Intervista al Presidente della Lega Basket Femminile Paolo De Angelis

Fonte: Sito Ufficiale Lega Basket Femminile
Paolo De Angelis
Paolo De Angelis
© foto di Foto da LBF

Presidente De Angelis, ormai da tempo si accosta la parola crisi al movimento del basket femminile. La situazione è così grave?
''Una crisi, se stiamo al significato greco kairos, coincide con il momento di dover prendere una decisione per risolvere una situazione. La crisi è anche un cambiamento traumatico e, in tal senso, provoca instabilità. Ma ogni pericolo rappresenta allo stesso tempo un’opportunità. Credo che le ultime vicende hanno fatto più che intravedere il forte desiderio, da parte nostra, di trasformare questa criticità in un fattore di sviluppo''.

A cosa si riferisce in particolare?
''Ritengo che essere riusciti come LegA a convogliare su Roma 50 società, per giunta in un giorno feriale, come è accaduto martedì scorso in occasione dell’Assemblea convocata per incontrare il Presidente federale Petrucci, rappresenti una forte volontà nel fare fronte comune sui problemi che stanno investendo la pallacanestro femminile italiana''.

Una partecipazione che ha sfiorato il 75%.
''E che testimonia del grande lavoro di sensibilizzazione fatta dalla LegA nei confronti delle società''.

Si è parlato di rivendicazioni che, se non ottenute, sarebbero sfociate in uno sciopero.
''Anche in questo caso io non vedo alcuna accezione negativa nel significato della parola rivendicare. Battersi per un diritto, da parte di chi, come i nostri dirigenti, investono tempo e denaro quotidianamente nell’organizzazione dell’attività sportiva, ritengo sia un atto dovuto soprattutto quando il disagio è così largamente avvertito. Per troppo tempo, in passato, il basket femminile si è sentito messo ai margini, quasi rappresentasse ''l’altro basket''. Le poche volte che le nostre evidenze arrivavano sui tavoli di competenza venivano liquidate senza la dovuta attenzione. Oggi c’è la consapevolezza di poter aprire finalmente un dialogo, anche dialettico, se necessario a superare gli ostacoli, di avere nel Presidente Petrucci, che ringrazio personalmente, un attento e competente interlocutore. E la sua presenza all’Assemblea delle nostre società del 4 giugno scorso ne è una importante riprova''.

Cosa vi aspettate dalla FIP?
''Innanzitutto che la finestra del dialogo resti sempre spalancata, perché avere la certezza di un interlocutore orientato all’ascolto e alla ricerca delle possibili soluzione conferisce dignità al nostro lavoro e di conseguenza all’intero movimento. Sul piano pratico ci l’auspicio è che la FIP concentri la propria attenzione sulla necessità di riattivare il reclutamento di atlete, nota dolente da molti anni a questa parte, nonché sulla promozione della pallacanestro femminile, come sta facendo con l’attivazione del Progetto Donna''.

E qual è il consiglio che si sente di dare alle Società?
''Di mettere al primo posto della loro attività lo sviluppo e la cura dei Settori Giovanili. Lo dico fuori da ogni retorica, come per troppo tempo, purtroppo, è stato. Le nuove regole sugli svincoli cambiano a mio parere cambiano radicalmente le priorità in sede di programmazione, nel senso che i Settori Giovanili, se strutturati in maniera adeguata e non con le briciole avanzate dal budget per la costruzione dei roster della prima squadra, potranno in tempi brevi diventare una risorsa economica di forte supporto per l’attività societaria''.

Si sa che l’equità competitiva genera interesse. Cosa fare per riportare il massimo campionato ad un livello consono?
''Dal 2000 in poi la pallacanestro femminile ha portato lo scudetto in 6 città diverse, quasi uniformemente distribuito tra il Nord e il Sud della penisola. Penso che in tal senso siamo stati quasi unici, considerato che Siena nella maschile ha conquistato la settima finale consecutiva. Inoltre siamo riusciti ad invertire quella tendenza del passato in cui una squadra spesso finiva per dominare degli interi decenni (Geas, Vicenza, Como). Oggi non si può ignorare che la crisi economica ha fatto si che venissero meno risorse importanti, e non è un caso che a livello europeo le squadre italiane facciano molta più fatica che in passato, nel basket ma addirittura anche nel calcio. Sono convinto che si tratta di una situazione temporanea e che presto si tornerà a parlare di equità competitiva''.

Ultima domanda la nazionale, ormai prossima al debutto Europeo. Quanto potrebbe aiutare il movimento un grande risultato?
''Innanzitutto voglio fare un grosso e sincero ''in bocca al lupo'' a Roberto Ricchini e alle azzurre per l’imminente esordio nell’Europeo in Francia. Il girone in cui siamo stati sorteggiati è di quelli che si definiscono di ferro, di questo dobbiamo essere consapevoli senza, tuttavia, dichiararsi vinti prima di aver messo in campo fino all’ultima stilla di energia. Questo è un gruppo che ha già dimostrato di avere carattere e doti straordinarie qualificandosi l’estate scorsa per l’Europeo con un ruolino di marcia trionfale. E’ chiaro che le vittorie della Nazionale rappresentano un messaggio importante per tutti e noi tutti tifiamo perché questo accada, ma sappiamo che il percorso è lungo e difficile''.