Max Menetti: «Non cambierei Reggio con Milano: vorrei essere il Ferguson biancorosso»

Il coach della Pallacanestro Reggiana si confessa
Fonte: Il Resto del Carlino
Max Menetti
Max Menetti

Max Menetti, dopo una stagione così, on allenatore è più contento o preoccupato?
«Perché dovrei essere preoccupato, scusate».


Perché non sarà semplicissimo ripetersi, non crede?
«No, questo non è un problema. Io sono molto contento. Girando per Reggio incontro solo gente entusiasta. E' bellissimo. E, secondo me, è proprio da lì che si deve ripartire».



In che senso?«Nel senso che dobbiamo fare di tutto per mantenere viva questa energia. Servirà uno scatto di maturità, evitando di fare paragoni con il passato. Da oggi in poi bisogna cancellare questa stagione e ricominciare da zero».


D'accordo, proviamoci: qual è, allora, il prossimo obiettivo?
«Ve lo dico io: il nuovo obiettivo deve essere quello di mantenere Reggio Emilia in serie A per più di tre stagioni consecutive. In passato non ci siamo mai riusciti e credo che questo sia ciò su cui dobbiamo concentrarci».



Quanti giocatori di questa Trenkwalcler rivedremo nella prossima stagione?«Io la penso come Landi: più il gruppo resta integro e più il progetto è vincente. Per questo nella mia testa c'è l'idea di poter confermare 7-8 giocatori».


Filloy, però, è già andato via...
«Demian dal punto di vista umano e personale è fantastico, La logica tecnica, però, ci ha fatto prendere altre strade».



I dubbi che dovete risovere sono quattro: Taylor, Jeremic, Sili ns e Slanina. Chi resta?«Sarebbe bello poterli tenere tutti, ma, sono sincero, sarà difficile considerando che vogliamo anche ingaggiare un playmaker italiano».


In percentuale quante possibilità ci sono che torni Taylor?
«Penso il 50%. E la stessa percentuale vale pure per Slanina, Jeremic e Silins».


E Brunner, invece?
«Su di lui non ho dubbi: è vero che può svincolarsi, ma sono certo che sarà con noi al 100%. E' un discorso che vale pure per Bell».


E Max Menetti sarà sulla panchina biancorossa?
«Certo. Perché questa domanda?»



Perchè dopo una stagione cosi, magari, potrebbe arrivare qualche offerta molto importante...«No, no, tranquilli. Io fin che non mi cacciano via a pedate nel sedere resterò a Reggio».


E' vero che ha firmato in bianco?
«Sì, è vero. E sapete perché?».
 

Perché?
«Perché ho la consapevolezza di sapere dove sto. Vi dico la verità: io non cambierei Reggio con Milano-perche la Pallacanestro Reggiana è il top. E credo che questo lo debbano capire anche i giocatori».


Lei, insomma, vorrebbe diventare l'Alex Ferguson biancorosso. Ma nel basket è possibile un rapporto così lungo?
«Credo sia possibile proprio in una società come la nostra. E, lo ammetto, a me piacerebbe tantissimo diventare il Ferguson reggiano. In ogni caso sono convinto che sia un'idea su cui debba riflettere tutto il basket italiano».


E dire che dopo la retrocessione del 2006 la sua carriera pareva finita o quasi...
«Invece, in quel momento, si sono poste le basi per cogliere i successi che stanno arrivando adesso. Perché a Reggio - continua Menetti -si riescono a costruire grandi cose nei momenti peggiori. Dopo quella retrocessione chiunque altro mi avrebbe mandato via e invece qui mi hanno fatto un contratto triennale. Se una società ti dimostra fiducia in un momento così, noi è normale firmare in bianco quando gira tutto per il verso giusto».


Ha un sogno nel cassetto?
«Sogno di poter allenare questa squadra nel nuovo palasport. E poi vorrei trovare due giocatori come dico io nel prossimo mercato».


E come dovrebbero essere?
«Cerco due persone che capiscano subito dove sono arrivati. Voglio gente che non pensi troppo a se stessa».


Dove può arrivare Reggio?
«Ve l'ho detto: dobbiamo puntare a restare in serie A per più di tre anni. Dipende tutto da noi. Ci serve un palasport caldo e vicino come è stato nelle ultime stagioni. Dobbiamo imparare a goderci tutto ciò che riusciremo ad ottenere senza pensare al passato. E poi...».


E poi...?
«E poi mi piacerebbe avere uno sponsor reggiano sulle maglie perché questa società punta molto sulle proprie radici».


Se le dico la parola scudetto?
«Chi lo sa... Tutto passa dal discorso del nuovo palasport e dal fatto che dobbiamo restare in serie A tanti anni trovando continuità ad alto livello. Se riusciamo a fare tutto ciò si può pensare in grande. Guardate Cantù: era retrocessa, ha vissuto anni difficili ed ora è tornata ai vertici e ha disputato l'Eurolega».

Daniele Barilli