Varese: nessun teorema ma solo malasorte, con Dunston in campo sarebbe stata un'altra storia

Fonte: La Prealpina
Dunston
Dunston
© foto di Foto Blitz

Se la vittoria ha molti padri, la sconfitta è orfana. Come orfana è stata, nel più cruciale appuntamento della sua stagione, la Cimberio, trovatasi senza la sua stella più luminosa nei cieli di una pallacanestro dura ed estenuante. Con Bryant Dunston in campo, dentro i suoi abituali lustrini, non vi sarebbe stata gara e nessuno s'azzardi a dire che manca una controprova perché basterebbe immaginare la sua presenza, elegante e irresistibile in attacco, tempestiva e intimidatoria in difesa, per supporre, ragionevolmente, uno schianto di Siena, rifugiatasi in un energico "tutti per uno, Hackett per tutti". L'assenza di Dunston, già nota nel pomeriggio ma taciuta per questione di pretattica, probabilmente condivisibile dal tifoso ma non da chi tiene a una corretta informazione, è il motivo dominante di un'inevitabile differenza di forze che, a testa fredda, non ammette teoremi diversi, magari, lì per lì ed emotivamente, convenienti, come potente anestetico contro frustrazioni e disillusioni non calcolate. Un immenso sogno è svanito solo per malasorte, e quanto basta per uno storico rimpianto, diversamente ha poco a che vedere con l'esito del campo tutto il resto, come un finale non istruttivo in una scuola di avviamento allo sport per tanta rabbia pura "versata" dagli spalti sugli arbitri, ritenuti "venduti" a una Montepaschi che conterebbe sudditi tra le file dei direttori di gara. Questa tesi non esìste, sennò non sì spiegherebbe l'irreprensibile arbitraggio a Siena, in gara sei, dovendo credere nella loro buona fede al di là di un discutibile ed esasperante metro di giudizio che, su ogni campo, spesso, nega alla pallacanestro la sua naturale prerogativa come sport di contatto. Tanto vale mettere una bella rete per dividere gli atleti ma questa è pallavolo. Se fischi un contatto e non un altro, magari simile ma tra masse muscolari diverse, rischi una disparità di giudizio nella percezione di spalti che, già incandescenti in gare così decisive, facilmente esplodono... La contabilità dei danni non si è fatta attendere in stangate, come lo sono la squalifica del campo nelle prime due giornate della prossima stagione e quella di Sakota appiedato per tre oltre le solite tremila euro, stavolta, per minacce e offese ripetute agli arbitri da parte di un tifoso che è pure un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Dunque, non ci sono storie per una Pall.Varese indebolita e senza radar sotto ì tabelloni, soprattutto per l'immenso Green che qualcuno, pure, osa criticare e cui, abbastanza solo, in ogni caso, l'ultimo ad arrendersi, sono mancati i travolgenti duetti con Dunston. E con il suo strabiliante asse, spezzato a metà, la Cimberio si è rotta in più pezzi, avendo avuto bisogno di una prova balistica sbalorditiva, che è mancata, di Ere e soci. Si diceva dei tanti padri che pretendono un riconoscimento in caso di vittoria, ebbene anche nella sconfitta tutti gli artefici di questa annata restano i vincitori morali del campionato, persino insignitili d'un titolo emerito, a cominciare dalla società, capace di un capolavoro d'intenti e di uomini in un'estate fresca di idee per continuare con l'allenatore, abile nell'armonizzare leader e comprimari, talenti americani e giovani illustri a beneficio d'una pallacanestro "acqua e sapone", seppur energica, quindi con con Green e Dunston, l'accoppiata più vincente che mai si potesse mettere insieme dal nulla, ben sostenuti dai frombolieri Ere e Banks, un po' deludenti nell'ultimo atto, l'uno massacrato dalla fatica, l'altro per limite mentale a certe intensità per finire con il tiratore scelto Sakota e con tutti gli altri biancorossi tra i quali ci piace evidenziare il rendimento di De Nicolao e Talts che grandi squadre potrebbero invidiarci. Varese resta, sicuramente, orgogliosa della sua amata squadra pur già chiedendosi i tifosi quanti dei propri magnifici interpreti indosseranno ancora gli amati colori visto che, per esempio, il contratto di Green, Banks e Dunston scadrà a fine giugno. Per non farsi rubare i propri talenti, la società avrà bisogno di nuovi e generosi appassionati, altrimenti ci scorderemo una squadra che, di nuovo, sappia far sognare.

Giancarlo Pigionatti