Milano addio

Milano addio
© foto di Foto Savino Paolella

(Mario Arceri) - Adesso è davvero finita, come era ovvio che si concludesse, anche se tutti o quasi ritenevano che non fosse possibile. Milano è fuori dai play off, chiuderà al sesto posto la stagione più infelice degli ultimi anni. L'occhio delle telecamere che indugiano sul volto immobile di Armani, lo sguardo nascosto dagli occhiali neri, offrono l'immagine più eloquente della pazza stagione milanese. Armani, l'Olimpia, avrebbero voluto Daniel Hackett che invece in estate ha preferito il bozzolo più protettivo di Siena ai dispersivi salotti meneghini, ha scelto di essere il numero uno nella squadra dei sei scudetti consecutivi ed ora in fase di ricostruzione piuttosto che...

essere uno dei tanti (di grande valore) di cui era e sarebbe ancor più stata infarcita in corso d'opera la formazione di Scariolo. Il figlio del grande Rudy ha visto giusto, ha scelto con saggezza, ha avuto modo di imporre il suo talento prendendo in mano la Montepaschi nell'anno più difficile della città senese e arrivando al punto di mettere in ombra perfino Bobby Brown.

Che Siena avesse diritto a un posto tra le prime quattro era nell'ordine delle cose, così come Cantù. Che ne restasse fuori proprio Milano non lo ipotizzava nemmeno il suo più irriducibile denigratore. La sorpresa, lì nell'etile del basket italiano del 2013, semmai è Roma tornata ai livelli più alti proprio nell'anno del maggiore rigore economico. Ecco, questa forse è la grande novità del campionato che si avvia con frenetica lentezza (una partita ogni due giorni o quasi, ma ancora 14 potenziali gare da giocare: un mese) al suo epilogo: svettano, nel tabellone dei play off, Siena che ha già vinto la Coppa Italia dopo aver più che dimezzato il budget, Cantù che ha già vinto la Supercoppa e che per far quadrare i conti a un certo punto ha dovuto dar via Markoishvili, uno dei suoi capisaldi, Roma che ha ridotto l'investimento al minimo indispensabile, e poi Varese che sta gestendosi con grande dignità e che ha recuperato la qualità e i valori del bel tempo passato.

Ne rimane invece fuori l'Armani che aveva fatto irruzione l'estate scorsa sconvolgendo il mercato. Tanti soldi, in panchina il coach della squadra vicecampione olimpica, in squadra i migliori talenti giovani italiani (Gentile e Melli) e tanti fuoriclasse per un tasso tecnico virtuale assolutamente irresistibile. Appunto, virtuale, perché poi succede che i semisconosciuti di Roma indovinano una stagione da sogno, che Siena ormai ricca solo di tradizione recente stringe i denti e limita i danni derivanti dal lungo supplemento di fatica europea, che i brianzoli di Cantù confermano di avere sette vite come i gatti e, in vista dei traguardi che contano, rinviano la resa dei conti interna e, con il piccolo sforzo dell'aggiunta di Ragland, sbattono fuori una delle realtà più belle e simpatiche del campionato, Sassari.

Per storia, alla final fuor approdano le quattro squadre più titolate, ad eccezione di Treviso ormai estinta, della Virtus Bologna avvitata nei suoi problemi esistenziali, appunto di Milano che non ha evidentemente mai saputo risolvere i problemi di coesione e di coesistenza tra tanti personaggi illustri.

Ieri ha dato segni di vitalità a cavallo del riposo lungo recuperando e portandosi a un solo punto di distanza da Siena. Sembrava l'inizio di una cavalcata finalmente trionfale ed è stato invece l'epilogo della stagione a metà dell'Armani: enorme potenzialità rimasta inespressa, qualità tecnica raramente avvertita appieno, guida strategica probabilmente inascoltata e inapplicata perché è impossibile pensare ad un Sergio Scariolo improvvisamente imborghesito e rimasto privo di risorse.

Daniel Hackett ha trovato praterie lungo le quali cavalcare pressoché indisturbato tra le belle statuine milanesi per una delle migliori partite della sua ancora giovane carriera prendendo in pugno squadra e ritmo del match, costruendo e concludendo, battendo sicuramente Gentile nel duello che si è spesso ingaggiato durante la gara. Ha trovato in Moss e nel Sanikidze degli ultimi minuti due spalle preziose, ha fatto dimenticare la presenza di Brown che ha dovuto inventare un paio di lussuosi preziosismi stilistici per far sapere che in campo c'era anche lui.

Bravissimo Hackett, ma altrettanto bravo Luca Banchi che ha traghettato la squadra per tutta la stagione verso traguardi importanti e posizioni comunque prestigiose nel campionato non ancora concluso e nella stessa Euroleague, unica italiana ad approdare alla Top 16 mancando con lo sfortunato finale un epilogo ancora più brillante.

Addio Milano, dunque, e vedremo nelle prossime settimane, metabolizzata la profonda delusione, se Armani insisterà con la politica degli iperingaggi (rapportati a quella che è ormai la media italiana) di superpersonaggi (da verificare sul campo) rivoluzionando una volta di più (ma stavolta è d'obbligo) la squadra puntando su un grande allenatore (Pianigiani? Obradovic? Djordjevic?), oppure se sceglierà una via più prudente preferendo consolidare piuttosto che creare dopo aver preso atto di quanto il mondo dello sport sia più duro per competitività e più difficile per lettura e comunque assai meno prevedibile di quello della moda. Tra l'altro, l'eliminazione di Milano spegne la speranza (peraltro assai tenue) che era nata martedì sera di una sfida scudetto con Roma a trent'anni dalla precedente. Le due squadre avrebbero dovuto comunque superare le insidie della semifinale: sarebbe comunque stato il colpo di scena mediatico che avrebbe fatto riversare nuovamente sul basket l'interesse del grande pubblico.

Tutto questo ormai appartiene al passato per quanto riguarda i risultati, al futuro per quanto si riferisce alle politiche di rinnovamento. Il presente invece ci propone la doppia sfida di semifinale: Varese-Siena (rivincita della Coppa Italia) e Roma-Cantù senza che, fino a ieri in tarda serata, la Lega abbia risolto il problema di domenica prossima quando gara2 al Palazzetto sarà concomitante con il derby di Coppa Italia tra Lazio e Roma all'Olimpico nella giornata di elezioni del nuovo sindaco della Capitale. Il pronostico è comunque aperto, anche se Varese potrebbe sfruttare la maggiore freschezza (o la minore stanchezza) e Roma trovare vantaggio dall'apporto di un pubblico che è finalmente tornato ad apprezzare la pallacanestro e a sostenere la sua squadra