Il momento del rompi... basket!

Il momento del rompi... basket!

(di Carlo Fabbricatore). Il titolo di campione d’Italia è stato assegnato al Banco di Sardegna Sassari che alla fine di una durissima serie ha superato la Grissin Bon  Reggio Emilia. Molte critiche sono state mosse ai sardi perché hanno schierato giocatori stranieri. E allora? La memoria forse non aiuta molte persone: negli anni ’80 e ’90, epopea del Basketball italiano moderno, le squadre del Bel Paese schieravano gli oriundi/naturalizzati e se qualcuno ha il tempo di controllare mi sembra che nessuno si sia fermato a vivere in Italia. Voglio ricordare che più d’uno ha giocato anche con la nazionale!

Qualcuno dice che ci sono squadre che difendono e altre che hanno nel DNA solo l’attacco: stereotipo! L’allenatore se non è un pirla, per dirla come un noto allenatore portoghese di calcio, imposterà il tipo di gioco in funzione dei giocatori del roster. I raddoppi di Lawal, gli intercetti, l’anticipo sulle linee di passaggio che hanno messo in crisi Trento, Milano e Reggio erano frutto della casualità oppure di un sistema? La zona prima di venire proposta da Reggio Emilia sembrava quasi una violazione dei diritti del Basket. La Grissin Bon, per arginare lo strapotere fisico degli uomini di Sacchetti, l’ha usata e con questa difesa è riuscita a mettere i sardi in grande difficoltà. Quindi? E’ possibile giocare a zona o a uomo purché gli uomini che hai a disposizione siano funzionali al tipo di difesa scelto.

Sassari stranieri versus Reggio italiani. I giocatori di entrambe le squadre hanno dimostrato grande professionalità, ma poiché i cartellini non esistono più a fine contratto potrebbero cambiare club. Non chiamateli mercenari perché sono professionisti ed è lecito che cerchino rapporti economici soddisfacenti.
La maggior parte delle squadre è in crisi economica e ci si inventa una seconda divisione con un numero spropositato di squadre e trasferte con distanze da Coppa Campioni che faranno ulteriormente lievitare i costi. Sembra quasi il programma di un tour operator piuttosto che di un campionato di seconda serie. I giocatori dovranno essere professionisti visto le partite da giocare e i viaggi, ma quanti club riusciranno a rispettare gli impegni finanziari? Chi investirà in un prodotto dalla visibilità minima? Ci piacerebbe conoscere i dati di ascolto delle partite di finale della LNP per verificare l’interesse del movimento.

Dimenticavo: le “rivoluzioni” annunciate dai club che fanno da contrasto ai progetti. Il 90% delle società  italiane sta stravolgendo le formazioni: forse i progetti erano tutti sbagliati? E adesso la magica parola: budget. Tutti parlano e quantificano il budget degli altri ma mai il proprio.

P. S. Ma come ha fatto un tifoso a entrare praticamente in campo e a dare un buffetto a Sosa senza che la “security” facesse una piega?
Buona Pallacanestro a tutti

Carlo Fabbricatore