Bertomeu da presidente a commissioner: la rivoluzione (illegale) alla catalana alla resa dei conti

18.10.2017 14:45 di Umberto De Santis Twitter:    vedi letture
Bertomeu da presidente a commissioner: la rivoluzione (illegale) alla catalana alla resa dei conti
© foto di foto Severino Bigi

Senza troppo strepitare mediaticamente ma con la forza delle azioni, FIBA sta cercando di costringere ECA ed EuroLeague Basketball a rientrare nei ranghi sottomettendosi dentro il suo ambito. Lo si sta vedendo in queste ore, mano mano che le federazioni nazionali di tutti i paesi del mondo esigono il loro diritto di chiamare in Nazionale i giocatori che vogliono. Ed è inutile paragonarsi alla NBA che per storia, cultura e potenzialità economica oltre che formativa ed organizzativa (pensiamo al sistema delle franchigie) è una pietra assolutamente da evitare, salvo rimanerne schiacciati. Gli Stati Uniti, da zero a diciotto anni di età, ne hanno avuti 70 per definire un metodo di formazione e di divulgazione della pallacanestro fuori dal professionismo che i signori della EuroLeague non possono nemmeno immaginare nel Vecchio Continente.

Per delimitare il campo della discussione, chiariamo a tutti i lettori che ci troviamo tra la padella degli affaristi alla Bertomeu, che alla formazione dei giocatori proprio non è interessato, alla padella della FIBA di Baumann, gruppo di burocrati più interessati alla loro cooptazione che al vero sviluppo del nostro sport. Ma dobbiamo trattare dello scenario che si va definendo. E in questo c'è una chiara similitudine con gli avvenimenti politici della Catalogna, dove ha la sede l'ECA forse non a caso. Comunque la si voglia raccontare se esiste la pallacanestro nel mondo è anche perché esiste un Ente con delle regole condivise da tutti, come in ogni altro sport e come nella società civile. Perché EuroLeague non le debba rispettare in nome di una autodeterminazione inesistente e di differenti interessi è un mistero. 

Si avvicina però il momento di fare chiarezza. Del dentro o fuori. Fatte le convocazioni i giocatori dovranno rispondere e presentarsi. Se non lo faranno saranno sanzionati. Come i catalani spediti alle urne per un referendum illegale. E' dal 2014, dopo l'uscita del nuovo calendario FIBA, che ECA svolge una serie di operazioni per svincolarsi dall'Ente mondiale. Tutto il contrario del calcio, che sa bene che nel settembre 2018 i campionati nazionali non avranno inizio perché tutto sarà fermo per la nuova manifestazione FIFA per le squadre nazionali chiamata "UEFA Nation Cup". Il mondo del football, che gira qualcosa come miliardi di euro e non milioni, non protesta, non strilla, non sbraita. Eppure la forza economica gli potrebbe consentire una levata di scudi. Già ma nel calcio l'equivalente della NBA non esiste.

E allora che adesso parlino. Singolarmente i presidenti del Real Madrid, Barcellona, Olimpia Milano, CSKA fino al sedicesimo delle formazioni di EuroLeague. Ci dicano se la loro volontà, da molti anni, sia quella di acquisire soltanto più autonomia possibile dal carrozzone della FIBA o sia quella di uscire (o farsi buttare fuori: il risultato è lo stesso) dai campionati nazionali organizzando un campionato europeo in completo distacco come la NBA. Ci dicano se si sentono abbastanza forti da saltare il fosso, come pensano di fare reclutamento, se hanno una previsione di quanti sponsor potrebbero arrivare o potrebbero abbandonarli. Ci dicano se il Clasico non sarà più in calendario nella Liga Endesa, se Milano ha chiuso a 175 i derby contro Varese, se la storia del basket non farà più parte della nostra cultura cestistica. Questa guerra di potere giocata sulle chiacchiere dell'interesse verso lo sport, lo spettacolo, la salute dei giocatori, l'interesse del pubblico per nascondere altro ci ha francamente stancato.