Nel ricordo di Angelo Rovati, non uno qualunque...

Nel ricordo di Angelo Rovati, non uno qualunque...

(Mario Arceri) - Una notizia terribile. Rientro in albergo, accendo il pc per abitudine, per vedere se Bersani si è dimesso davvero, se potrà mai finire il suicidio del partito democratico, se il Paese riuscirà finalmente domani a venire fuori dall'allucinante spirale che offre sempre maggiori spunti a Beppe Grillo e ai suoi fans, e mi imbatto invece in una notizia brutta, che non avrei mai voluto leggere.

Se ne è andato anche Angelo Rovati. A cena, con Massimo Cilli, ne avevamo parlato a lungo...

rievocando il calvario del Banco di Roma, pardon: della Virtus Roma, dopo lo scudetto dell'83 che la squadra dell'epoca sta festeggiando proprio in queste ore all'Eur mentre io e Massimo ragioniamo di cazzate (termine velico), del tamponamento di New Zealand a Luna Rossa, dello stupendo scenario naturale del Golfo di Napoli per le World Series dell'America's Cup.

Per qualche giorno lontani dal basket, dopo aver vissuto intensamente quella splendida avventura di trent'anni fa, da protagonista o da narratore, anche in una settimana di vela spinta, tra olimpionici come Rosolino e Sensini in visita al Villaggio e all'area tecnica dell'ACWS di Napoli, il pensiero torna sempre ai canestri, rievocando fatti e personaggi, figure ormai mitiche, retroscena mai svelati a suo tempo e che ora non fanno più male, strappando al massimo un sorriso.

E poi quello che è successo dopo. Che fu Rovati a convincere Gardini a rilevare dal Banco di Roma squadra e titolo, ma anche che fu Rovati, tre anni dopo, a togliere le castagne dal fuoco al gruppo Ferruzzi quando, sotto la pressione di Tangentopoli e delle iniziative giudiziarie del pool di Milano, decise di abbandonare il basket e le follie ad esso collegate.

Angelo Rovati, anzi Angelone per le più che rispettabili dimensioni, era stato un ottimo giocatore e poi era rimasto strettamente legato al nostro mondo, Era stato anche presidente di Lega. A Roma, per rimettere i conti a posto e uscire con il minor danno possibile risanando la società, aveva dovuto usare il pugno di ferro, corazzandosi il cuore e utilizzando quintali di carta bollata. Ma aveva salvato la Virtus Roma, consegnandola in condizioni discrete a Corbelli nello scambio con Forlì.

Del basket romano, dunque, Angelo era stato un protagonista importante se non decisivo, evitando che fallisse. Del basket nazionale era stato un interprete altrettanto importante, prima da giocatore poi da dirigente. Da almeno tre lustri aveva però voltato le spalle alla pallacanestro, imponendosi come imprenditore, sposando Chiara Boni, finendo con il diventare uno dei più stretti consiglieri di Romano Prodi.

Un personaggio dunque di grande spessore, a volte discusso e discutibile, ma comunque animato sempre da una grande passione e dalla convinzione della giustezza delle proprie azioni. Venne fatto fuori dalla politica sette anni fa per un dossier su Telecom (la riorganizzazione della società) che doveva rimanere confidenziale e che fu invece pubblicato e pubblicizzato, a dimostrazione che la politica per lui era poco più di un hobby se era caduto vittima dei trabocchetti e delle congiure propri dei palazzi del potere.

E invece era una persona onesta, perfino ingenua, che credeva di potersi fidare, soprattutto degli amici.

Se ne è andato - o almeno la sua scomparsa è stata annunciata, da Gianfranco Rotondi - a poche ore di distanza dalla bocciatura di Romano Prodi al Quirinale, un altro, nuovo avvilente episodio che contribuisce ad avvitare il Pd in una crisi sempre più profonda, allontanandolo forse irreparabilmente dalla sua base.

Se Prodi fosse stato (o sarà) eletto avrebbe desiderato la vicinanza e i consigli del suo fedele amico di sempre, che veniva dal basket, sport amato da Romano (e dai suoi figli) quasi quanto il ciclismo: lo ricordiamo nel 1997 a Barcellona venire a far visita e poi ad assistere alle partite della Nazionale di Messina che vinse la medaglia d'argento agli Europei. Del resto da un bolognese, al tempo di una Basket City ancora fieramente vitale e potente, non potevamo attenderci altro.

Angelo Rovati gli è stato sempre vicino: con la delusione e la rabbia per una nuova manipolazione di cui è stato vittima, con Franco Marini prima di lui, Romano Prodi dovrà ricordare questo 19 aprile come il giorno della perdita di uno dei suoi amici più cari e più fedeli. Così come dovremo purtroppo fare anche noi.

Addio Angelo: hai saputo essere duro ed inflessibile, ma in fondo avevi un cuore grande, ed una passione infinita per lo sport degli uomini grandi.