Roma sul 2-0 tra derby, elezioni ed astensioni

Datome Sindaco!
Datome Sindaco!

(Mario Arceri) - Stavolta non è servito il supplementare, ma il copione è rimasto inalterato, salvo qualche piccolo dettaglio, alla fine ininfluente sul risultato, ma che può incidere sui prossimi confronti. Venerdì sera Roma in recupero scavalcò la Lenovo e vinse. Stavolta avrebbe potuto chiudere il discorso con qualche minuto di anticipo quando si è trovata sul +9 (62-53 al 35' risalendo dal 46-50 del 27', ed era 39-46 al 24') ed invece Cantù ha avuto un bel ritorno di orgoglio (e di maggiore lucidità nei confronti degli avversari) passando addirittura in vantaggio prima di subire l'ultimo e decisivo sorpasso firmato da Goss, Jones e Lawal.

Sono cambiati anche i protagonisti: Mazzarino ha gettato nel match tutto il suo talento e la lunga e consolidata esperienza, Lawal ha imposto la sua fisicità rendendosi finalmente determinante. Poi gli italiani: Datome,,,

con le sue triple fulminanti e Aradori tornato a macinare punti. Goss ha invece rischiato di vanificare gli sforzi di Roma, ma poi ha messo a segno una zampata importante perforando la difesa avversaria per un nuovo vantaggio romano (67-65), Ragland ha sbagliato tutto nei minuti conclusivi.

E così Roma si è portata sul 2-0 potendo partire per Cantù (mercoledì e venerdì le due sfide esterne) con il cuore più leggero poiché l'obbligo di recuperare a tutti i costi, senza più perdere colpi, passa ora alla squadra di Trinchieri che, tuttavia, continua a giocare per almeno 25' un ottimo basket senza però finalizzare la partita, ma facendosi invece sorprendere (finora) dal cambiamento di ritmo e di aggressività difensiva della Virtus. Stavolta ha saputo reagire, senza però poter ricucire l'ultimo strappo dei romani.

Fin troppo scontato ripetere che saranno decisive le riserve di energia ancora in serbo nelle due squadre: sta di fatto che a questi livelli l'adrenalina rinvia al ritorno negli spogliatoi il peso della stanchezza che pure affiora sempre più spesso in partita costando ai giocatori palle perse per poca lucidità e falli commessi per pesantezza nelle gambe.

Serie comunque bella, tra due squadre che si equivalgono, con Cantù che, come contro Sassari, punta a prolungare il più possibile la serie potendo contare su una panchina decisamente più lunga, mentre Roma continua a sorprendere per la vitalità che dimostra e per il rendimento che è in grado di esprimere e che probabilmente non è stato ancora esplorato fino in fondo. Quanta altra potenzialità atletica, mentale e in fondo anche tecnica, la Virtus può produrre, lo scopriremo nelle prossime due gare.

Un Palazzetto strapieno e gonfio di entusiasmo, come l'Olimpico ventiquattro ore prima, ha simboleggiato il disincanto dei romani che hanno disertato in massa le urne non tradendo però i due appuntamenti sportivi più importanti.

Dice in tv il sindaco uscente (e fermo al 30% dei consensi) che il derby ha distratto e irritato la città (ma almeno i laziali non sono affatto irritati, anzi sono piuttosto contenti oltre che assai concentrati), ipotizzando di conseguenza tra due settimane un ritorno alle cabine elettorali tanto massiccio per quanto è stato evanescente l'afflusso in questa tornata.

Difficile pensare che l'astensione abbia frenato solo una parte dei cittadini. Possibile invece che nella ripartizione dei voti abbia pesato il clima di sfiducia, di impotenza, di tedio e di astio nei confronti della politica che grava di questi tempi nel nostro Paese e che ha punito un po' tutti, anche e soprattutto chi si è presentato con l'etichetta del nuovo senza poi capire bene - in mancanza di adeguate e illuminate istruzioni per l'uso - cosa dover fare del potere acquisito e come utilizzarlo rispondendo alle attese di quanti (tanti!) gliel'hanno affidato. Ma in questo caso la colpa non è del derby ma, come sempre, dei media. Chissà perché.

A Roma, di sicuro, ha pesato anche il terrore di dover affrontare una scheda elettorale grande come un bambino che si affaccia all'adolescenza, con ben dodici candidati sindaci (su 19!) che tutti assieme hanno raccolto l'1,14% dei voti, nemmeno lo 0,2% a testa. Chi gliel'ha fatto fare?

E' probabile che al ballottaggio, tra due settimane, l'affluenza sia ancora minore, come sempre accade, e stavolta senza l'alibi del Roma-Lazio, un alibi tra l'altro controproducente perché dimostra come e quanto sia più divertente, importante e coinvolgente, rispetto a una contesa elettorale, un confronto sportivo, che è solo un gioco però praticato da veri campioni. Loro sì ricchi di talento.

Nella Capitale, se Roma dovesse superare Cantù, il voto si incastrerebbe tra gara 1 e gara 2, entrambe interne per la Virtus qualora l'avversaria fosse Siena: chissà se anche la finale del play off servirà da alibi al perdente…