Avellino spera nei playoff, Tucci: "Decisiva la sfida con Venezia''

"Credo che il match contro Venezia sia decisivo. Il mio passo indietro è stato per il bene della società. Johnson è l'arma in più per il finale di campionato"
25.04.2013 13:30 di  Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
Avellino spera nei playoff, Tucci: "Decisiva la sfida con Venezia''

Due gare ed un nuovo, insperato, obiettivo: quello dei play-off. La Sidigas, rinfrancata dalla vittoria nel derby di Caserta fa i conti con la propria voglia di stupire ancora e con le combinazioni del calendario. Nella rinascita dei lupi anche un protagonista silenzioso, timoniere in una delle fasi più buie della stagione. Gianluca Tucci, rompe il silenzio, svelando i passaggi fondamentali di settimane difficili che hanno gettato le basi alla rinascita degli ultimi due mesi.

Come è riuscito a gestire il ritorno nel ruolo di assistente?
"C'era bisogno di una scossa. Eravamo troppo fermi sul mercato. Avevamo cercato il play in lungo ed in largo, ma senza trovare l'uomo in grado di fare la differenza. I colpi di Ivanov e Dean, seppur importanti, non erano sufficienti. Ci mancava la mente. La pista di Lakovic era già in fieri. L'ho caldeggiata a Nevola non appena abbiamo avuto notizia di questa possibilità. Purtroppo in quella fase il giocatore non si era ancora liberato. La mia decisione è stato un passo obbligato, maturato di concerto con la società. In quel momento non ho voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Era importante che si sedassero le polemiche in un ambiente che accusava la squadra di scarso impegno. In realtà, come si è visto, era solo una squadra costruita malissimo che mancava di una guida in mezzo al campo. Quando poi è arrivata, si sono concretizzate anche la crescite di Ivanov e Dean che erano già nell'aria. Per me non è stato un problema. Insieme a Gianluca de Gennaro abbiamo illustrato le criticità a Cesare. Pancotto è un allenatore di esperienza con le idee molto chiare. C'era un problema di fiducia in alcuni giocatori come Richardson, Dragovic e lo stesso Dean. Problemi legati alla mancanza di un elemento che sapesse servire nel momento e nel modo giusto i compagni, che sapesse guidare l'intensità di un allenamento e che sapesse prendere i tiri che contavano. L'immagine emblematica di quei mesi è stata la corsa negli spogliatoi di Richardson dopo aver sbagliato il tiro della vittoria nel derby contro Caserta. C'erano poi giocatori fuori forma e fuori ruolo. Non si è mai pervenuto ad un reale accordo economico con Hardy ed il giocatore ha conseguentemente palesato scarsa motivazione. Ho parlato a lungo con Shakur provando a convincerlo, senza successo, che sarebbe stato più funzionale alla squadra in un ruolo diverso da quello di play. A quel punto, con l'arrivo di Lakovic ed Hunter, la squadra ha assunto una fisionomia molto più tradizionale. Si sono sistemate gerarchie e ruoli. Ma c'è stato un grandissimo passo avanti anche da parte della società. Una presenza più costante dal punto di vista della presenza personale che ha fatto sentire la squadra maggiormente coinvolta nel progetto. E' un aspetto che è mancato in avvio allorquando la proprietà si è dovuta interessare di altre problematiche. Ci siamo ricompattati un po' tutti".

Il rammarico resta?
"L'allenatore deve essere fortunato nell'avere la possibilità di partire dall'inizio. Io ho ereditato una squadra al cui interno c'erano dei malcontenti, alcuni dei quali talvolta affiorano anche adesso. Non è una situazione ideale neanche per Cesare. Certo che con una squadra rinnovata e con un campione come Lakovic non sarebbe stato difficile vincere i match contro Caserta e Pesaro. Ma era una squadra da rifondare e non era una situazione ideale per me. Sinceramente non era nelle mie intenzioni ricoprire il ruolo di head coach quest'anno. Poteva essere un obiettivo per il futuro. E' una situazione a cui ambisco professionalmente, magari anche in un altro contesto, fermo restando che ad Avellino mi trovo bene. Qui ho sposato un progetto di crescita che sarei contento di continuare al di là del ruolo. L'importante è la programmazione. Avellino è una piazza in crescita. Io credo di esserlo come allenatore ed insieme si può ancora fare tanto. Sono soddisfatto per aver dato il mio contributo nei passaggi decisivi della ricostruzione: nella scelta di Ivanov, nel ritorno di Dean, così come sono stato il primo a pressare Antonello Nevola per l'arrivo di Lakovic. La presenza di Lakovic e Dean fornisce un altro tipo di impronta mentale e professionale al lavoro. A questo proposito l'allontanamento di Ebi che non era condiviso da tutti è stato un altro momento che ha portato i suoi effetti: è stato decisivo per la rinascita di Richardson, suo "compagno di merende" e distratto dalla sua presenza".
L' ambiente è incline ad esaltare giocatori di sistema come Hunter e Brown, ad essere giustamente indulgente con giovani come Biligha, ma forse è eccessivamente critico nei confronti di Johnson...
"Linton è un giocatore di grande energia che ha bisogno di stare bene fisicamente per dare il massimo. Lui ha dato e da il meglio in tre situazioni che dipendono dalla sua condizione fisica: la transizione, il pick and roll con passaggi al ferro ed i rimbalzi d'attacco. Forse non tutti sanno che per due mesi ha convissuto con un problema alla spalla di cartilagine che ha risolto con una cura particolare. Ha pagato la mancanza di un play che sapesse servirlo, che avesse ritmo e tiro da fuori in modo da innescare gli aiuti sul pick and roll necessari per liberarlo sotto canestro. L'ambiente poi ha scaricato la tensione sugli elementi più rappresentativi come Spinelli, Dean e Johnson. L'infortunio e la presenza di Brown nella serie positiva ha fatto il resto. Brown e Johnson sono giocatori diversi entrambi utili con le loro peculiarità. Anche la squadra deve abituarsi ad un giocatore diverso che magari porta un blocco in meno ma fa uno sprint in più. Non è un caso che a Caserta un paio di assist per lui siano arrivati da un giocatore come Dean che lo conosce bene. E non è detto che in queste due settimane non si riesca a crescere proprio grazie alla sua presenza".
Arriva Venezia.

All'andata coincise con il momento più felice della sua gestione. Quali le insidie? "Giocammo una gara strepitosa condita dalla migliore prestazione stagionale di Spinelli. Bisognerà contenere i mismatch sul perimetro a favore di Diawara, non soffrire l'atipicità dei lunghi come Szewczyk ed Hubalek, facendo pesare la nostra maggiore fisicità sotto canestro. Sarà importante togliere ritmo e possessi ad una squadra brillante in attacco come quella veneta".


Nel caso di un successo su Venezia, in che modo pensa che Varese interpreterà il ruolo di arbitro dell'ottavo posto?
"Non credo a giochini particolari. In caso di sconfitta nell'ultima giornata, Varese lascerebbe uno strascico psicologico a favore di Venezia che l'ha già battuta all'andata. Non penso che una formazione che punta al titolo possa avere paura di Avellino. Del resto dopo aver battuto Caserta, se vincessimo con Venezia, meriteremmo l'accesso ai play-off".