faccia tosta di venire a imporre il suo gioco fuori casa come fosse una veterana della Euroleague.
Milano troppo brutta per essere vera: molle senza alcuna reazione tranne che per 10 minuti a cavallo dei primi due quarti. Perdere non è un dramma ma è preoccupante l’atteggiamento remissivo visto ieri sera. In casa quando le cose vanno male un fallo duro o un tecnico mirato possono cambiare la partita: niente di questo si è visto. La palla era troppo ferma e il poco movimento dei giocatori ha facilitato la difesa del Novgorod dentro l’area. Il solo Brooks da salvare per i dieci minuti a cavallo del primo e secondo quarto, per gli altri meglio soprassedere. Banchi ha cercato invano di trovare alternative dando minuti a tutti ma … con pochi risultati. I giocatori milanesi sono sempre stati un passo dietro l’avversario e hanno patito in modo fin troppo evidente la fisicità degli avversari. Troppo svuotati per essere veri! 
Una partita non è sicuramente sufficiente per trarre giudizi definitivi, tuttavia ieri si è vista la differenza fra la fase Top 16 di Euroleague e il nostro campionato. L’EA7 domina in Italia affrontando team non particolarmente competitivi e per questo motivo non è abituata ad affrontare squadre fisiche e capaci di imporre il proprio gioco anche fuori casa. Il Campionato Italiano non è allenante per affrontare l’Euroleague, stesso discorso vale per Sassari che non è riuscita a superare la prima fase. Il movimento è troppo autoreferenziale e continua a restare immune alle critiche, ma la realtà è questa: a livello di club e di Nazionale le vittorie si perdono nella notte dei tempi. Non è l’uso di giocatori italiani o meno che innalza la qualità, solo i progetti a lungo termine  possono cambiare la tendenza. Può essere credibile un movimento che ogni anno perde squadre per mancanza di risorse? Non credo proprio! Ci vogliono risposte chiare ed efficaci, è finito il tempo della filosofia, bisogna essere pratici e pragmatici nelle decisioni e diminuire i costi ottimizzando le risorse; anche il calcio si sta adeguando diminuendo il numero di giocatori nelle rose. Si ricerca il “nome” senza badare alla realtà economica di squadre che hanno investito poco e male nei propri giovani. I club devono ritornare a lavorare sui giovani in modo serio, negli USA ci sono i College che formano i giocatori ma in Italia chi li fa crescere? Ci vuole una riforma della LNP che ha troppe squadre pseudo professionistiche; più società professionali e meno improvvisazioni dell’ultimo minuto. Meno sotterfugi con giocatori di dubbie cittadinanze comunitarie e più volontà di far crescere atleti da qualsiasi nazionalità provengano. Il mondo è globale, non arrocchiamoci dietro tutele o quote ingiustificate. I ragazzi devono essere cresciuti dai club; dove nascono è solo un dettaglio anagrafico in un mondo aperto come quello del ventunesimo secolo.
Buona Pallacanestro a tutti.