Bianchini: "Quante analogie con il mio Bancoroma"

Bianchini, coach dello scudetto '83: «Sfida tra due squadre fondate sulla roccia».
Fonte: Il Romanista
Bianchini: "Quante analogie con il mio Bancoroma"

Trent'anni fa c'era lui, sulla panchina del Bancoroma che vinceva lo scudetto. Lui è Valerio Bianchini (che ha allenato anche Siena nel 1992-93), al quale non sono sfuggite le tante analogie con la squadra del 1982-83, unica  Virtus che è riuscita a vincere lo scudetto. «Anche noi eravamo una squadra che ha preso coscienza della propria forza passo dopo passo e abbiamo vinto una gara decisiva di semifinale a Cantù. E il Goss che ho visto al Pianella sembrava quasi Larry Wright... Adesso c'è anche la finale con il vantaggio del fattore campo contro i campioni in carica, come era il Billy all'epoca». Che sfida sarà? Molto equilibrata. Roma ha entusiasmo e gioventù, Siena esperienza e profondità. Sono due squadre fondate nella roccia della solidità difensiva, della transizione e dell'organizzazione. Non sulla sabbia del tirare come e quando capita, come troppo spesso si vede in giro. Ed è giusto che siano loro due a giocarsi il titolo. Partiamo da Siena. E' cambiata moltissimo, ma è bastata la maturazione di Hackett per compensare tutto ciò che avevano perso. In lui c'è la regia si Zisis, l'imprevedibilità di McIntyre, oltre al carisma di Stonerook. Per non parlare della sua tremenda determinazione nei finali di partita, quando bisogna portare a casa il risultato. E Luca Banchi? Laureato a pieni voti. Aveva già fatto cose importanti come assistente, avendo un ruolo molto attivo. Ora ha sostituito Pianigiani in un periodo di trasformazione della squadra e della società e ha dimostrato una grande duttilità tattica. Contro Milano ha messo insieme delle difese a zona che hanno irretito l'Armani, ed è successa la stessa cosa con Varese. Pianigiani era più sinfonico, un maestro d'orchestra. Lui lo ha superato, perché è bravo anche a inserire trappole tattiche ad hoc. Veniamo a Roma. E' attrezzata per incontrare Siena. Mi spiego: il Montepaschi ha due punti di forza: la capacità di penetrazione di Hackett e Brown e il gioco di Moss. Anche Ress e gli altri danno il loro apporto, ma i nuclei del loro gioco sono stati questi nei playoff. Roma però è squadra che sa giocare d'anticipo. E se giochi d'anticipo su Hackett riceve meno palloni e fa meno 1 contro 1. E anche Brown avrà meno possibilità. Inoltre a livello difensivo hanno un grande "ombrello" come Lawal. E per Moss c'è Datome. Qui vedo un problema. Calvani ha sempre lasciato Datome abbastanza libero di crearsi il tiro, grazie al suo talento. Ma ora affronterà il miglior difensore del campionato. Il grande dilemma sarà se lasciarlo creare o costruire qualche gioco per costringere gli avversari a cambiare la marcatura. A metà campo invertite, però, lo stesso Datome ha tutto per contenere Moss, perché è alto e sa stoppare. Calvani peraltro ha cominciato con lei... Lo volli come mio assistente al Messaggero, più di 20 anni fa. Lui è arrivato ad alti livelli a 50 anni, perché non è uno di quelli che nascono in una società e crescono lì, in una specie di culla termica. E' un uomo da marciapiede, ha visto i campionati minori, tanta Legadue. E ha fatto anche una scuola di cui mi onoro di essere stato parte, quella del presidente Longobardi di Scafati, dove lui ha allenato e io ho fatto il dirigente. Lì ha dovuto passare attraverso campi difficili, gestire situazioni al limite, e giocatori difficili dal punto di vista morale e psicologico. Ha usato coerenza e umanità. Per questo ha saputo fondare la sua Virtus sulla roccia. (LP)