E' un'Italia da amare

Cusin
Cusin

(Mario Arceri) - L'Eurobasket dell'Italia è stato fino a questo momento semplicemente strepitoso, non dimenticando che è iniziato l'estate di un anno fa, con la qualificazione che, per la prima volta dopo almeno tre lustri, non solo si è conclusa positivamente, ma anche senza sconfitte. Una striscia di imbattibilità che è poi proseguita per tutte e cinque le partite della fase iniziale a Capodistria, concludendosi solo a Lubiana con i più che onorevoli stop contro Slovenia e Croazia prima di riscattarsi con la stupenda partita con la Spagna.

La scorsa estate c'era solo Gallinari, tra le stelle italiane della Nba, qui c'è solo Belinelli con Datome che si appresta ad attraversare  l'Atlantico. Molte dunque le assenze pesanti un anno fa, altrettante questa volta, ma in entrambe le occasioni nascoste, occultate, fatte dimenticare dal rendimento collettivo della squadra.,,

Merito di Simone Pianigiani che ha saputo intuire e ottimizzare le qualità che i suoi giocatori sono in grado di esprimere colmando il gap di talento e di fisicità che la nostra Nazionale accusa nei confronti di molte avversarie. Merito anche del lavoro svolto sotto il profilo mentale valorizzando e rendendo produttivi l'autostima, lo spirito di gruppo, la disponibilità al sacrificio, la volontà di "non mollare mai".

Contro la Lituania ci giochiamo la semifinale e quindi la possibilità di puntare a un posto sul podio. Crediamoci, perché storicamente i baltici non hanno mai brillato per qualità di fondo (ad eccezione di Stoccolma 2003), e perché contro i lituani abbiamo spesso disputato gare eccellenti: la semifinale olimpica ad Atene fu una delle partite più belle in assoluto mai disputate dall'Italia. E due anni più tardi, ai Mondiali di Saitama, in Giappone, solo un ultimo pallone scelleratamente sprecato per troppo entusiasmo ci tolse la vittoria e la qualificazione per i quarti di finale. Insomma, i precedenti non sono affatto negativi (come lo erano con Slovenia e Croazia) e l'Europeo giocato dagli azzurri deve semmai intimorire la squadra di Kazlauskas bella, giovane, forte e soprattutto molto alta, ma non imbattibile.

L'Italia a questo punto non ha nulla da perdere. Ha fatto assai più di quanto tutti, anche i più ottimisti, si aspettavano, e l'ha fatto con una tale leggerezza, con tale disarmante spregiudicatezza da far sembrare quasi scontate imprese impossibili sulla carta.

Credo che siano sostanzialmente due i simboli di questa nuova Nazionale, le icone di una squadra che non ha paura di niente e di nessuno, le immagini che ci porteremo dietro pur confidando di poterne collezionare ancora molte in questi ultimi giorni di sfide: il Cusin che contro la Spagna si esalta stoppando chiunque provi ad avvicinarsi al suo canestro, il Gentile che gioca con l'autorevolezza e il sangue freddo del veterano consumato da mille battaglie, quando invece ha solo vent'anni ed è all'esordio internazionale. La solidità del pivot ignorato nel campionato italiano e la sfacciataggine dello scugnizzo che sfida il mondo senza farsi condizionare dal pedigree di chi gli sta davanti.

Di Aradori, Belinelli, Cinciarini e Datome già sapevamo, e qui in Slovenia stanno danno ancora di più confermandosi pedine fondamentali e di grande spessore tecnico ed agonistico. Alle spalle hanno una panchina affidabile, forse con minor talento, ma con la stessa disponibilità a lottare fino all'ultimo secondo e sull'ultimo pallone. Ed è questo che già lo scorso anno tornò a far innamorare della Nazionale di basket la gente che le aveva voltato le spalle, un amore che in queste settimane di fine estate si è ulteriormente rinsaldato: prima grande vittoria di Pianigiani e dei suoi uomini.

Ha ragione Petrucci quando sostiene che nello sport nulla conta come le vittorie conquistate con la maglia azzurra: un incentivo in più per questi ragazzi che lo hanno compreso e che stanno vivendo (e ci stanno facendo vivere) una splendida avventura. Forse non arriverà alcuna medaglia, forse la superiorità fisica e il maggiore talento degli avversari, ora che la rosa si è ristretta alle migliori d'Europa, saranno più determinanti del cuore e delle capacità dei nostri, ma intanto un primo risultato importante è stato ottenuto riconquistando stima, rispetto ed ammirazione di chi ci aveva visto sprofondare tra le ultime della classe.

Non è, non può essere soltanto un caso, nè può dipendere dalla ormai storica "fortuna" di Petrucci: quest'estate è stata infatti clamorosamente prodiga di risultati positivi per la pallacanestro italiana, mai sufficientemente ricordati ed evidenziati come meriterebbero. Nella classe d'età immediatamente inferiore (l'Under 20) l'Italia ha vinto il titolo europeo, e in quella squadra c'è almeno un talento, Amedeo Della Valle, che avrebbe fatto una gran bella figura anche qui a Lubiana e che comunque rappresenta un punto fermo per l'immediato futuro azzurro. E le ragazze hanno vinto l'argento. Il podio è stato sfiorato (quarto posto) nell'Europeo Under 16 sia dai ragazzi sia dalle ragazze. Un po' meno bene l'Under 18, ma il bilancio complessivo è comunque straordinario ed ha rappresentato il più bello e qualificante piatto d'entrata per la Nazionale maggiore che sta confermando il buon momento complessivo del nostro movimento dopo tanti anni di buio assoluto.

C'è un rischio, che i risultati positivi di quest'estate facciano pensare ad un basket che ha ritrovato la salute migliore, che l'esaltazione per le vittorie faccia ritenere risolti tutti i problemi. Non è così. Le imprese azzurre dimostrano semmai le grandi potenzialità del nostro basket, capace di esprimersi ai livelli più alti nonostante l'oggettivo stato di crisi che sta attraversando ad ogni livello, e dovrebbero piuttosto essere di stimolo per operare una profonda riforma per un'organizzazione più equa anche alla base, per un reclutamento più attivo, per un'istruzione più mirata.

La nostra Under 20 non ha giocatori sopra i due metri, la nazionale di volley di pari età li ha tutti o quasi oltre i 200 centimetri di altezza. Cos'è successo? Come ha fatto il basket a perdere il suo storico appeal tra i giovani? Credo che questo Eurobasket e più in generale la fantastica estate azzurra (da far conoscere, da promuovere nel modo più intenso ed efficace possibile) siano il miglior punto di partenza per riguadagnare passione ed affetti, e magari per far capire che questi ragazzi rappresentano l'investimento tecnico migliore per ogni società. Soprattutto se Cusin e Gentile, Aradori, Cinciarini, Belinelli, Datome e tutti gli altri continueranno a regalarci nuove emozioni ed altre esaltanti imprese.