EuroLeague - La protesta compatta del Panathinaikos, i timori dei primi della classe e lo sprint del Fenerbahce

Il punto della situazione a otto giornate dalla fine della Regular Season di Eurolega
11.02.2018 15:10 di Fabrizio Fasanella Twitter:    vedi letture
EuroLeague - La protesta compatta del Panathinaikos, i timori dei primi della classe e lo sprint del Fenerbahce

Non esiste un momento migliore della “pausa coppe” (si riprende il 22 febbraio) per fermarsi, fare il punto della situazione e riflettere sulle indicazioni che la prima parte del girone di ritorno ci ha fornito. Mancano ormai otto turni alla fine di una estenuante stagione regolare che, ovviamente, sta premiando le squadre capaci di limitare degli alti e bassi fisiologici. I team corrispondenti a tale identikit, che ci piaccia oppure no, sono quelli che hanno un budget più alto da investire in stelle e panchine profonde. Poi, se questi soldi non si spendono nel modo giusto (Efes e Barcellona sono due esempi calzanti) è chiaro che è impossibile fare bene. Tra le prime otto, l’unica eccezione rimane il roster operaio dello Zalgiris Kaunas (13-9, sesto posto), che da un mese sta però facendo fatica a fornire prestazioni convincenti con continuità. Il lieve calo della truppa di coach Jasikevicius, reduce da una significativa sconfitta casalinga contro il Khimki Mosca (74-84), conferma che a lungo andare i top player sono essenziali per rimanere al vertice e qualificarsi ai playoff con il fattore campo. I lituani faranno la postseason e otterranno altre buone vittorie, ma chi scrive non si stupirebbe di vederli settimi/ottavi il 7 aprile.

L’EuroLeague, bisogna dirlo, sta attraversando un momento delicato in seguito alle vicende riguardanti il presidente del Panathinaikos Atene. Dimitris Giannakopulos, per via di alcune dichiarazioni poco piacevoli rivolte alla Lega di Bartomeu e agli arbitri, è stato bannato dai campi per ben dodici mesi. La società greca, invece di dividersi, è rimasta compatta e ha protestato in modo acceso contro la mano pesante del giudice sportivo, minacciando addirittura di uscire dalla competizione. Ci sarà, infatti, una sorta di referendum (più simbolico che altro) tra i tifosi per decidere se rimanere o meno: nei prossimi giorni si saprà di più. Dirigenza, allenatore, giocatori e tifosi: tutti, ma proprio tutti, sono rimasti uniti e hanno portato avanti una posizione, mostrando un attaccamento ai colori davvero ammirevole. È tutta una questione di cultura sportiva. Non siamo qui per dire chi ha ragione e chi ha torto, ma in Italia (in una situazione del genere) probabilmente sarebbe successo il contrario e ogni parte avrebbe preso una direzione diversa.

La classifica, rispetto all’approfondimento natalizio (qui), è rimasta pressoché la stessa e il gap tra le prime e le ultime otto non si è ridotto. All’ottava piazza c’era il Khimki (13-9, settimo posto) e ora si trova il Maccabi, ma poco cambia. Mosca è una squadra che dipende troppo dal suo leader Shved, Tel Aviv sembra una franchigia NBA quando è in attacco e un gruppo di minors quando è in difesa (per far rendere il concetto). Entrambi i team hanno tanti difetti e difficilmente faranno un colpaccio ai quarti di finale, però hanno i nomi e il talento (e qui ci ricolleghiamo al discorso economico accennato in precedenza) per qualificarsi ai playoff con tranquillità, anche giocando più male che bene. Tra loro due e Vitoria (10-12, nono posto), Malaga (9-13, decimo posto) e Belgrado (9-13, undicesimo posto) c’è un vero e proprio abisso che difficilmente verrà colmato nei prossimi otto turni. Quindi, in teoria rimangono un paio di posti “traballanti”. In pratica, le otto squadre che faranno la postseason dovrebbero essere, salvo imprese, le prime otto di oggi. 

Il primo posto è ormai la dimora fissa del CSKA Mosca (17-5), l’unica squadra in grado di giocare con un certo tipo di sicurezza. Sergio Rodriguez ha ormai fatto dimenticare la partenza di Milos Teodosic e gli ingranaggi della macchina di coach Itoudis si incastrano alla perfezione tra loro. Attenzione, però, agli infortuni dei lunghi Hunter e Hines (non si sa ancora nulla sui tempi di recupero e questo fatto non promette nulla di buono). Nella prima gara senza di loro, i rossoblu hanno subito 103 punti dal Valencia (8-14, dodicesimo posto) e si sono mostrati molto più vulnerabili rispetto al solito. Non meravigliatevi, quindi, se il divario tra la prima e la seconda/terza/quarta posizione dovesse ridursi nei prossimi otto Round. L’Olympiacos (15-7), il Fenerbahce (15-7) e il Panathinaikos (14-8) sono lì col fiato sul collo del CSKA e non hanno intenzione di perdonare nulla. Il pericolo numero uno tra questi tre team è il roster di coach Obradovic, che sta finalmente trovando la continuità che tanto è mancata nella prima parte di Regular Season (sei vittorie nelle ultime sette uscite). Inoltre, il ritorno di Kalinic potrà aiutare ulteriormente i turchi nello sprint finale. Non è un periodo facile, invece, per un Real (13-9, quinto posto) che ha perso tre delle ultime quattro partite. I Blancos stanno iniziando a sentire i tanti, troppi infortuni e dovranno stringere i denti per evitare uno spiacevole crollo nell’ultimo mese e mezzo di stagione.

Fabrizio Fasanella