Contratti di immagine, l'ultima frontiera perduta della pallacanestro italiana

01.04.2016 13:10 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Contratti di immagine, l'ultima frontiera perduta della pallacanestro italiana

Dopo il fallimento della Mens Sana Basket niente può essere più lo stesso per il basket italiano e per i suoi organi di controllo. E il grande nervosismo che ha attraversato tutto l'ambiente dopo la notizia che sarebbero sotto verifica della Procura Federale i contratti di immagine fatti dalle seguenti società: Avellino, Sassari, Varese, Cantù, Brindisi, Torino, Pistoia, Caserta e Reggio Emilia, è sintomo che qualcosa di importante bolle in pentola. 

La Comtec, come ormai sappiamo tutti, aveva sorvolato per anni sui bilanci di Minucci che avevano importi più consistenti sotto la voce "servizi" che sotto quella "stipendi dei giocatori". Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi: grazie a certe movimentazioni delle fatture, che sarebbero il cuore dell'indagine per cui è stata contestata l'associazione a delinquere, si creavano un nero consistente e buchi di bilancio. Non se ne sono accorti e sarebbe bene che a fine stagione qualcuno si prendesse la responsabilità delle proprie leggerezze e si lasciasse avvicendare nell'incarico vero dr. Petrucci? Sennò è sempre l'Italia di chi sbaglia che non paga mai...

La contemporaneità della notizia con quella relativa alla consegna di altro materiale dell'inchiesta "Timeout" da parte della Procura di Siena a quella Federale, aveva fatto immaginare che qualche gola profonda avesse allargato il tiro delle malefatte portando prove che "così fan tutti" nel mondo della pallacanestro italiana. Non ci risulta al momento che non esista altro che un nesso di casualità tra le due cose. La Comtec ha verificato valori non congruenti nelle poste di bilancio delle società indicate e ha inviato una richiesta di indagini per chiarimenti - non volendo ricadere nei vecchi errori.

Spicchi d'arancia riassume la normativa sui contratti d'immagine così: "I contratti per la cessione dei diritti di immagine individuale - tassati al 4 per cento anziché al 43 per quanto riguarda i rapporti di prestazione sportiva - sono riconosciuti e disciplinati dall’ordinamento giuridico italiano, e una recente circolare dell’Enpals (ente previdenziale al quale vengono versati i contributi per i contratti professionistici dei lavoratori del basket) ne riconosceva la congruità ai fini fiscali fino al 40 per cento dell’importo complessivo del contratto. La FIP però riconosce soltanto i contratti conformi agli accordi collettivi di categoria, nei quali si parla unicamente di prestazione sportiva. E dal giugno 2013, la violazione dell’articolo 1 bis del Regolamento Esecutivo Settore Professionistico comporta l’inibizione da 3 mesi a 3 anni per atleta e procuratore (valida soltanto per l’Italia e non riconosciuta a livello internazionale), e una multa da 20 a 100mila euro per la società, a meno che si configurino atti di frode o illecito sportivo sanzionabili con una penalizzazione in classifica o la retrocessione d’ufficio".

Quindi i chiarimenti potrebbero anche confermare la liceità delle operazioni effettuate dalle società. E' presto per tirare sentenze, anzi la descrizione fatta sopra di cosa siano i contratti d'immagine lascia ancora troppi passaggi carichi di ambiguità e passibili di interpretazioni ambivalenti dalla Procura federale e dall'Agenzia delle Entrate. Non lasciamo agli altri la gestione delle cose nostre. Pensiamo sarebbe ora che la FIP nella persona del suo presidente Gianni Petrucci si attivi per proporre e realizzare un ordinamento fiscale chiaro e snello per aiutare le società a poter gestire in maniera favorevole un passaggio cruciale nell'ottimizzazione delle risorse. Per rendere più interessanti le proprie squadre e di conseguenza alzare il livello qualitativo del basket italiano. All'estero lo fanno, il problema è politico/populistico.

L'attuale tassazione infingarda verso giocatori stranieri che non godranno della pensione in Italia e verso giocatori italiani che all'età di smettere col basket giocato dovranno reinventarsi un'attività lavorativa per arrivare alla pensione non fa ricco lo Stato italiano (ben misera la massa totale di contribuenti) ma continua a essere una delle prime cause del declino dello sport in Italia. E che contratti di immagine fatti bene messi in mano a marketing societari ben preparati possono aiutare al reperimento delle risorse necessarie per fare una attività di primo livello, eliminando il nero alla radice. E ritornando decisi al merito sportivo, che è l'unico metro di giudizio che vorremmo tutti fosse applicato. Non solo nella vertenza FIBA-Euroleague.