Varese: più entusiasmo, meno soldi. Tutti i motivi di un paradosso

Fonte: La Prealpina
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© foto di Foto Scarfi

(Giuseppe Sascia) -  Entusiasmo alle stelle per la Varese degli "Indimenticabili" uguale budget in discesa per la stagione 2013/2014. Due dati di fatto che apparentemente fanno a pugni, ma che riflettono una realtà incontrovertibile: anche in uno dei suoi feudi più storici il "prodotto basket" oggi non tira più come una volta. E non certo per colpa della società di piazza Monte Grappa, che anzi con la nascita e la crescita di "Varese nel Cuore" seguite dalla valorizzazione del suo patrimonio storico tramite il progetto Varese Leggenda e il progressivo ampliamento delle iniziative collaterali alla partita per creare un'atmosfera da evento al PalaWhirlpool, è certamente la più innovativa in assoluto nel panorama mediamente "ingessato" del basket italiano. Ma quali sono i motivi per i quali Varese dovrà fare "meglio con meno", utilizzando lo slogan di Michele Lo Nero, nell'ottica di una spending review forzosa che nell'ipotesi più realistica vedrà un taglio dal 10 al 15 per cento rispetto al 2012/2013? Prima di tutto c'è l'azzeramento definitivo della quota della famiglia Castiglioni, che con i 300mila euro versati questanno ha esaurito gli impegni pattuiti con il consorzio in occasione del passaggio di proprietà dell'estate 2010. Poi c'è da contabilizzare un 5 percento in meno di incassi dal botteghino, che quest'anno hanno generato un quinto dei ricavi totali contando però l'afflusso extra dei playoff (e sul 2013/2014 peseranno invece le prime due giornate in campo neutro). Infine, pesa il punto interrogativo riguardo al gettito che arriverà dagli sponsor, quest'anno il "contenitore" più capiente tra le voci in entrata: si parla del 58 per cento rispetto al 16 del consorzio, mentre gli introiti per diritti Tv, merchandising e affitto del palasport contano solo per il 6-7 per cento. Ma il 30 giugno sono in scadenza tutti gli accordi firmati con i partner di maglia: non solo quello col main sponsor Cimberio che rinnova di anno in anno con clausole legate ai risultati, ma soprattutto quelli con i vari partner che si erano legati con accordi triennali alla società di piazza Monte Grappa alla partenza dell'avventura di "Varese nel Cuore". Rispetto a tre anni fa però la situazione economica dell'Italia è completamente diversa, ed è differente anche la posizione di personaggi importanti vicini al basket varesino che nel 2010 occupavano ruoli di comando a Roma ed oggi invece sono ai vertici a Milano. Ma al di là della crisi economica generale c'è anche un problema legato alla scarsa capacità del sistema basket di "vendere" il proprio prodotto al di fuori dell'attuale nicchia, tornando ad essere sport d'elite come avveniva negli anni '80 e'90. I problemi di un mondo i cui vertici sembrano più preoccupati di difendere lo status quo che di trovare nuovi modi per valorizzare il grande interesse generato dai playoff più equilibrati di sempre sono molteplici: si va da una visibilità televisiva marginale all'assenza di personaggi conosciuti al di fuori della solita nicchia degli appassonati quale era l'istrionico Gianmarco Pozzecco; in più, con una serie A progressivamente meno italiana, i giovani si identificano sempre più con la NBA. E allora è più difficile - anche in un'isola felice come Varese - trovare sponsor attratti dal basket per un reale ritorno di visibilità e non per la "passionaccia" che li porta ad investire in uno sport che non può fare a meno dei mecenati per far tornare i conti.