Tuteliamo anche i giornalisti

Tuteliamo anche i giornalisti

(Mario Arceri) - Dopo le monete in faccia a Giulio Ciamillo, l'aggressione ad Edi Dembinski. Stavolta la solidarietà di Lega e Fip è pubblica: non cambia la sostanza delle cose, ma fa se non altro comprendere che il problema esiste, che va preso in considerazione, che gli operatori dei media - in attesa di essere considerati figure essenziali del gioco: se venissero meno, come si comunicherebbe? col passaparola? - hanno diritto al rispetto e alla tutela del proprio lavoro e della propria integrità fisica. Non è possibile, infatti, che, in caso di sconfitta della squadra di casa, la parte peggiore dei tifosi possa sfogarsi sul giornalista di turno, colpevole poi di cosa? Di aver documentato la partita con splendide foto, come nel caso di Ciamillo, di averla raccontata avendo al fianco un grande esperto come Carlo Recalcati che ha allenato e vinto scudetti sia a Siena sia a Varese, come nel caso di Edi Dembinski?

Il meccanismo psicologico che scatena la violenza e individua i suoi obiettivi...

è spesso contorto e imprevedibile. Tuttavia sono ormai tanti gli episodi che hanno visto coinvolti giornalisti, colpevoli unicamente di raccontare con la propria sensibilità, le proprie capacità sia tecniche sia espressive, la propria visione dei fatti che non deve necessariamente coincidere con quella dei tifosi. E', anzi, proprio questo il bello della democrazia, della sconfitta del pensiero unico e della verità inattaccabile per decreto, della possibilità di mettere a confronto più opinioni per costruirne una propria o per consolidare attraverso testimonianze più autorevoli e qualificate quella che si è formata.

Fip e Lega ieri hanno espresso pubblicamente la solidarietà a Dembinski (come non era stato invece fatto per Ciamillo), la Rai è intervenuta pesantemente e giustamente minacciando di ritirare il suo personale dal campo per far commentare solo "off tube", da studio, le partite di finale. Nelle pur pesanti sanzioni disposte dal Giudice Sportivo non c'è traccia di quello che è avvenuto. Non è previsto dai codici federali: se il giornalista subisce dei danni c'è la magistratura ordinaria a cui ricorrere.

E' forse giunto il momento, per i colleghi della stampa, di tornare a chiedere con voce più forte e maggiore decisione una considerazione diversa e anche normativa del loro lavoro. Rivestono un ruolo importante che va riconosciuto e tutelato dalle istituzioni, ma soprattutto dai club aumentando le misure di sicurezza e protezione nelle tribune stampa e nei percorsi di accesso e di deflusso.

I problemi, già seri fino a venerdì sera, aumentano ora con la sfida tra Roma e Siena, due tifoserie che non si amano in modo particolare, con la scelta, peraltro legittima, di Toti di voler rimanere (almeno finora) al Palazzetto dello Sport divenuto ormai la "casa" della sua Virtus, una vera roccaforte, anche dal punto di vista scaramantico, al confronto degli spazi dilatati del PalaEur.

I fatti di Varese fanno riflettere anche perché chiudono in maniera brutale e immeritatamente rovinano la splendida stagione della Cimberio. Vitucci aveva costruito un gioiello tecnico per vederselo frantumare tra le mani nel play off: potrebbe aver pagato l'eccessiva sicurezza dopo aver eliminato con facilità Venezia a fronte della grande e prolungata fatica delle avversarie. L'ha infatti scontata in gara 1 con Siena perdendo subito il servizio, ma poi è andato a riprenderselo in gara 6 sul campo dell'avversaria portandosi quindi nelle condizioni migliori per raggiungere la finale. Ma nel frattempo ha perso Dunston, il miglior centro del campionato, con Polonara a mezzo servizio, cedendo all'esperienza dei campioni d'Italia, alla loro maggiore capacità di gestione della gara, al nervosismo crescente culminato con la piazzata di Sakota, peraltro fino a quel momento protagonista di un eccellente play off.

Dopo una magnifica stagione, l'uscita è stata brutta: va riconosciuto, e la delusione per l'occasione persa non può giustificare assolutamente i comportamenti dei tifosi peraltro esasperati anche dai ritmi così incalzanti della corsa ad eliminazione che non consentono di metabolizzare adeguatamente vittorie e sconfitte, nè tanto meno, alle squadre, di recuperare in modo soddisfacente gli eventuali infortunati.