La grande bellezza nel giorno più brutto

La grande bellezza nel giorno più brutto

Che bellezza c'è nei venti di guerra che soffiano dalla Crimea? Dovremmo essere felici se un prodotto della nostra cultura sbanca la mecca del cinema conquistando, quindici anni dopo un altro film indimenticabile, La vita è bella, l'Oscar per il miglior film straniero. E' nel nostro dna: il cinema per tantissimi anni è stato con l'arte, la scienza, la moda, la musica, l'enogastronomia (una volta anche lo sport), il testimone più apprezzato di un made in Italy che piace e viene invidiato fuori dai nostri confini per quanto sottovalutato se non ignorato al nostro interno. Paolo Sorrentino e Tony Servillo ci offrono un piccolo motivo d'orgoglio, e dio sa quanto ce ne sia bisogno per puntellare un'autostima nazionale che in troppi e per troppo tempo hanno fatto di tutto (e continuano a fare: basti guardare l'etica politica di queste settimane) per abbattere attraverso i cattivi esempi e le cattive amicizie.

La grande bellezza racconta vizi e speranze, quello che siamo e che forse potremmo ancora essere, e in fondo costituisce un messaggio positivo per il nostro futuro. E tuttavia appare quasi uno scherzo di cattivo gusto se spinge a parlare di bellezza in un momento in cui di bello c'è davvero poco, o addirittura niente. Qualche giorno fa, quando l'Ucraina sembrava sull'orlo di una guerra civile, parlavamo dell'assordante silenzio del mondo dello sport...

Di fronte alla tragedia che si stava consumando a Kiev: erano in corso a Sochi i Giochi Olimpici invernali, e ricordavamo che in Ucraina il prossimo anno si dovrebbe disputare l'Eurobasket. Nemmeno una parola di solidarietà, di presa di distanze dalle violenze che si stavano verificando, di invito alla tolleranza e alla soluzione democratica dei contrasti. Oggi la situazione è precipitata, la Russia ha invaso di fatto la Crimea, le sue truppe sul suolo ucraino rappresentano una dichiarazione di guerra, proprio mentre tra pochi giorni, venerdì prossimo, sempre a Sochi, si apriranno le Paralimpiadi, un altro grande evento sportivo, riservato ai meno fortunati che pure attraverso lo sport affermano il proprio diritto alla vita, il contrario di quello che rappresenta la guerra, che porta morte, dolore, devastazione.

Lo sport resterà in silenzio anche questa volta? E i nostri governanti avalleranno la politica aggressiva di Putin partecipando al G8 che sempre Sochi ospiterà?

Peccato, avremmo voluto vivere la soddisfazione per il trionfo di Sorrentino e Sorvillo godendoci La Grande Bellezza di un mondo pacifico, solidale e tollerante, quello che l'Olimpiade, e ancor più la Paralimpiade, disegna, promuove, richiede con i suoi valori.

Ripiombiamo invece nel cupo clima di un possibile scontro armato, le cui conseguenze sono imprevedibili, con le grandi potenze che tornano a gonfiare i muscoli, scoprendoci piccoli e ininfluenti comparse di una rappresentazione il cui racconto non è più virtuale, ma potrebbe - se non prevarrà il buon senso - diventare un'orribile e crudele realtà.

Mario Arceri