Siena primo break, Roma vittoria del cuore

Bobby Brown
Bobby Brown

(Mario Arceri) - E' probabile che alla fine sarà determinante il fondo atletico, perché giocare ventun partite (questo sembra il trend, anche se Siena ha già piazzato il primo break) in un mese e mezzo può premiare chi avrà più gambe a metà giugno, saprà mantenere una maggiore integrità fisica e tenere in serbo più freschezza. Fatto sta che, al di là della discutibile formula, l'ampiamente provato equilibrio nella parte alta della classifica sta dando spettacolarità ed imprevedibilità ai play off.

Sono già uscite due delle squadre piazzate tra le prime quattro (Sassari e MIlano), la settima (Cantù) ha dato del filo da torcere alla terza (Roma) cedendo solo dopo un supplementare e dilapidando...

un patrimonio di 19 punti, e la quinta (Siena) ha appena offerto la prima davvero grande sorpresa dell'intera fase finale andando a vincere con bella tranquillità sul campo di Varese che sembrava inespugnabile dopo la grande stagione disputata dalla Cimberio, in testa dalla prima all'ultima giornata ed unica squadra ad avere risolto in soli cinque game il proprio quarto di finale con Venezia.

Alla base del ko varesino ci possono essere anche radici mentali (l'eccessiva sicurezza) e fisiche (possono aver fatto male i quattro gironi di riposo in più) oltre che tecniche (la difesa di Siena, l'esplosività di Bobby Brown che si è ripreso la leadership che aveva ceduto a lungo a Daniel Hackett, la migliore lettura complessiva del confronto fatta da Luca Banchi rispetto a Vitucci). Di sicuro la vittoria a Varese conferma la vitalità della Montepaschi, la sua abitudine ai confronti ad alto livello (espugnando dopo Milano anche Varese), l'orgoglio dei campioni uscenti che, a questo punto, non possono più mascherare l'ambizione di diventare il club "settebellezze" del basket italiano.

Naturalmente il cammino è molto lungo, anzi è appena all'inizio. Questo primo turno di semifinale - che ora si ferma per un giorno a causa del derby di calcio romano che vale la Coppa Italia, facendo slittare di ventiquattro ore l'intero programma dei play off - ha però mosso violentemente le acque.

Venerdì sera l'Acea ha dimostrato carattere e qualità continuando a crederci fino all'ultimo secondo: il simbolo della sua nuova mentalità, che la rende avversaria pericolosa per chiunque, sta nella rabbiosa reazione di Datome, nella trasformazione di Goss che nella ripresa, e dopo un primo tempo privo della benché minima sostanza, è sembrato indossare i panni del Larry Wright di Ginevra nell'indovinare i sentieri giusti per minare al cuore le sicurezze ormai consolidate di Cantù, nella determinazione di Taylor a dare colore alla sua grigia prova, nella trasformazione di Lawal negli ultimi minuti di gara, anche e soprattutto con quei quattro liberi segnati consecutivamente dopo ben sei errori dalla lunetta.

Roma dunque c'è, dimostrando che il terzo posto in campionato è sicuramente meritato, e le vicende del play off le stanno dando una bella mano: l'eliminazione di Sassari l'ha spinta ad una virtuale seconda piazza, l'eventuale successo di Siena nella serie con Varese le concederebbe - qualora ci arrivasse - il vantaggio del campo anche in finale.

Tutte queste sono ovviamente considerazioni puramente teoriche: è sul parquet che Roma dovrà guadagnarsi la finale. Venerdì si è meritata il rispetto, ma anche la maggiore attenzione, di Cantù che per almeno 30' ha menato a piacimento le danze prima di farsi sorprendere dalle "due-tre" romana, una zona ricca però di adeguamenti, che ha spento l'ispirazione di Ragland, spezzato i movimenti senza palla, imposto un numero altissimo (ben 24) di palloni perduti all'avversaria. E' chiaro che già domani sera Trinchieri penserà a come rendere più efficace il suo attacco (7/20 nei 15' conclusivi rispetto al 9/16 degli avversari), a sfruttare meglio un organico lungo e costruito per affrontare l'Euroleague, a registrare la difesa che nell'ultimo periodo e nel supplementare ha sbandato paurosamente offrendo a una Virtus ormai incontenibile altri 18 punti con ben 27 tiri dalla lunetta. Cantù avrà poi, mercoledì e venerdì, le due occasioni interne per raddrizzare la serie, senza però dimenticare la particolare attitudine - dimostrata durante la stagione - di Roma alle gare in trasferta.

Serie comunque aperta, come non può assolutamente considerarsi già scontata quella tra Varese e Siena. Il rischio per la Cimberio è soprattutto psicologico perché ieri le sono improvvisamente venute meno le certezze accumulate in una stagione da vertice. Mike Green ha indubbiamente perso il duello con Brown pur servendo otto assist e catturato sette rimbalzi, cedendo però sei palloni e tirando decisamente male (4/14 per 14 punti complessivi), comunque il migliore tra i suoi insieme ad Ebi Ere. Ben migliori le cifre del play senese che ha chiuso con 29 punti (11/17) consentendo ad Hackett di tirare il respiro ed ottenendo da Moss una partnership ricca di valore. Siena ha attaccato assai meglio (31/59) rispetto a Varese (27/71) meritando un successo che ora impone alla Cimberio di inseguire.

Ma siamo appena al primo round di un match assai più lungo e ancora aperto ad ogni soluzione: andrà avanti chi manterrà i nervi più saldi, avrà più energie da spendere e saprà trovare le motivazioni migliori. Con una inevitabile considerazione: qualora in finale dovessero arrivare Roma e Siena, la sfida per lo scudetto premierà i due club che hanno ridotto maggiormente i budget di spesa delle precedenti stagioni, confermando una volta di più che le vittorie si costruiscono con il cuore e non con i soldi.